La sperimentazione astratta di Giuseppe Del Franco. A Bologna
Palazzo d’Accursio, Bologna ‒ fino all’8 ottobre 2017. A sei anni dalla scomparsa, una piccola antologica, dal 1966 al 2008, curata da Renato Barilli, ricorda Giuseppe Del Franco. Bolognese d’adozione, è annoverato fra i protagonisti di una stagione innovativa dell’arte italiana.
Spazia dalla pittura alla fotografia all’installazione Giuseppe Del Franco (Chieti, 1946 ‒ Carpi, 2013), instancabile sperimentatore che si è spinto oltre la fisicità dell’opera, in un’epoca in cui, fra gli Anni Sessanta e Settanta, l’arte sentiva il bisogno di confrontarsi con il radicalismo della società. Ecco allora volti distorti, collage materici, paesaggi astratti dagli intensi colori e una tecnica fotografica che fa largo uso del fuori-fuoco, producendo un effetto di sdoppiamento e sovrapposizione, capace di mettere in discussione il soggetto stesso ridefinendone l’essenza formale. Un percorso per linee astratte, che però indaga ‒ sulla scia del comportamentismo ‒ le manifestazioni della società di massa, il cui rapporto con la realtà si andava facendo sempre più problematico, privo di punti di riferimento che non fossero autoreferenziali. A queste riflessioni, Del Franco accostò sconfinamenti nell’universo dell’onirico, che esaltano la potenza del colore.
‒ Niccolò Lucarelli
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