London Design Week. Top & Flop: ecco cosa ci è piaciuto e cosa no. I giudizi di Artribune
Oltre 400 fra mostre, presentazioni ed esposizioni, cinque le fiere di settore e ben nove i distretti sparsi per la città: Artribune ha corso per voi la maratona del design e selezionato il meglio e il peggio della settimana londinese.
Si è conclusa domenica 24 settembre 2017 la 15esima edizione del London Design Festival, la manifestazione che ogni settembre trasforma per 10 giorni strade, musei e gallerie della capitale britannica in una vetrina per designer e creativi di tutto il mondo. Una kermesse che dall’esordio nel 2003 a oggi ha accolto oltre 3,3 milioni di visitatori da 75 diversi paesi e presentato oltre 21.000 progetti. E che non arresta la sua crescita, con un’edizione che anche quest’anno ha superato quella precedente per numero di eventi e location coinvolte: oltre 400 fra mostre, presentazioni ed esposizioni, cinque le fiere di settore e ben nove i distretti sparsi per la città. Da questo fittissimo e diffuso programma, la nostra selezione dei cinque eventi da ricordare e di altrettanti punti su cui si poteva fare meglio.
– Marta Atzeni
I TOP
TRANSMISSION DI ROSS LOVEGROVE
Utilizzando tecniche di fabbricazione all’avanguardia per spingere al limite le possibilità del tessuto Alcantara, il visionario designer gallese traduce gli arazzi medievali della Tapestry Room del V&A in una scultura auto-portante dalle forme organiche. 21 metri di morbide pieghe ondulate, su cui i visitatori hanno sostato e giocato riscoprendo le qualità di una nobile arte dimenticata.
THE LAST SALON: FURNITURE & THE FUTURE DI INEKE HANS
Dopo due anni di eventi, incontri e dibattiti a cadenza mensile, Ineke Hans tira le somme del suo Salon mettendo in mostra 12 indirizzi per il futuro del settore del mobile. Sostenibile, responsabile e creatore di significato, il design descritto dalla olandese è pronto ad affrontare con consapevolezza e originalità le sfide che la nostra società sta affrontando. “Dopo tutto questo parlare, è il momento di agire!”
DESIGN FRONTIERS
Dalla produzione tessile alla moda, dal product design alla grafica, dal digitale all’automotive: nelle sale della Somerset House coppie di creativi e brand sfidano le frontiere dell’industria del design in ogni sua forma. Un’occasione unica per scoprire i prototipi del collettivo Form Us With Love, le ricerche in progress di Superflex e i nuovi prodotti di Benjamin Hubert e Jaime Hayon. E familiarizzare con i funghi di Sebastian Cox che “crescono” mobili.
MINI LIVING – URBAN CABIN DI SAM JACOB STUDIO
La sperimentazione sull’abitare promossa dal brand MINI si conferma anche quest’anno una formula vincente del Festival. Dotata di una cucina condivisa e una micro biblioteca per il book crossing, la Urban Cabin progettata da Sam Jacob ha trasformato l’existenz minimum in una piattaforma di interazione e scambio che ha coinvolto i lavoratori di Bankside e i turisti diretti alla Tate Modern.
ENLIGHTENED DESIGN II
Nella Cripta della chiesa di St Pancras le raffinate creazioni di quattro light designer olandesi brillano nell’oscurità. Una piccola e preziosa mostra, in cui abilità artigianali e ricerca sui materiali sono esaltati dalla scelta coraggiosa di una location insolita e fuori dai circuiti più battuti. Fra sempre più diffusi sensazionalismi, Enlightened Design ci ricorda il sottile piacere di un progetto ben curato.
I FLOP
LA MOSTRA DELLE DESIGN MEDAL
La mitica graphic designer Margaret Calvert, la scenografa Es Devlin, il pioniere dei trasporti Paul Priestman, il giovane design-engineer Julian Melchiorri. Per il poker di eccellenza premiato quest’anno con l’annuale London Design Medal Awards, solo una piccola stanza al V&A con quattro pezzi e altrettanti pannelli descrittivi. Davvero poco (e male) per una mostra che prometteva di “celebrare il meglio del design mondiale”!
SET IN STONE AL DESIGN MUSEUM
Due anni di sperimentazione sulle proprietà della pietra condotte da progettisti del calibro di Jasper Morrison, Sagmeister & Walsh, Michael Anastassiades e Eduardo Souto de Moura in mostra al Design Museum: sotto le scale, affianco agli ascensori, sul retro del museo. E senza alcuna indicazione. Una sconcertante “caccia al tesoro” per il debutto al London Design Festival del museo di design più grande al mondo.
VILLA WALALA DI CAMILLE WALALA
Per stupire e rallegrare i lavoratori della City Camille Walala ha trasformato la centralissima Exchange Square a due passi da Liverpool Street Station in un playground gonfiabile. Una struttura giocosa e multicolore che, scontratasi con le intemperie londinesi, si è ritrovata coperta di tiranti bianchi e ingombranti ancoraggi. Nascosti bene dagli instagrammers, impossibili da non notare per i passanti. Una realizzazione non proprio all’altezza del talento francese.
LA MOLTIPLICAZIONE DEI DISTRICT
Bankside, Brompton, Brixton, Chelsea, Clerkenwell, Islington, Shoreditch, a cui si aggiungono gli esordienti Mayfair e Pimlico Road: il LDF ha raggiunto quest’anno la quota record di 9 distretti. Ma fatta eccezione per gli storici Shoreditch e Brompton, e Brixton che, seppur giovane, ha saputo costruire una propria identità, più che a un moltiplicarsi di visioni, assistiamo al banale ripetersi di un format. Ce n’era davvero bisogno?
DESIGN JUNCTION PARTY?
Fra gli oltre 400 eventi sparsi per la città, manca all’appello il grande party di designjunction che l’anno scorso aveva richiamato a Granary Square tutta Londra. Senza dubbio il grande assente delle late night di questa edizione.
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