A Cielo Aperto. Partecipazione e dialogo a Latronico

A Latronico, un piccolo paese della provincia di Potenza, si è svolta la nuova edizione del progetto d’arte pubblica A Cielo Aperto, a cura di Bianco-Valente e Pasquale Campanella. L’evento, organizzato dall’Associazione culturale Vincenzo De Luca, è ormai diventato un’occasione importante non solo per gli artisti invitati, chiamati a confrontarsi con il tessuto materiale, immateriale […]

A Latronico, un piccolo paese della provincia di Potenza, si è svolta la nuova edizione del progetto d’arte pubblica A Cielo Aperto, a cura di Bianco-Valente e Pasquale Campanella. L’evento, organizzato dall’Associazione culturale Vincenzo De Luca, è ormai diventato un’occasione importante non solo per gli artisti invitati, chiamati a confrontarsi con il tessuto materiale, immateriale e relazionale del luogo, ma soprattutto per la popolazione, che ha ormai acquisto un ruolo “diverso” e un senso di appartenenza e di condivisione-cooperazione all’operazione artistica ormai indispensabile per la riuscita di questo progetto.
Parlare di arte partecipata, per l’evento A Cielo Aperto, oggi significa affrontare un raggio di ricerca molto ampio e a più livelli che si diversifica per una maggior attenzione allo strato etnoantropologico del territorio e del conteso in cui l’artista è chiamato a intervenire e condividere la sua esperienza, salvaguardando dall’abbandono gli spazi vitali e di socializzazione destinati alla cittadinanza.
A Cielo Aperto negli anni ha ospitato diversi workshop tenuti da numerosi artisti e creativi (Fabrizio Bellomo, Elisa Fontana, Elisa Laraia, Antonio Ottomanelli, Wurmkos, Andrea Gabriele e Andrea Di Cesare), ma anche interventi site specific che hanno delineato nel borgo un percorso museale diffuso con opere permanenti (Francesco Bertelé, Bianco-Valente, Stefano Boccalini, Michele Giangrande, Giuseppe Teofilo, Eugenio Tibaldi, Virginia Zanetti), divenute ormai parte integrante del luogo ed espressione della comunità che lo vive. Questi interventi artistici hanno arricchito le aree pubbliche, variandone non solo il loro aspetto estetico ma anche modificando il modo di vivere e di concepire gli spazi e l’arte contemporanea della gente del luogo.
Ci siamo fatti raccontare dai curatori del progetto questa undicesima edizione che presenta ben quattro eventi: Il workshop “una mappa su due piedi” del gruppo Spazi Attivi in collaborazione con Carlo De Luca; il progetto (T)here di Giovanni Giacoia e Giuseppe Giacoia, l’intervento site specific e una performance inedita di Filippo Berta e il workshop di fotografia del paesaggio tenuto da Maurizio Montagna dal titolo Scenery // scenari.

Filippo Berta, Dentro o fuori, Opera permanente e performance-A Cielo Aperto 2017

Filippo Berta, Dentro o fuori, Opera permanente e performance-A Cielo Aperto 2017

L’INTERVISTA

È l’undicesima edizione del progetto A Cielo Aperto. Come nasce e come si è sviluppato in questi dieci anni?
Bianco-Valente: Il nostro primo incontro con i membri dell’Associazione culturale Vincenzo De Luca di Latronico è avvenuto nel 2006, quando ci contattarono per proporci una mostra a Latronico. Ci piacque molto il loro approccio sociale all’arte e il loro intento di stimolare i giovani della cittadina lucana con esperienze laboratoriali. Accettammo il loro invito proponendo l’attivazione di quattro aree del centro antico del paese con delle installazioni video e sonore che ebbero un certo riscontro. In quell’occasione conoscemmo Pasquale Campanella che vive a Milano, artista e fondatore di Wurmkos, insieme al quale, supportati dall’Associazione, decidemmo che quella era un’esperienza da portare avanti nel tempo, strutturandola in un nuovo progetto in cui si chiedeva agli artisti invitati di lasciare una loro opera in permanenza, in modo da costituire negli anni un vero e proprio museo A Cielo Aperto.

Per questa edizione avete invitato a realizzare l’opera permanente l’artista bergamasco Filippo Berta. Cosa ha ideato per Latronico?
B.-V.: Abbiamo ospitato Filippo Berta per una breve residenza primaverile a Capadavutu, la parte alta del paese, caratterizzata da piccole case in pietra, strade molto strette e tante scale che si inerpicano verso la sommità del borgo. Filippo è arrivato di sera e, percorrendo quelle stradine poco abitate e normalmente molto silenziose, è rimasto colpito da come si riverberava il suono di un televisore che andava a tutto volume, lasciando immaginare scene di vita quotidiana al di là delle pareti della casa.
Da questo primo incontro fortuito ha deciso di concentrare la propria attenzione sul rapporto fra lo spazio pubblico e quello privato, lavorando proprio sul confine fra questi due domini. Ha quindi immaginato una performance notturna in cui invitava un gruppo di persone a percorrere al buio alcune stradine di Capadavutu, rischiarate solo dalla luce dei televisori lasciati accesi e a volume alto nelle abitazioni che costeggiavano il percorso.
L’opera permanente che ha lasciato a Latronico per il museo A Cielo Aperto si intitola Dentro o fuori. Filippo, accompagnato da Luca Conte, architetto e membro dell’Associazione che spesso collabora con gli artisti invitati a Latronico, è entrato in alcune abitazioni per fare un rilievo degli spazi interni che ha poi riprodotto dipingendoli sulla strada antistante, provocando così uno spaesamento nelle persone che si trovano a percorrerla.

Maurizio Montagna SCENERY Scenari, Workshop di fotografia del paesaggio-A Cielo Aperto 2017

Maurizio Montagna SCENERY Scenari, Workshop di fotografia del paesaggio-A Cielo Aperto 2017

Questa edizione di A Cielo Aperto ospita anche il progetto (T)here e due workshop, Una mappa su due piedi e Scenery // scenari. Chi sono gli autori e cosa hanno realizzato?
Pasquale Campanella: In questa edizione si è dato ampio spazio a workshop e a progetti che condurranno tra un anno alla realizzazione di due opere permanenti. Il progetto (T)here degli artisti Giovanni Giacoia e Giuseppe Giacoia ha posto una riflessione sulla figura del flâneur, del vagabondare senza meta; hanno invitato i cittadini a passeggiare liberamente per il paese e le incursioni sul territorio sono state coadiuvate dall’uso di scatole-kit di istruzioni. Le informazioni raccolte durante le deambulazioni condurranno alla realizzazione di un’installazione permanente di sei pietre, distribuite sul territorio, sulle quali sarà inciso/scolpito un sigillo creato attraverso la riduzione di frasi o parole, ottenute sia durante le passeggiate sia dalla restituzione delle scatole-kit.

E per quanto riguarda Spazi Attivi e Maurizio Montagna?
P. C.: Di diversa impostazione il workshop del gruppo toscano Spazi Attivi composto da architette, urbaniste e sociologhe che, in collaborazione con Carlo De Luca, hanno realizzato Una mappa su due piedi per concretizzare la mappa di comunità di Latronico. Questo intervento ha posto l’attenzione al territorio come bene comune e alla “polverizzazione identitaria”, di cui parlano Alberto Magnaghi e i Territorialisti, messa in atto dai processi storici locali e nazionali. Spazi Attivi hanno realizzato circa quaranta interviste e venticinque kit informativi attraverso i quali i partecipanti al workshop hanno messo in evidenza luoghi, sensazioni e storie antiche e recenti del paese. Il fotografo Maurizio Montagna, con il progetto SCENERY // scenari, ha condotto il workshop a partire da elementi simbolici del paesaggio, analizzando le località dove è fortemente presente il monte Alpi. Il progetto produrrà un libro d’artista e la realizzazione di un’opera permanente che si ispira ai “billboards”.

In che modo vi relazionate con gli artisti invitati e qual è stato il loro approccio con il tessuto materiale, ma soprattutto quello immateriale, simbolico, relazionale e sociale del luogo?
B.-V.: Si crea ogni volta un’atmosfera magica fra gli artisti invitati a Latronico, che sembra il luogo ideale per sviluppare questo tipo di progetti. La comunità non è troppo grande e c’è un’innata propensione al dialogo fra tutti gli abitanti, che amano ritrovarsi quotidianamente nella piazza/agorà. C’è quindi la possibilità di intessere velocemente relazioni che poi durano nel tempo, come è già successo più di una volta. Fra gli artisti invitati c’è chi predilige il rapporto umano, chi si lega maggiormente ai luoghi e chi prova a immergersi nel flusso della storia. Il dato che lega un po’ tutti gli artisti coinvolti nel progetto è che nel tempo sono tornati a Latronico o esprimono il desiderio di ritornarvi.

Spazi attivi con Carlo De Luca, Una mappa su due piedi, A Cielo Aperto 2017

Spazi attivi con Carlo De Luca, Una mappa su due piedi, A Cielo Aperto 2017

Il progetto si sostiene grazie ai contributi dei soci della “V. De Luca” e grazie al lavoro svolto con passione dalle persone del posto che contribuiscono ogni anno alla realizzazione dell’evento. Questa assenza di finanziamenti pubblici è forse il segreto della continuità e del successo del vostro progetto?
P.C.: Credo che la scelta fatta fin dalla nascita dell’Associazione, di non attingere ai fondi pubblici ma di sostenersi con le proprie risorse, sia stata nel tempo una condizione vincente. Inizialmente, io facevo un po’ fatica a comprenderla e mi chiedevo perché non si potesse partecipare anche a dei bandi. La risposta è venuta dai tanti soci che sono cresciuti negli anni e che a diverso titolo hanno collaborato ai vari progetti, cioè quella di sentirsi liberi e svincolati da qualsiasi condizionamento esterno. Credo che questa sia la condizione giusta per Latronico, in quanto risponde a delle necessità che sono presenti in questo territorio e che non sono esportabili altrove. Non esiste una ricetta che vada bene per tutti.

Negli anni, in che modo sono mutati la consapevolezza e il senso di appartenenza al progetto negli abitanti di Latronico?
P.C.: A Latronico, ne parlo anche nel mio testo pubblicato sul libro, è prevalso quello che Nicolas Bourriaud definisce “identità radicante”, metafora dell’edera che trova il suo sviluppo mettendo le radici strada facendo, cioè l’incontro di molte persone che, volta per volta, hanno dato un significato differente alla realizzazione di un’opera o allo sviluppo di un progetto. Il progressivo lavoro in itinere ha coinvolto persone, luoghi e cose attraverso il faccia a faccia, un atto concreto per entrare a far parte della socialità di una piccola comunità montana. Inoltre, il rapporto con gli artisti è stato sicuramente importante e ricco per molte persone che, negli anni, hanno mantenuto rapporti di stima e amicizia, fino a sviluppare ulteriori progetti in modo indipendente.

Giovanni Giacoia e Giuseppe Giacoia, presentazione del progetto (T)here-A Cielo Aperto 2017

Giovanni Giacoia e Giuseppe Giacoia, presentazione del progetto (T)here-A Cielo Aperto 2017

Dal punto di vista socio-culturale e artistico, quali sono le possibilità offerte al territorio e ai suoi artisti?
P.C.: La gente di Latronico è molto ospitale, inoltre il territorio, come tutta la Lucania è ricco di storia e di magia, basti pensare alla ricerca condotta negli Anni Cinquanta da Ernesto De Martino. La forte presenza della natura, oltre al cibo che ci riporta a gusti del passato, sono stati elementi di studio presenti nei vari interventi. Gli artisti, negli anni, hanno saputo interpretare e trasformare in veri e propri progetti partecipati alcune di queste suggestioni, interrogandosi su un passato che era continuamente attualizzato attraverso l’arte.

Secondo voi ci sono anche delle ricadute a livello economico sul territorio legate al vostro progetto?
B.-V.: Essendo A Cielo Aperto un progetto totalmente autofinanziato, non ci sono grosse cifre economiche in ballo, ma una certa ricaduta economica sul territorio sicuramente è da rilevare, sia per l’ospitalità data agli artisti invitati, sia per i tanti addetti ai lavori che ogni anno vengono a trovarci e che si servono dei B&B, dei ristoranti e degli altri esercizi commerciali del posto. E anche la produzione e la manutenzione delle varie opere realizzate per il progetto preferiamo organizzarla presso aziende e artigiani del territorio.

Come si svilupperà in futuro A Cielo Aperto?
P.C.: Questa è una domanda alla quale è difficile rispondere in questo momento, perché questa estate si è attivata una discussione tra i soci, proprio per capire quali sviluppi dare a un progetto così consolidato nella comunità. Una cosa è certa: tutti vogliono mantenere vivissimo il progetto A Cielo Aperto.

Giovanni Viceconte

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Giovanni Viceconte

Giovanni Viceconte

Giovanni Viceconte (Cosenza, 1974), è giornalista e curatore d’arte contemporanea. Si laurea presso l’Accademia di Belle Arti, nel 2004 consegue il Master in Organizzazione Eventi Culturali e nel 2005 il Master in Organizzazione e Comunicazione delle Arti Visive presso l’Accademia…

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