Inaugura la Vienna Biennale 2017. Parla di robot, lavoro e futuro. Il nostro
Apre la Vienna Biennale con il motto “Robots. Work. Our Future”. Ecco come è andato l'opening: tutte le immagini della manifestazione in corso in Austria.
Sono molteplici le domande alle quali i curatori tentano di rispondere attraverso i progetti di questa edizione della Vienna Biennale 2017 dedicata al nostro futuro in relazione ai traguardi dell’intelligenza artificiale. Le macchine, sottolineano, stanno diventando sempre più autonome definendo una nuova relazione con gli esseri umani e l’ambiente. Grandi cambiamenti, ad esempio, sono previsti sul piano del lavoro che nei prossimi 15 anni sarà sempre più automatizzato (in percentuale tra il 30% e il 50%). La mostra How Will We Work?, curata da Gerald Bast e Anab Jain, ci spiega gli scenari che ci attendono e tenta anche di aprire una riflessione comune per costruire un futuro più sostenibile ed equo.
ROBOTICA E LAVORO
Anche la mostra Work it, feel it!, secondo step che si svolge alla Kunsthalle, Karlsplatz, si concentra sul mondo del lavoro. Sintomi quali depressione, stress e malattia sono normalmente considerati e trattati come effetti collaterali di molteplici attività lavorative ma possono essere anche interpretati come resistenza fisica, come sottolinea la curatrice Anne Fauchet. Si tenta di rispondere al quesito: “Quali sono i meccanismi di disciplina e controllo che sono stati applicati alla mente, e soprattutto al corpo, per renderlo uno strumento produttivo efficiente e un pilastro del consumismo?” Gli artisti in mostra analizzano l’assoggettamento del corpo e le strategie di fuga e resistenza, come fa l’italiano Danilo Correale con un video che descrive il sonno come forma di resistenza e di protesta.
HELLO ROBOT!
Al MAK, Museo delle Arti Decorative, main stage della biennale, le mostre Hello, Robot: Design between Human and Machine e Artificial Tears: Singularity & Humanness – A Speculation si interrogano sulla presenza della robotica nella vita di tutti i giorni e sugli scenari futuri.
Amelie Klein, curatrice della mostra Hello, Robot, ha creato una Wunderkammer robotica suddivisa in quattro capitoli “Science and Fiction,” “Programmed for Work,” “Friend and Helper,” “Becoming one” con più di 200 oggetti di arte, design, architettura che puntano i riflettori sul ruolo cruciale del design nella robotica. La curatrice sottolinea come il design gioca un ruolo importante in questa dinamica complessa, essendo sempre stato un mediatore tra umani e macchine così come tra differenti discipline, e cita Carlo Ratti il quale sostiene che tutti gli oggetti del nostro quotidiano possono essere considerati robot se posseggono questi tre elementi: sensori, intelligenza, e attuatori. La mostra “Artificial Tears” si riferisce a un capitolo della storia umana ancora da scrivere. Molti dei racconti utopici o distopici del ventesimo e ventunesimo secolo hanno sviluppato scenari di società modellate dalla tecnologia come strumento di controllo e di sorveglianza. La curatrice Marlies Wirth cita il filosofo Ágnes Heller che scrive all’apertura del suo recente saggio “From Utopia to Dystopia” come: “L’immaginazione è una facoltà mentale unica che fonde le facoltà razionali ed emotive“. E aggiunge, “né pensiero né azione si verificano senza una certa emozione“. Tra utopia e distopia, tra speculazione e analisi, artisti quali Kiki Smith, Sean Raspet e Cécile B. Evans, mostrano ambienti di lavoro del futuro sullo sfondo della loro strumentalizzazione economica e politica.
– Giorgia Losio
Vienna Biennale 2017: Vienna // fino al 1 ottobre 2017
MAK – Österreichisches Museum für angewandte Kunst
Stubenring 5 – 1010 Vienna
Universität für angewandte Kunst Wien – Angewandte Innovation Laboratory
Franz-Josefs-Kai 3 – 1010 Vienna
Kunsthalle Wien Karlsplatz
Treitlstraße 2 – 1040 Vienna
Az W – Architekturzentrum Wien (Nordbahnhof)
Nordbahn-Halle beim Wasserturm, Ecke Leystraße/Taborstraße – 1020 Vienna
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