Venezia 74: l’Italia non brilla al Lido. Il “lungo” film di Frederik Wiseman racconta la cultura
Sesto giorno alla 74 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. In una giornata triste per il cinema italiano, funestato dalla scomparsa del grande Gastone Moschin, arrivano gli evergreen. E pellicole nostrane che (purtroppo) non brillano.
Al sesto giorno di programmazione, giornata triste per il cinema funestata dalla scomparsa del grande attore italiano Gastone Moschin, l’ultimo protagonista ancora in vita del mitologico Amici Miei, di Mario Monicelli, ecco arrivare due evergreen in perfetto Venezia style: il film di 197 minuti, che va ben oltre lo standard da sala di 120′, e la pellicola giapponese – la Mostra ha una affezione particolare per la produzione del Sol Levante -. Ex Libris, New York Public Library, di Frederik Wiseman è una riflessione sull’importanza della conoscenza e la nobiltà del sapere: la biblioteca intesa come pilastro della democrazia, terzo titolo americano in concorso che lancia un segnale alla presidenza Trump. The Third Murder di Kore-Eda Hirokazu è invece un legal movie che ragiona sul significato di colpa individuale e collettiva, per giungere a considerare la pena di morte un omicidio, che si aggiunge a quello commesso dall’imputato (sceneggiatura di grande levatura, meritevole di essere premiata). Se entrambi i film citati sono pieni di poesia e senso, altrettanto non si può dire dei titoli italiani in concorso visti fino a questo momento. La produzione nostrana è quella che meno sta brillando a Venezia 74: e se il film di Paolo Virzì è un film geriatrico, Una Famiglia di Sebastiano Riso, presentato in mattinata in Sala Darsena, è ginecologico. A rallegrare e pacificare il pubblico ci pensano in chiusura di giornata gli zombie di Thriller, regia di John Landis, da una idea/telefonata di Michael Jackson, restaurato e in versione 3d (con migliorie digitali agli effetti speciali di Rick Baker).
–Mariagrazia Pontorno
MADRI SURROGATE E TRAFFICI ITALIANI
Il film di Sebastiano Riso è dedicato al traffico di bambini da madri surrogate, in Italia! L’autore dice di aver tratto la storia da fatti di cronaca, ma il punto non è se un episodio sia o meno avvenuto, bensì renderlo verosimile. La storia è infatti zeppa di situazioni improbabili che aspirano alla credibilità ma risultano ingenue o scontate: per esempio? Vendere il bambino ai vicini di casa (al Pigneto) o riconoscersi guardandosi negli occhi (a Ostia). Il regista pone l’accento (e l’obiettivo) su particolari che sembrano superflui e pretestuosi, per alimentare una morbosità che comunque non sussiste nonostante i ripetuti tentativi di incuriosire lo spettatore turbandolo. Anche l’uso della macchina da presa tende a virtuosismi poco funzionali alla narrazione, come un lungo piano sequenza che cita Professione reporter ma con esiti ben diversi. La recitazione forzata, enfatica e piena di pause e Micaela Ramazzotti con trucco e parrucco da Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Un vero peccato non poter difendere un film italiano in concorso.
Sala Darsena,
Una Famiglia, di Sebastiano Riso
in concorso
UN LEONE D’ORO PER WISEMAN?
Un Oscar e un Leone d’Oro, entrambi alla carriera, sono il segno del contributo lungo e costante di Frederik Wiseman al cinema. L’autore torna a Venezia dopo due anni dal prestigioso riconoscimento e dopo tre da At Berkeley, opera di circa sei ore dedicata alla omonima Università. Stavolta la durata è dimezzata (tre ore) e il film selezionato è in concorso. L’oggetto di indagine è ancora una volta un aspetto dell’America: la scelta è caduta sulla New York Public Library, vera istituzione- faro della metropoli statunitense e riferimento simbolico per tutta la nazione. Con il suo stile riconoscibilissimo seppure invisibile il grande documentarista ci fa entrare nel cuore della NYPL, mostrandone organizzazione, struttura, disciplina, tutte caratteristiche che hanno fatto grandi gli U.S.A. La sua è infatti una ricognizione puntuale degli spazi, delle attività, delle persone che la frequentano. A voler fare un parallelo con l’arte il suo approccio concettuale si raccorda con le visioni di Andreas Gurnsky e Candida Hofer, un rigore asciutto pieno di stratificazione storica e civiltà. La NYPL, set di film come Ghostbusters ed Harry Potter, non è solo un immenso edificio che ospita libri ma il centro nevralgico della cultura della Grande Mela. Tutti i più grandi scrittori, artisti, musicisti vi tengono dei talk; ma è pure un punto di riferimento per le fasce a rischio, e persino un ritrovo per gli anziani che hanno voglia di incontrarsi e leggere insieme. Il Leone d’Oro viene assegnato per tradizione a bei film forieri di un messaggio forte, quello di Wiseman può essere un valido candidato.
Sala Grande,
Ex Libris, New York Public Library, regia di Frederik Wiseman,
In concorso
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