La Biennale di Venezia è un appuntamento importante anche per le case editrici, che – nella messe di mostre ed eventi collaterali – trovano rilevanti opportunità sia economiche che creative: commesse spesso generose, elevato numero di copie, possibilità di lavorare su prodotti non standard. Come si può immaginare, una situazione del genere si presterebbe non soltanto a una competizione su scala globale, ma anche al consolidamento di posizioni oligopolistiche. Ma questo non significa che tutto vada come previsto.
Una prima conferma arriva dal catalogo principe, quello della Biennale, quest’anno diretta da Christine Macel col titolo Viva Arte Viva. Come d’altronde è avvenuto in mostra, nemmeno dal punto di vista editoriale ci sono particolari guizzi: doppio volume d’ordinanza (uno per la mostra, l’altro per i padiglioni e gli eventi collaterali), confezionamento pulito e ordinato. A stamparlo, come avviene da diversi anni, è il veneziano Marsilio (pagg. 588+256, € 85). Da segnalare però il testo della Macel: per le ragioni che abbiamo spiegato altrove, non sono le solite tre paginette, ma un bel saggio di una quindicina di cartelle.
Discorso simile vale per il catalogo del Padiglione Italia curato da Cecilia Alemani: l’editore resta Marsilio (pagg. 280, € 35), ma in questo caso la cura grafica è più autoriale e porta la firma dei milanesi Leftloft. Altro colpo messo a segno da Marsilio (insieme a Other Criteria) è il tomone edito in occasione della megakermesse di Damien Hirst a Punta della Dogana e Palazzo Grassi: d’altro canto, se colossale è la mostra, colossale dev’essere anche il catalogo (Treasures from the wreck of the unbelievable, pagg. 416, € 80. Da leggere almeno l’Inventario di Simon Schama, che con humour tutto britannico si presta al raggiro di Hirst).
CUOGHI E GLI ALTRI
Tornando allo straordinario Padiglione Italia, una menzione ulteriore se la guadagna la monografia dedicata a Roberto Cuoghi (Hatje Cantz, pagg. 496, € 58): pur non direttamente collegata alla sua partecipazione a Venezia (si tratta del volume che accompagna la retrospettiva Perla Pollina, 1996-2016 che da Ginevra è transitata a Napoli, e che da metà ottobre sarà alla Kunstverein di Colonia), è il tipico libro che diventa imprescindibile qualora si voglia approfondire la conoscenza e lo studio di un artista. Menzione d’onore per il lungo testo critico di Andrea Bellini, nonché al saggio di Andrea Cortellessa e all’intervista condotta da Andrea Viliani.
Ed è proprio Hatje Cantz – azienda con sede a Berlino e sede produttiva a Stoccarda – a rivestire uno dei ruoli principali in questa competizione editoriale. Sono infatti ben quattro i cataloghi dei padiglioni nazionali che portano la sua firma, a cui si aggiunge la monografia dedicata a Peter Miller in occasione della partecipazione alla mostra internazionale. Padiglioni di un certo peso: Olanda, Portogallo, Austria e Stati Uniti. Notevoli i libri prodotti per gli ultimi due Paesi: nel caso dell’Austria (per dovere di cronaca: il padiglione presenta anche le opere di Brigitte Kowanz), il focus è sui vent’anni delle One Minute Sculptures di Erwin Wurm (pagg. 400, € 49,80), a sottolineare la scelta di pubblicare in questa occasione non meri cataloghi della mostra, ma vere e proprie monografie che possano restare sugli scaffali delle librerie per un tempo assai più lungo. Discorso omologo si può fare per gli Usa: il Baltimore Museum of Art, che quest’anno ha in carico il padiglione, ha optato per un volume che addirittura mette in secondo piano il progetto veneziano, dando spazio preponderante a una saggistica critica che ragiona a 360° sull’opera di Mark Bradford (pagg. 216, € 45).
E i grandi nomi italiani e stranieri? Phaidon e Skira, che fine hanno fatto? La prima è scomparsa totalmente dai radar (d’altro canto, non ha mai avuto una presenza forte in Laguna), mentre la casa editrice milanese resta defilata, producendo però l’ennesimo splendido libro della serie Le stanze del vetro, pubblicati in occasione delle mostre che si tengono alla Fondazione Cini: stavolta si parla della produzione di Ettore Sottsass (pagg. 328, € 28). Da menzionare un altro grande editore, Thames & Hudson, che si aggiudica la cura del volume di Tracey Moffatt per il bel progetto My Horizon presentato al Padiglione Australia (pagg. 116, $ 40): piuttosto priced, ma il libro è di pregio.
DA MOUSSE A PRADA
Chi invece fa il proverbiale botto è Mousse Publishing, che – per parlare soltanto dei padiglioni nazionali – si occupa di Canada, Irlanda, Paesi Nordici, Finlandia, Malta, Emirati Arabi e Iraq. A citarne uno per tutti, la scelta ricade su Geoffrey Farmer per il Canada (pagg. 270, € 40): il design è quello, sempre impeccabile e mai standardizzato, che ormai abbiamo imparato ad apprezzare, mentre i contenuti seguono il trend del libro-oltre-la-mostra, nella fattispecie con duecento disegni complementari al progetto presentato a Venezia.
Nota di chiusura per due volumi che nella vostra biblioteca non possono mancare. Il primo è il catalogo di Intuition (MER, pagg. 418, € 65), la mostra al Museo Fortuny che chiude il lungo ciclo curato da Axel Vervoordt; anzi, potreste cogliere l’occasione per procurarvi i precedenti al bookshop del museo. Il secondo è il “consueto” libro-oggetto edito dalla Fondazione Prada: per la mostra The boat is leaking. The captain lied (2 voll., pagg. 670, € 70) è proposto un mattoncino in cartone scavato al suo interno, che contiene da un lato il catalogo con i testi e le immagini, dall’altro un volume più piccolo con L’ora di Kong. Cronaca della correlazione di Alexander Kluge, foto di Anna Viebrock e copertina di Thomas Demand.
‒ Marco Enrico Giacomelli
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #38
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