Daniele Carpi
Carpi in passato ha realizzato dei lavori indagando il tema della scultura/paesaggio, in questa occasione ribalta il punto di vista e si immagina un paesaggio/scultura, interpretando il tema con un’immagine che gioca con l’ambiguità della bidimensionalità e della tridimensionalità, con il vero e il falso, con il davanti e il dietro, con la figura e lo sfondo.
Comunicato stampa
Attraversare il paesaggio con lo sguardo, metterci la testa dentro.
Carpi in passato ha realizzato dei lavori indagando il tema della scultura/paesaggio, in questa occasione ribalta il punto di vista e si immagina un paesaggio/scultura, interpretando il tema con un'immagine che gioca con l’ambiguità della bidimensionalità e della tridimensionalità, con il vero e il falso, con il davanti e il dietro, con la figura e lo sfondo.
Una suggestione di questo cambio di registro e messa in prova dialettica dell’immagine delle opere di questa mostra è stata determinata anche dalla sua visita alla mostra di Stefano Peroli, ospitata a Surplace nella scorsa primavera. Le opere presentate da Peroli mostravano silenziose ed enigmatiche teste, “teste nel paesaggio”, su uno sfondo neutro, un limbo bianco. Carpi pensa per contrapposizione agli sfondi, alle scenografie, ai set fotografici con i backdrops, a ciò che è dietro il primo piano, a tutti oggetti che evocano un’immagine possibile, un “paesaggio” che suggerisce un ambiente dell’agire. L'ambiguità convenzionale del "fondale" ha a che fare con la dicotomia del vero e del falso, della realtà e della finzione, e di questa alternanza a Carpi interessano le dinamiche con cui il nostro sistema cognitivo mette ordine al caos degli elementi, per configurare un paesaggio “immaginato” - cioè interpretato e reinventato dal suo interno – a scapito di un'altro “immaginario” o fantasticato.
Che cos’è il paesaggio? Quando nasce il paesaggio? Lévi-Strauss alla fine di Tristi tropici ne evoca la “grandezza degli inizi”; Petrarca lo concretizza nella sua ascesa verso la cima del Monte Ventoso; i pittori rinascimentali inventano un nuovo spazio con una pittura che porta nel paesaggio, utilizzando il modello di visione dei pittori fiamminghi, che lo hanno indagato e forse fondato. Ipotizza l’antropologo Matteo Meschiari che la concezione di “paesaggio” sia già presente nella nostra arcaica modalità di pensiero. Questa è l'ipotesi che affascina e permea il lavoro di Carpi, il quale indaga l’idea del paesaggio, accostandosi alle sue origini antichissime, paleolitiche. Il territorio che abitavamo, che cominciava ad essere modellato dall’uomo, il paesaggio, attraversato e riconfigurato dalle necessità di adattamento, ha formato la nostra “forma mentis”, il nostro sguardo e il nostro pensiero nei suoi confronti. In aperta dialettica con il nostro vissuto, il paesaggio ha plasmato il nostro immaginario e il nostro pensarlo che, per necessità, lo ordina e lo interpreta “in fieri”. In questo modo, il paesaggio – presente nella mente umana sin dai tempi della sua evoluzione primaria e primitiva – si iscrive come traccia mnemonica e visiva, esperenziale e memorica, astratta e misurata del nostro vissuto, come un "paesaggio nella testa”, che Carpi rinnova e presenta spostando il nostro vedere all'interno del paesaggio stesso.
Daniele Carpi (Chiavenna, 1976). Tra le principali mostre recenti “L’imperatore era un vecchio” all’Edicola Radetzky (Milano) e “Nomos" a Dimora Artica (Milano). Ha inoltre esposto presso: PAC (Milano), Museo Civico della Ceramica e della Terra Rossa (Castellamonte, Torino), MAC Museo d’Arte Contemporanea (Lissone), Current (Milano), Zelle (Palermo), Mars (Milano), Kunstlerhaus (Graz), Villa contemporanea (Monza).