Gianni Ferrero Merlino
Prima mostra personale in galleria di Gianni Ferrero Merlino. Il progetto nasce dalla volontà di utilizzare le leggi architettoniche come veicolo di contatto con il ricordo, in connessione con il pensiero di Aldo Rossi che osserva la condizione di persona comune come l’unica possibile per costruire.
Comunicato stampa
Giorgio Galotti is thrilled to present the first solo show by Gianni Ferrero Merlino hosted by the gallery.
The entire project arises from the will to use architectural laws as a medium to be in touch with the memory, starting from Aldo Rossi's thinking who observed the private person's condition as the only one useful to create buildings. The series presented in the exhibition is therefore based on a dialogue with the Rossi’s monument to Sandro Pertini (Milan 1988-1990). The work is considered both a theater and a meeting place, consisting of a large staircase ending with a square very similar to a theater stage. The fact that this stage is behind the "public" sitting, makes it a space where thoughts are conveyed, a mystical and almost unreal place where, what has been thought and what has been remembered, they recite together. The architectural work consists of the reiteration of a form, a code, an element that emphasizes the theatrical component. Through these features, Rossi's architectural ideas are clearly manifested, making this construction the starting point for recomposing memory through exercise and repetition.
In the "Project of Villa with Interior" the medium used is the photosensitive material as a recording element, the object of investigation is the memory, here understood as a fragment of a construction. Photographic work therefore becomes only a way to bring back the structural tension of this monument, a reinterpretation stimulating inner constructive action and leading to the discovery of a new condition, invisible to the eyes. As if, by studying and repeating a gesture, the memory could be fixed so permanently that it could be seen in front of itself. The whole set of works are considered to be designed through the lens of the camera, the touch taken by adding or subtracting further geometric shapes into the darkroom, a process that allows the memory to reach the interior to overlap it with reality.
IT
Giorgio Galotti ha il piacere di presentare la prima mostra personale in galleria di Gianni Ferrero Merlino. Il progetto nasce dalla volontà di utilizzare le leggi architettoniche come veicolo di contatto con il ricordo, in connessione con il pensiero di Aldo Rossi che osserva la condizione di persona comune come l’unica possibile per costruire. Il lavoro presentato in mostra si basa quindi sul confronto con un progetto di Rossi: il monumento a Sandro Pertini (Milano 1988-1990). L’opera è considerata sia un teatro sia un luogo d’incontro, composta da un’ampia scalinata che termina con una piazza molto simile ad un palco teatrale. Il fatto che questo palcoscenico sia rivolto alle spalle del “pubblico” seduto, lo fa diventare uno spazio dove si convogliano i pensieri, un luogo mistico e quasi irreale dove, ciò che si è pensato e ciò che si è ricordato, recitano assieme. L’opera architettonica si compone dalla reiterazione di un modulo, di un codice, elemento che sottolinea la componente teatrale. Attraverso queste caratteristiche le idee architettoniche di Rossi si manifestano chiaramente, tali da rendere questa costruzione il punto di partenza per ricomporre la memoria attraverso l’esercizio e la ripetizione.
In “Progetto di Villa con Interno” il mezzo utilizzato è la materia fotosensibile usata come elemento di registrazione, l’oggetto di indagine è la memoria, qui intesa come frammento di una costruzione. Il lavoro fotografico diventa quindi solo un medium per riportare la tensione strutturale di questo monumento, una rilettura che stimola un’azione costruttiva interiore e che porta alla scoperta di una condizione nuova, invisibile agli occhi. Come se, studiando e ripetendo un gesto, si possa fissare il ricordo in modo talmente permanente da visualizzarlo di fronte a sé. L’intera serie di opere sono da considerarsi come dei disegni realizzati attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica, il tocco apportato allo scatto attraverso l’aggiunta o la sottrazione di ulteriori forme geometriche in camera oscura, diviene un processo che permette di raggiungere la memoria dal suo interno per sovrapporla al reale.