A Loreto Aprutino inaugura un’installazione sonora “agreste” di Alvin Curran per No man’s land
La cornice è quella del suggestivo panorama della località Contrada Rotacesta di Loreto Aprutino, Pescara, che l’anno scorso ha visto nascere il progetto “No man’s Land”, su ettari di terreno completamente donati e dedicati all’arte. La galleria senza muri ospita “Pian de pian piano” di Alvin Curran
A Loreto Aprutino, su un terreno donato da Mario Pieroni, fondatore di RAM – Radio Arte Mobile e di Zerynthia, tra i protagonisti più attivi dell’arte sonora, nel 2016 ha inaugurato l’iniziativa No man’s land con la più grande installazione di Yona Friedman in collaborazione con Jean-Baptiste Decavèle. Nel 2017 la “galleria senza muri” nella campagna abruzzese, si è arricchita di una nuova opera site specific, Pian de pian piano, di Alvin Curran. “Democratic, irreverent and traditionally experimental”, come egli stesso si definisce, è stato allievo di Elliott Carter e interlocutore attivo del discorso artistico che porta la firma del Beat ‘72 e della Galleria L’Attico di Roma. Il compositore, americano d’origine e italiano d’adozione, ha rimodulato il concetto minimalismo utilizzando la sperimentazione elettronica come linguaggio poetico.
L’INSTALLAZIONE: UN PIANOFORTE IN APERTA CAMPAGNA
Ai sassi bianchi di fiume, alle 1.000 canne di bambù e ai 200 alberi di noce intagliati, ora si unisce Pian de pian piano l’installazione sonora/visiva a cura di Zerynthia Associazione per l’Arte Contemporanea OdV ideata appositamente per entrare a far parte integrante di No Man’s Land, di cui si occupa la ormai riconosciuta Fondazione omonima. Un pianoforte a coda giace, come caduto dal cielo, in mezzo ad un bosco e suona un motivo generato meccanicamente. Lo strumento si sostiene su uno solo dei suoi piedi originari mentre il resto degli appoggi sono grosse pietre chiare, che, sebbene in obliquità, lo tengono sollevato da terra. Questa, come le installazioni che l’hanno preceduta è stata completamente donata all’ambiente, che ne farà quello che crederà. Se ne prenderà cura? La distruggerà? Il progetto è quello di visionare di anno in anno l’azione che il tempo compirà sull’oggetto. Curran da parte sua non è conservatore, non si pone a controllore, ma si comporta come un curioso esploratore dell’intervento della natura. A testimonianza di ciò, pone sullo sgabello (un altro sasso) del musicista potenziale, un piccone, come a voler provocatoriamente avvantaggiare l’azione distruttiva, regalando un mezzo per iniziare il lavoro di ri-creazione della Cosa. Ecco le immagini del progetto.
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