Una donna palestinese sulla facciata di una chiesa di Noli in Liguria. È un’opera di Adrian Paci
La facciata della chiesa di San Francesco a Noli, in provincia di Savona, si trasforma nella tela su cui proiettare il volto di Rasha, donna palestinese protagonista del video di Adrian Paci, che qui diventa simbolo del dramma dei migranti e della violenza sulle donne…
“Ho trentacinque anni e sono di origine palestinese”. Così comincia il racconto di Rasha Miech, protagonista di una delle opere più intense di Adrian Paci (Scutari, Albania, 1969). Un frame di quel video, con il volto di Rasha in primo piano, sarà proiettato dal 15 ottobre sulla facciata della chiesa di San Francesco a Noli, in provincia di Savona.
LA RASSEGNA
Il progetto rientra nell’ambito di Considerazioni Intempestive, un ciclo di conversazioni sull’arte contemporanea, realizzato dalla Fondazione Culturale Noli. “Come Fondazione ci occupiamo da tempo di arte contemporanea”, racconta ad Artribune l’architetto Gloria Bovio, direttore della Fondazione “ma solo l’anno scorso abbiamo dato il via alla rassegna ‘Considerazioni Intempestive’ che è alla seconda edizione ma abbiamo già in programma una terza. L’idea è quella di trasformare il format in un festival”. Pur muovendosi sul territorio di Noli, cittadina poco avvezza al contemporaneo, la Fondazione mira sempre più in alto provando a coinvolgere nei suoi progetti nomi di punta dell’arte. Come nel caso di Adrian Paci, l’artista coinvolto nella seconda edizione. “Abbiamo costituito anche un comitato scientifico”, puntualizza Bovio, “formato da persone che si occupano da tempo di contemporaneo come il critico d’arte Francesca Pasini, l’architetto Andrea Canziani, lo storico e critico d’arte Giovanni Agosti e il professor Massimo Recalcati che è anche il presidente della Fondazione”.
L’OPERA DI ADRIAN PACI
La seconda edizione di Considerazioni Intempestive porta a Noli due temi di profonda attualità. Da un lato la questione dei migranti e dall’altro la violenza sulle donne, piaga sociale che non conosce frontiere e latitudini. Sulla facciata della Chiesa di San Francesco, chiesa medievale nel cuore della cittadina, campeggerà fino al 14 gennaio un frame del volto di Rasha, tratto dal video di Adrian Paci, intitolato appunto Rasha, una delle sue opere emotivamente più intense. “Una vera sfida quella di portare il volto di una donna palestinese”, ci dice Gloria Bovio, “sulla facciata di una chiesa che non avremmo potuto vincere senza il supporto della Diocesi di Savona Noli e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Liguria che hanno riconosciuto il grande valore simbolico dell’opera: mettere letteralmente in faccia a tutti una donna vittima di violenza.” E il volto di Rasha diventa così il simbolo di ogni donna che subisce violenza. Non solo un’operazione dall’alto contenuto culturale, ma anche una sperimentazione vera e propria nata dall’innesto tra arte medievale e arte contemporanea. “La Chiesa di San Francesco è una chiesa consacrata”, conclude la Bovio “ma che avrebbe bisogno di un importante restauro. Con questa installazione la chiesa torna a rivivere. Proprio lì, infatti, sulla facciata che sarà dominata dal volto di questa donna palestinese, c’era un tempo un grande dipinto ormai completamente sbiadito”. L’edificio diventa parte integrante dell’opera stessa nel dialogo tra esterno e l’interno in cui sarà proiettato il video di Paci. L’artista albanese dà volto, in senso letterale, all’elaborazione del dolore privato di una tragedia pubblica che si consuma ogni giorno sotto i nostri occhi: la guerra siriana, la violenza, la fuga e la salvezza.
LA STORIA DI RASHA
Rasha non è una donna qualsiasi. Fuggita dalla Cisgiordania da piccola, ha vissuto per anni all’interno di un campo profughi alla periferia di Damasco. Una vita di forti privazioni ma tutto sommato serena fino all’arrivo dell’Isis che saccheggia il campo in cui vive, massacrando gli uomini e sottoponendo donne e bambini ad ogni genere di tortura e di violenza. Rasha perde anche l’uso della vista in seguito alle violenze subite. Oggi la donna vive in Italia grazie ad un viaggio organizzato dalla comunità di sant’Egidio che è riuscita a trasferire 93 profughi dal Libano attraverso un corridoio umanitario ed è stata ricevuta anche da Papa Francesco. Poi l’incontro con Adrian Paci che eternizza il suo volto di donna provata ma che ha saputo lottare per la libertà.
– Mariacristina Ferraioli
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