Un altro caso di violazione del diritto d’autore. Sollevato a Milano dall’artista Giacomo Sparasci

Dopo la contesa Isgrò-Roger Waters, il Tribunale di Milano affronta un altro caso di violazione del diritto d’autore. Al centro, lo scultore Giacomo Sparasci, in un contenzioso con l’azienda Coven srl.

Ha fatto molto discutere la decisione del Tribunale di Milano che ha accolto l’istanza di Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937), residente a Milano campione della Poesia Visiva e famoso per le sue cancellature, che ha citato Roger Waters, uno dei musicisti più famosi e stimati al mondo, leader dei Pink Floyd. Il 2 giugno è uscito, infatti, per la Sony il suo nuovo disco Is the Life We really Want?, con una copertina che ricorda moltissimo le opere del maestro siciliano. L’immagine simbolo dell’album, infatti, che compare anche nell’area download dei formati digitali e nei vinili, rappresenta la pagina di un libro parzialmente cancellata con vigorosi segni neri, come nelle famose opere dell’artista concettuale, incluse nella nota e longeva serie Le cancellature. Il Tribunale di Milano avrebbe disposto di bloccare le vendite dell’album, una penale di 100 euro per ogni violazione della sentenza e la pubblicazione a caratteri doppi del normale su due edizioni de Il Corriere della Sera e La Repubblica. Ma non è il solo caso di violazione di diritto d’autore che ha recentemente interessato il Tribunale di Milano.

IL CASO SPARASCI

Lo scultore e designer Giacomo Sparasci (Lecce, 23 ottobre 1956), fondatore dello studio lombardo, Il Giardino delle Acque (a Zibido San Giacomo), si è recentemente rivolto al Tribunale di Milano per lamentare come la realizzazione e l’istallazione di una scultura nel Comune di Casorezzo, in provincia di Milano, costituisse violazione dei propri diritti morali e patrimoniali d’autore.  L’artista ha esposto al Tribunale come, ormai da alcuni anni, si avvalesse della Coven S.r.l., società specializzata nel trattamento dell’omonimo tipo di acciaio, per la realizzazione delle proprie opere con tale materiale, e come recentemente quest’ultima gli avesse proposto la realizzazione di un’opera ispirata ad una sua precedente realizzazione (dal titolo “Memoria dell’acqua”) destinata ad essere posizionata in una delle rotatorie del comune di Casorezzo. Valutata favorevolmente la proposta, lo scultore avrebbe quindi realizzato i primi bozzetti e disegni per la scultura, ma in seguito alla scoperta della realizzazione di alcune parti della propria opera, senza il suo consenso, ha interrotto i lavori, salvo poi scoprire che una copia integrale del progetto era stato realizzato dalla società sulla base dei suoi disegni e posto in uno slargo del Comune lombardo.

Emilio Isgrò

Emilio Isgrò

IL GIUDIZIO DEL TRIBUNALE DI MILANO

La società si costituiva in giudizio affermando che la scultura fosse stata invece progettata da un proprio dipendente e realizzata “senza alcun apporto da parte del sig. Sparasci” e che, in ogni caso, tale opera presenterebbe caratteristiche di originalità e novità che non la renderebbero paragonabile all’arte dello Sparasci. All’esito del giudizio di primo grado, il Tribunale, nella sentenza n. 7480/2017 depositata nel mese di luglio, ha riconosciute fondate le pretese dello scultore, rilevando come il “sig. Sparasci possa essere considerato a pieno titolo un “artista”, le cui opere sono connotate da un linguaggio formale che mostra “elementi compositivi ricorrenti, che fanno dell’insieme delle opere dell’artista un complesso ben individuabile e assolutamente originale nel panorama della scultura contemporanea” e ha accertato come l’opera contestata “costituisca un plagio delle opere dell’attore, presentando quella medesima individualità rappresentativa che connota il repertorio dell’artista”. Su tali basi, la Corte ha condannato la società e il Comune di Casorezzo a rimuovere e distruggere la scultura, a restituire a Giacomo Sparasci i propri disegni e bozzetti ancora detenuti dalla società, e a rifondere allo scultore il danno morale patito per tale plagio, oltre alla pubblicazione del dispositivo sulla stampa locale. Tuttavia, non sono ancora scaduti i termini per l’appello e la decisione di primo grado potrebbe essere modificata all’esito del giudizio di secondo grado.
– Gilberto Cavagna di Gualdana

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Gilberto Cavagna di Gualdana

Gilberto Cavagna di Gualdana

Avvocato cassazionista specializzato in diritto della proprietà industriale e intellettuale, con particolare attenzione al diritto dell’arte e dei beni culturali. Già consulente legale di Expo 2015 S.p.A., prima di fondare BIPART, studio legale italiano specializzato in diritto della proprietà intellettuale…

Scopri di più