Antonio Ratti, grande mecenate. Una mostra a Palazzo Te a Mantova lo celebra
Dal 1 ottobre 2017 la mostra “Il tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate” celebra la figura di uno dei più noti imprenditori e mecenati italiani. Curata da Lorenzo Benedetti, Annie Ratti e Maddalena Terragni, la mostra nasce dalla collaborazione tra il Museo Civico di Palazzo Te e la Fondazione Antonio Ratti.
“Antonio Ratti adorava gli artisti e la loro compagnia”, rimarca Annie Ratti, artista e presidente Fondazione Antonio Ratti (FAR), una delle più importanti fucine di giovani artisti nel nord Italia. “Quando sono subentrata nel Corso Superiore di Arti Visive, ora CSAV-Artists Research Laboratory, il primo artista invitato fu Joseph Kosuth, per il quale mio padre stesso scrisse un testo. Ogni artista che è stato ospite qui provocava in lui grande fascinazione, perché era un mondo che desiderava e che, a volte, non conosceva, che doveva scoprire. I linguaggi dell’arte contemporanea appaiono talvolta diversi e incomprensibili, estranei, credo fosse questo motore, questa energia a spingerlo, a metterlo in cerca. La sua dedizione all’arte moderna era profonda, mentre io, che sono un’ artista, rappresentavo un nuovo punto di condivisione della conoscenza sulla contemporaneità. Attraverso di me, mio padre si è spinto ad investigare momenti di processualità molto interessanti, arrivando a costituire un mondo da cui lui attingeva e si ispirava, amandolo, perché riusciva a sentirlo e a capirlo allo stesso modo, fin dall’interno”. Con queste parole Annie Ratti ricorda la figura di un mecenate, di un padre e un grande imprenditore italiano che, “ha saputo rinsaldare la cultura d’impresa e la cultura umanistica”, come ha ricordato Stefano Baia Curioni, Presidente Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, “rendendo splendente il suo essere artefice, il suo saper fare”.
UNA COLLABORAZIONE TRA PALAZZO TE E FONDAZIONE RATTI
Alla Fondazione Ratti di Como, in presenza del Sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, è stato dato l’annuncio ufficiale: il primo giorno di ottobre, Palazzo Te, attraverso Il tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate, inaugurerà un ritratto esteso dedicato ad un personaggio unico, che investendo nella formazione delle risorse umane e nella valorizzazione del tessuto come arte, ha saputo dare risalto alla qualità dei suoi prodotti tessili. Un dialogo con le sale monumentali del palazzo mantovano che aprirà anche gli spazi espositivi delle Fruttiere. Nata nel 1985, dal desiderio del suo creatore e ispiratore Antonio Ratti, la fondazione che oggi porta il suo nome mette insieme sapienza artigianale e promozione di iniziative, ricerche e operazioni di carattere artistico con una attenzione particolare per l’arte contemporanea. Molti sono i curatori, i critici, i teorici e gli artisti che hanno collaborato a vari livelli con la Fondazione, così come molti sono gli eventi, le mostre e le conferenze organizzate e promosse in questi anni, anche in collaborazione con altre istituzioni. Lo CSAV – Artists Research Laboratory, ex Corso Superiore di Arti Visive, è al centro delle attività della fondazione: sono circa 20 i giovani artisti che, selezionati da una giuria, ogni anno risiedono a Como per circa 3/4 settimane a fianco di un artista invitato e con critici e curatori che partecipano all’iniziativa.
LA MOSTRA A MANTOVA
Grazie al contributo dell’architetto Philippe Rahm, la mostra racconta il tessuto nelle sue varie forme: dalla ricca collezione di reperti antichi della Fondazione Antonio Ratti (FAR) ai grandi archivi dell’azienda Ratti; sarà possibile fare un’esperienza tattile delle diverse stoffe messe a disposizione del visitatore su una pedana centrale che attraversa lo spazio delle Fruttiere restituendo un’idea sinestetica del tessuto. La produzione dell’azienda è presentata al pubblico con un allestimento di grande suggestione, che si rifà a quello di due grandi mostre “Ratti & Paisley: cultura del cachemire” (1986, Fashion Institute, New York) e “Ratti & Paisley” (1988, Bunka Fashion College, Tokyo). Ai preziosi manufatti si collega l’opera di Luigi Ontani: un disegno ad acquarello stampato su cotone, la cui ristampa realizzata dalla Ratti S.p.A., ripropone il progetto nato dalla collaborazione tra l’artista e l’azienda negli anni ’90.
LA FIGURA DI RATTI
“Antonio Ratti era un collezionista atipico d’arte contemporanea” racconta il curatore Lorenzo Benedetti. “Non voleva possedere opere d’arte, ma assorbiva, viveva in prima persona i momenti che gli artisti passavano a trasmettere metodi e conoscenza, applicandoli. L’invito di ogni artista era per lui un momento preciso e in mostra sono state scelte una ventina di opere che si legano a temi intrinsechi al percorso come economia, tessuto. Verrà illustrata l’intera attività di Antonio Ratti, come è nata e le attività culturali pre-esistenti alla Fondazione, attraverso anche documenti di laboratori di Carmelo Bene. Fra gli altri, saranno esposti artisti come Yona Friedman, come Mullican e Haacke, ci sarà uno specchio di Richter, ci sarà una grossa installazione di Paolini e una parte dedicata a video, fra gli altri, di Jonas e Durham. La sua collezione era funzionale a rappresentare un valore per la produzione di estetica. Antonio Ratti credeva molto alla trasmissione percettiva della conoscenza, nello scambio di informazioni, nel gruppo, componenti che potevano accrescere gli aspetti evoluzionistici e antropologici dell’uomo e dell’azienda. L’arte contemporanea è presente in mostra con opere di artisti coinvolti nei diversi decenni nelle numerose attività culturali della Fondazione, tra questi alcuni artisti invitati a condurre e a partecipare alle passate edizioni del workshop CSAV-Artists Research Laboratory tra cui: John Armleder, Julia Brown, Mario Garcia Torres, Melanie Gilligam, Renée Green, Diego Perrone e Yvonne Rainer. Negli spazi esterni di Palazzo Te sono presenti importanti installazioni di artisti come Richard Nonas, Melanie Gilligam e Liliana Moro. Attraverso aree differenti create dall’allestimento (che prevedrà una pedana di 28 metri, lungo la quale si potranno accarezzare, toccare decine di diversi tessuti) verrà inoltre rievocata la storia di importanti progetti espositivi e museali, realizzando diverse mostre sul tessuto e la sua storia. Nel 1995, infatti, in maniera assoluta e preconizzatrice, Antonio Ratti sostiene economicamente la nascita di uno dei primi centri specializzati nella ricerca e nel restauro del tessile al Metropolitan Museum di New York: l’Antonio Ratti Textile Center.
– Ginevra Bria
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati