Cumia | Nunzio | Rapisarda – Nyctografie
“Nyctografie. Scritture tra il visibile e l’invisibile” è una mostra a tre voci che vede a fianco Stefano Cumia, Nunzio e Turi Rapisarda, a cura di Helga Marsala.
Comunicato stampa
“Chiunque abbia avuto, come spesso ho fatto io, la necessità di uscire dal letto alle 2 del mattino in una notte invernale, accendere una candela, e appuntarsi alcuni pensieri che avrebbe altrimenti dimenticato, converrà con me quanto scomodo possa essere…”
[Lewis Carroll, da una lettera alla rivista The Lady, ottobre 1891]
RizzutoGallery (via Maletto 5, Palermo) è lieta di presentare “Nyctografie. Scritture tra il visibile e l’invisibile”, una mostra a tre voci che vede a fianco Stefano Cumia, Nunzio e Turi Rapisarda, a cura di Helga Marsala, che sarà inaugurata sabato 23 settembre 2017 alle ore 18, e resterà visitabile fino al 18 novembre, dal martedì al sabato, dalle 16.00 alle 20.00.
Stefano Cumia, artista palermitano con base a Milano, classe 1980, tra i più raffinati e interessanti esponenti della nuova astrazione pittorica italiana; un maestro come Nunzio (1954, Cagnano Amiterno, Abruzzo), tra le voci italiane più autorevoli nel campo delle scultura, riconosciuto fin dagli Anni Ottanta a livello internazionale; Turi Rapisarda, catanese di nascita, torinese d’adozione, talentuoso sperimentatore della fotografia, con una lunga carriera da outsider, fra traguardi professionali e spazi d’indipendenza. Le opere dei primi due, inedite, sono realizzate ad hoc per il progetto; quelle di Rapisarda appartengono a un ciclo del 2011 raramente esposto.
La mostra, che accosta tre linguaggi diversi (pittura, scultura, fotografia), sul filo di una stessa atmosfera umbratile e di una serie di riflessioni comuni sui meccanismi della visione, è parte di una ricerca curatoriale in corso, intorno alla relazione tra visibilità e invisibilità nel processo di formazione, nei percorsi di lettura e nello statuto concettuale dell’immagine.
Col termine “nyctography” (letteralmente “scrittura notturna”) Lewis Carroll, autore del leggendario “Alice nel paese delle meraviglie”, aveva battezzato una sua invenzione utile a fronteggiare quell’esigenza – così diffusa fra gli scrittori - di prendere appunti nel cuore della notte, sul filo di un’improvvisa ispirazione. Si tratta di un sistema di scrittura collegato a un “nyctografo”, piccola griglia ricavata da un tassello rettangolare di legno, i cui intagli servono da guida nel buio: una sorta di alfabeto astratto fatto di punti e linee, messo a punto da Carroll circa 60 anni dopo l’invenzione del linguaggio Braille. Scrittura in codice, dunque, da appuntare a occhi chiusi e trascrivere sul foglio il giorno dopo.
Da qui si dipanano una serie di suggestioni, per un viaggio simbolico e mentale lungo quello spazio notturno che è metafora di una visione altra, inattesa, radicale, cangiante: spazio di segni, forme, tracciati, soglie, buchi, velature, cecità e illuminazioni, scritture visive o testuali.
Nella serie di ritratti di Rapisarda dal titolo Unt Hitler (2011) i soggetti sono immersi in un’oscurità teatrale, quasi beckettiana, intenti a schermarsi da una luce invadente, che è denudamento, sistema di controllo e macchina spettacolare, per un’impropria “uscita dal margine, dall’intimo, dall’autentico, dal differente”*. Passaggio netto dalla figura umana ai dipinti quasi monocromi di Cumia, fatti di tracce, gradienti, velature: l’immagine qui impone all’occhio - nell’assoluto contrasto tra la luce e il buio – “la necessaria disciplina per imparare a scorgere il nero nel nero, il bianco nel bianco, ma anche il segno e il colore celati nell’uno o nell’altro”*. Infine le opere di Nunzio, astrazioni imponenti che aprono spazi di visibilità nel nero profondo e linee d’invisibilità nella trama dei materiali, tra l’articolazione di forme dispiegate in orizzontale e la testimonianza di ciò che la forma stessa era, col suo trasmutare: “L’oggetto plastico porta con sé la memoria indefinita dei materiali, dei luoghi d’origine, del primo sguardo e del prossimo, del non finito e dell’irrisolto”*.
[* Helga Marsala, dal testo in Catalogo]
“Anyone who has tried, as I have often done, the process of getting out of bed at 2 a.m. in a winter night, lighting a candle, and recording some happy thought which would probably be otherwise forgotten, will agree with me it entails much discomfort…”
[Lewis Carroll, from a letter to The Lady magazine, October 1891]
RizzutoGallery (via Maletto 5, Palermo) is pleased to present "Nyctografie. Scriptures between the visible and the invisible", a three-voice show that puts together Stefano Cumia, Nunzio and Turi Rapisarda, curated by Helga Marsala, that will be inaugurated on Saturday, September 23, 2017 at 6 p.m. and will remain open until November 18, from Tuesday to Saturday, from 4 p.m. to 8 p.m..
Stefano Cumia, Sicilian artist, born in 1980 and based in Milan, one of the most refined and interesting exponents of the new Italian pictorial abstraction; a master like Nunzio (1954, Cagnano Amiterno, Abruzzo), among the most authoritative Italian voices in the range of sculpture, recognized since the 1980s on an international level; Turi Rapisarda, born in Catania, moved to Turin, talented photography experimenter, with a long career as outsider, among professional goals and spaces of independence. The works of the first two, unpublished, are realized ad hoc for the project; those of Rapisarda belong to a 2011 rarely exposed cycle.
The exhibition, which joins three different languages (painting, sculpture, photography), on the thread of the same umbratile atmosphere and a series of common reflections on the mechanisms of vision, is part of an ongoing curatorial research around the visibility and invisibility in the training process, reading paths, and the conceptual statute of the image.
With the term "nyctography" Lewis Carroll, author of the legendary "Alice in Wonderland" had baptized his invention useful to face that need - so widespread among writers - to take notes in the heart of night, on the line of a sudden inspiration. It is a writing system connected to a "nyctograph", a small grid made of a rectangular wooden truss, whose carvings serve as a guide in the dark: a sort of abstract alphabet made of dots and lines, developed by Carroll about 60 years after the invention of the Braille language. That’s a writing in code, then, pinned with closed eyes and transcribed on the sheet the next day.
From here a series of suggestions for a symbolic and mental journey along that night space that is metaphor of another, unexpected, radical, changing vision: space of signs, shapes, lines, thresholds, holes, veils, blindness and illumination, visual or textual writings.
In the series of Rapisarda’s portraits, entitled Unt Hitler (2011), subjects are immersed in a theatrical darkness, intent on shielding from an intrusive light, which is a denudation, a control system and a spectacular mechanism, for an improper "out of the margin, out of the intimate, out of the authentic, out of the different".* A net change from the human figure to the almost monochrome Cumia’s paintings, made of traces, gradients, velvets: the image here imposes on the eye - in the absolute contrast between light and darkness - "the necessary discipline to learn, to see the black in black, white in white, but also in sign and color concealed in the one or the other".* Finally, Nunzio's works, imposing abstractions that open spaces of deep blackness and lines of invisibility in the shaping of materials, between the articulation of horizontally deployed forms and the testimony of what the form itself was, by transmitting it: "The plastic object carries with itself the indefinite memory of the materials, the places of origin, of the first glance and the next, of the unfinished and the unresolved".*
[* Helga Marsala, from text in Catalog]