Mitologie contemporanee. A Monopoli
Palazzo Palmieri, Monopoli – fino al 29 ottobre 2017. Nella settecentesca dimora pugliese, diciotto artisti tratteggiano iconografie del presente all’interno della mostra “Mythologies”. Un percorso espositivo che dialoga efficacemente con lo spazio, rilegge mitologie del passato e si misura con quelle contemporanee.
La collettiva Mythologies, curata da Roberto Lacarbonara per il CRAC Puglia (Centro Ricerca Arte Contemporanea), costituisce una corposa presenza all’interno della seconda edizione di PhEST – See Beyond the Sea, meeting internazionale di fotografia, in corso a Monopoli.
Sono diciotto gli artisti distribuiti a Palazzo Palmieri in un mix rappresentativo di sensibilità provenienti da Italia, Albania e Montenegro per illustrare le tante pieghe del nostro mondo, per predisporre didascalie di un’epoca in cerca di un discorso che la rappresenti. Il tema, ampio e scivoloso per potenziale ampiezza teorica, si dipana sotto lo scudo protettivo di Barthes e della sua teoria sui miti del nostro tempo con obbligatori aggiornamenti su simboli che danno corpo a sogni e ossessioni del presente.
In apertura, Pierpaolo Miccolis e Claudio Panaro riportano la questione alla sua radice arcaica con un’installazione che sintetizza pratiche sciamaniche e rituali scaramantici. Luigi Presicce ne sviluppa ulteriori articolazioni, mescolando iconografie sacre e reliquari in una performance che abbraccia devozione popolare e apprendisti massoni. Rimane sul fronte del sacro anche Antonio Fiorentino, con un tracimante cumulo di candele votive, “memento” di una devozione usurata.
DALLA PUBBLICITÀ ALL MEMORIA
Per Flavio Favelli le icone della pubblicità sono narrazioni scadute, a tempo determinato, con una valenza mitologica sbiadita come la vecchia insegna ESSO, sommariamente mascherata, che recupera e si premura di svelare con graffiature di gestuale cadenza. Sul crinale osmotico tra natura e cultura si muovono le aiuole da pavimento di Michele Guido, mentre Francesco Arena lavora sulla storia recente prelevandone miti e riducendoli a minimali presenze: la scala che misura l’altezza del volo dell’anarchico Pinelli e la barra di bronzo con incenso fumante, omaggio ad Alighiero Boetti e al suo Mi fuma il cervello (1994). Politico l’intervento di Irena Lagator Pejovic che rispolvera banconote della ex Jugoslavia; autobiografico quello di Endri Dani con reperti dalla vecchia casa di famiglia a Scutari; socio antropologico il contributo di GoldieChiari sia sui miti sfioriti (Carmen Miranda che balla sullo sfondo di una discarica) sia sulla rimozione della memoria collettiva con pin-up in posa a piazza Fontana.
Tra gli altri lavori, più o meno espliciti in merito al tema, da segnalare l’omaggio di Daniela Corbascio a Chiara Fumai, una sepolcrale lastra di vetro nero, assorbente ma non riflettente, per trattenerne la memoria in un laico cenotafio.
‒ Marilena Di Tursi
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