La sua è una storia intensa, di febbrile talento, profondi legami e sguardi sul presente, tangenze con un substrato di attivismo che nella Bologna della seconda metà degli Anni Settanta raggiunge il culmine attraverso l’operatività del Movimento studentesco.
È un precursore del fumetto e dell’illustrazione, sin da piccolissimo ha un’ossessione costante per il disegno – il padre insegnava educazione artistica – che lo spingerà a trasferirsi da San Severo, in provincia di Foggia, a Pescara per frequentare il Liceo Artistico. “Il disegno era per lui un mezzo di scrittura per dire delle cose”, ha raccontato Sandro Visca, suo docente negli anni pescaresi. E così sarà fino alla prematura scomparsa nel 1988. Nella città abruzzese muove i primi passi e allestisce la sua prima personale – tra i soci della galleria, Cesare Manzo –, prima del trasferimento a Bologna nel 1974. Qui accadrà tutto ciò che oggi appartiene alla storia delle immagini del secondo Novecento, qui diventerà Andrea Pazienza.
L’ARTE DEL FUGGIASCO SECONDO STEFANO CRISTANTE
Illustrazione, fumetto, grafica: la sua è una rincorsa lancinante, che include il presente, la vivacità di un clima sociale e intellettuale, rigorosamente ricostruita da Stefano Cristante in uno studio recentissimo. Nel suo libro, Andrea Pazienza e l’arte del fuggiasco – edito da Mimesis – il sociologo – è docente di Sociologia della comunicazione all’Università del Salento, dove ha fondato un laboratorio che in questi anni ha concepito studi fondamentali – ricostruisce la sua parabola con rigoroso metodo di indagine, ripercorrendo i capolavori di Pazienza con l’ausilio di un’analisi costante dei riferimenti concettuali, delle intuizioni geniali e anche dei riscontri avuti dall’artista nel corso della sua breve esistenza.
L’assenza di illustrazioni spinge il lettore a concentrarsi esclusivamente sull’analisi testuale, che Cristante affronta con rigore scientifico – ricorrendo, anche, a utili riferimenti bibliografici, riportati poi interamente in calce al volume –, ma anche con afflati personali, in prefazione, evidenziando una personale ammirazione per questo suo personale eroe.
ADDIO “GENIO E SREGOLATEZZA”
Si parte da Pentothal e Cristante rivela fin da subito il suo stile, che presuppone una conoscenza profonda del linguaggio di Paz, di cui ricostruisce in maniera dettagliata tangenze e stile. E così con Zanardi, Pompeo e con gli altri celebri personaggi inventati da quel ragazzo che ha percorso gli Anni Ottanta, personificandoli, divenendo il simbolo di un’intera generazione in cui l’arte diventava fino in fondo un mezzo per comunicare un pensiero attraverso una diffusione capillare, nelle edicole e nei centri di divulgazione di questi stessi pensieri.
E via con un saggio che lo inquadra da un punto di vista sociologico, artistico e storico. C’è un lungo pensiero di Paz, già pubblicato nella colossale opera Tutto Pazienza edita dal gruppo editoriale L’Espresso lo scorso anno e che Cristante, correttamente, riporta nella sua interezza nel libro. Si riferisce a tutto ciò che Andrea ama nella vita e in ambito culturale e, specificatamente, artistico: Arp, Duchamp, Man Ray, Breton, Pistoletto, Manzoni e Mondrian, tra gli altri. Ovvero un immaginario che parte dalle avanguardie storiche, le attraversa e approda agli Anni Sessanta e Settanta. Pazienza le assorbe, come rivelano alcuni suoi lavori più tardi, in cui c’è un volitivo gusto per il colore e per la forma dei corpi, con densi riferimenti a certa pittura. Siamo nel generale clima della Transavanguardia e Andrea Pazienza è parte integrante di quel flusso complesso.
‒ Lorenzo Madaro
Stefano Cristante ‒ Andrea Pazienza e l’arte del fuggiasco. La sovversione della letteratura grafica di un genio del Novecento
Mimesis, Sesto San Giovanni 2017
Pagg. 205, € 16
ISBN 9788857540610
http://mimesisedizioni.it
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