Phaédo Studios da Anversa alla Cina
Infrangere un sistema, liberare la creatività dalle regole del mercato per seguire la propria ricerca artistica, tornando all'essenza delle cose. Questa è il concetto alla base dell’installazione di Phaédo Studios “From Things to Form”, presentata negli spazi della Triennale di Milano lo scorso marzo, durante la settimana della moda donna.
Il designer Zhuzhu è stato il primo cinese ammesso alla prestigiosa scuola di Anversa. La Royal Academy of Fine Arts è conosciuta in tutto il modo per aver formato i “Sei di Anversa” –Dries Van Noten, Dirk Bikkembergs, Ann Demeulemeester, Walter Van Beirendonck, Marina Yee e Dries Van Saene –, designer che hanno rivoluzionato il concetto stesso di moda. L’ondata di rottura belga è poi continuata con la seconda generazione di creativi: Haider Ackermann, Olivier Theyskens, Kris Van Assche e Raf Simons. Ed è proprio in questo universo che il giovane artista cinese si è formato, prima di ritornare in patria, dove ha aperto il suo atelier con il nome di Phaédo Studios.
Il suo lavoro è una continua ricerca dell’energia sprigionata da oggetti di uso quotidiano per trasformarla in sorprendenti creazioni, attraverso un processo cognitivo ed emozionale che muta e nobilita materiali semplici e naturali: la carta della tradizione cinese, ma anche la seta, il cotone e la terra. Un approccio scientifico che studia, osserva, prova e va in profondità di ogni cosa. Una sapiente lavorazione manuale è l’unico metodo concepito da Zhuzhu e dal suo team, che da tre anni si dedica alla nascita di una collezione che abbraccia tutti gli aspetti della vita: la natura, il tempo e il suo passaggio su tessuti e colori.
L’emozionante installazione in Triennale ha raccontato questo grande lavoro di ricerca, la sua idea di moda pura e materica che procede per archetipi, visioni ed emozioni.
Una sapiente lavorazione manuale è l’unico metodo concepito da Zhuzhu e dal suo team
I mattoni composti da amido di riso, olio e argilla impiegati per i pavimenti nelle tradizionali case cinesi diventano segni forti e ripetitivi, raccontano della cultura cinese, della sua ossessività e ripetizione, ricordano certi lavori di Ai Weiwei. Un labirinto in cui ritrovare indizi in fango, terra e carta invecchiata portano alla scoperta di abiti fatti di sete e cotoni impalpabili tinti a mano come tele, elementi naturali in trasformazione.
From Things to Form è stato il debutto di questo artista complesso e visionario, che vede la moda come l’unione tra Est e Ovest, femminilità e contemporaneità, con tessuti, colori e forme adatti a ogni età e a ogni tipo di donna. Una ricerca artistica che non conosce limiti e confini.
– Alessio de’ Navasques
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #36
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