Paola Di Bello – Marge e altri paesaggi
La mostra, realizzata dal Comune di Livorno in collaborazione dell’Associazione culturale Blob ART e la Fondazione Livorno, celebra la ricerca artistica di Paola Di Bello, vincitrice del Combat Prize 2016 premio speciale “Fattori Contemporaneo” con l’opera intitolata Marge de la Photographie.
Comunicato stampa
La mostra, realizzata dal Comune di Livorno in collaborazione dell’Associazione culturale Blob ART e la Fondazione Livorno, celebra la ricerca artistica di Paola Di Bello, vincitrice del Combat Prize 2016 premio speciale “Fattori Contemporaneo” con l’opera intitolata Marge de la Photographie.
La ricerca artistica di Paola Di Bello ben rappresenta le traiettorie che la fotografia europea ha intrapreso negli ultimi trent’anni, indirizzando i propri interessi nei confronti di modalità operative variegate, frutto dell’ibridazione tra la vocazione concettuale ereditata dalle generazioni precedenti e l’indagine sociale che vede l’uomo e il paesaggio al centro dei propri interessi.
Negli anni Novanta si fa strada negli interessi di Paola Di Bello l’indagine dell’uomo contemporaneo come produttore di segni capaci di delineare i propri caratteri dominanti. Lo specifico punto di vista della fotografia e delle immagini video, quindi la differenza percettiva tra questi due linguaggi, è al centro di Video-Stadio (1997), Espèce d’Espace (2001), Il grande Piccolo (2004) e Le dodici fatiche di Marwa (2005), quattro opere video presenti in mostra che indagano l’ambiguità del reale. Con questi lavori Di Bello introduce nella sua produzione l’utilizzo dell’immagine in movimento, che si rivelerà necessaria a mostrare la magia contenuta nei soggetti apparentemente più banali.
Un’ampia serie fotografica allestita al Museo fattori è Concrete Island (1996- 2001), mobili e complementi d’arredo abbandonati ai bordi delle strade, fotografati dall’autrice in modo tale da riassumere la posizione d’origine, capovolgendo piuttosto il paesaggio realizzata dal Comune di Livorno in collaborazione dell’Associazione culturale Blob ART e la Fondazione Livorno. Un’azione destabilizzante che Di Bello adotta anche in altre opere. L’artista utilizza la fotografia per vedere la realtà in modo differente rispetto a quanto i nostri occhi sono in grado di fare senza l’ausilio della macchina.
L’indagine sul paesaggio, tema caro alla fotografia italiana, non tarda ad arrivare nell’opera di Paola Di Bello. In Fuoricampo (1997) è l’osservazione dei luoghi a farla da padrone, sempre guardati dall’autrice mediante una sorta di automatismo che si autoimpone. Anziché sentirsi libera di fotografare la porzione di spazio a lei più congeniale, Di Bello sceglie di guardare il paesaggio periferico della sua città natale, Napoli, tramite l’inquadratura offertagli dalle porte dei campetti da calcio più o meno improvvisati che si trovano nell’hinterland della città.
È invece degli anni Duemila l’opera vincitrice del Combat Prize 2016, dove un’attenta indagine dei luoghi va a braccetto a interessanti conclusioni linguistiche rispetto alla fotografia e al suo particolare regime percettivo. Nella serie fotografica Marge de la Photographie (2002-2016), il paesaggio continua a funzionare come tale, anche quando viene utilizzato soltanto il margine superiore e quello inferiore dell’immagine. L’occhio continua a vede un paesaggio anche laddove è presente solamente un collage di due superfici accostate più o meno casualmente.
La mostra è accompagnata da un catalogo monografico: Paola Di Bello. Marge e altri paesaggi, a cura di Luca Panaro.