Binomio arte-impresa: Sarah Cosulich racconta il progetto Mutina for Art

Ha aperto le sue porte a Fiorano in provincia di Modena, all’interno della sede dell’azienda Mutina, lo spazio espositivo MUT, nuovo luogo di sperimentazione artistica che coniuga ricerca estetica e impresa. Curatrice del progetto è Sarah Cosulich, l’ex direttrice di Artissima che ci ha raccontato la nuova avventura.

Un progetto interdisciplinare complesso e innovativo, che varca le soglie degli usuali spazi espositivi per giungere in location dove la sperimentazione di nuove metodologie curatoriali si traduce in ricerca estetica e impresa, arte e artigianato. È Mutina for Art, il progetto promosso dall’azienda Mutina, uno dei brand italiani d’eccellenza attivo nella produzione di ceramiche per interni. Un’azienda nata trent’anni fa a Fiorano – centro in provincia di Modena non a caso denominato “il distretto della ceramica” –, che da sempre mostra una naturale predisposizione verso l’arte e il design. Nell’ambizioso progetto di Mutina for Art rientra This is not a Prize, il “non-premio” che l’azienda assegna ogni anno per promuovere gli artisti più promettenti del panorama contemporaneo. Nel 2016, il premio è stato assegnato durante Artissima all’artista Giorgio Andreotta Calò, con il conseguente sostegno da parte di Mutina al suo progetto per il Padiglione Italia alla 57esima Biennale di Venezia. Per il 2017, l’artista vincitore di This is not a Prize verrà annunciato il 18 ottobre al Grand Palais di Parigi in occasione di FIAC.

Spazio MUT, ph. Alessandro Oliva

Spazio MUT, ph. Alessandro Oliva

IL NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO DI MUTINA CURATO DA SARAH COSULICH

A This is not a Prize e Dialogue – programma di produzioni artistiche che vedrà l’azienda impegnata in collaborazioni con artisti, musei e istituzioni –, a completamento dell’ampio progetto Mutina for Art si aggiunge MUT, spazio espositivo appena inaugurato all’interno della sede di Mutina a Fiorano che trova nel binomio arte-impresa la sua peculiare cifra stilistica e mission. Think of this as a window è il titolo della mostra che inaugura lo spazio curata da Sarah Cosulich, direttrice di Artissima dal 2012 al 2016, ex curatrice al Centro d’Arte Contemporanea di Villa Manin e development advisor di Manifesta12, la biennale d’arte europea che nel 2018 si terrà a Palermo. L’ingresso di Sarah Cosulich in Mutina coincide con la volontà dell’azienda di rendere strutturato e articolato il suo impegno nei confronti dell’arte contemporanea, per renderla fonte di influenza, esperienza e territorio di scambio. “Mutina for Art è un progetto complesso, a lungo termine e articolato attraverso iniziative diverse”, spiega ad Artribune Sarah Cosulich. “È coerente con un modo di essere e di lavorare interdisciplinare, focalizzato sulla qualità e aperto alla sperimentazione. L’ho potuto sviluppare immaginando il modo ideale in cui un’azienda potesse sostenere l’arte oggi in Italia, in relazione a ciò che succede internazionalmente e alle necessità flessibili degli artisti. L’ho potuto fare soprattutto perché Mutina è fatta di persone che sono convinte che il lavorare con gli artisti, guardarli, affiancarli, sostenerli ma lasciando loro autonomia, rappresenti una forma di contaminazione positiva di tutta l’azienda. È un concetto piuttosto visionario”.

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Spazio MUT, ph. Alessandro Oliva

IL BINOMIO ARTE-IMPRESA OLTRE LE STRATEGIE DI MARKETING

In una superficie dedicata all’interno dell’azienda, un edificio progettato dall’architetto Angelo Mangiarotti negli anni Settanta, lo spazio MUT rappresenta una sfida espositiva e un modello alternativo di approccio all’arte contemporanea, dove si alterneranno progetti monografici e tematici, presentazioni di nuove acquisizioni e lavori site-specific. Ma soprattutto, lo spazio rappresenta concretamente la vision di Mutina, azienda che da sempre ha fatto dell’investimento in cultura non solo una missione, ma un importante strumento per stimolare la creatività e migliorare il proprio lavoro. “Oggi per molte imprese lo sponsoring fa parte di una strategia di marketing che si riflette nel supporto di mostre indipendenti. Oppure è una strategia culturale corporate che si sviluppa attraverso l’apertura di sedi espositive esterne”, continua Sarah Cosulich. “La scelta di ospitare lo spazio espositivo nella propria sede è molto naturale rispetto al progetto di Mutina perchè qui l’investimento nasce dal desiderio di interagire con artisti, gallerie e istituzioni, mettere a contatto l’azienda e i suoi tanti interlocutori, creare un rapporto di scambio con l’arte, per essere contagiati dalla creatività e trasferirla, internamente così come al pubblico”.

Cerith Wyn Evans, Think of this as a Window

Cerith Wyn Evans, Think of this as a Window

UNA COLLETTIVA DI GRANDI ARTISTI

Interazione, dialogo, scambio: una visione progettuale che si traduce metaforicamente nell’immagine della finestra evocata nel titolo della mostra Think of this as a Window, collettiva che riunisce opere di artisti del calibro di Etel Adnan, Vincenzo Agnetti, Giorgio Andreotta Calò, Tacita Dean, Fischli / Weiss, Ceal Floyer, Francesco Gennari, Felix Gonzalez-Torres, On Kawara, Renato Leotta, Sherrie Levine, Marisa Merz, Cindy Sherman, Ettore Spalletti, Hiroshi Sugimoto, Wolfgang Tillmans, Goran Trbuljak, Franco Vimercati, Franz Erhard Walther, Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 2017, e Cerith Wyn Evans, tutte provenienti dalla collezione del CEO di Mutina Massimo Orsini. Think of this as a Window è il titolo dell’opera di Cerith Wyn Evans, e diviene punto di partenza di un’esposizione in cui la finestra non rappresenta soltanto una soglia da varcare per raggiungere l’infinito, ma anche un percorso attraverso il tempo. L’esposizione si sviluppa in tre sale, come transitori capitoli di un viaggio immaginario in tre generi fondamentali della tradizione storico artistica: il ritratto, il processo e il paesaggio. In questo percorso, le opere degli artisti in mostra rivelano i diversi approcci al tempo: definito, eterno, simbolico, astratto, fluido, controllato, primordiale o specifico. Il tema non è tanto il soggetto della mostra, quanto attivatore reazioni e connessioni: “l’opera di Cerith Wyn Evans che dà il titolo alla mostra rappresenta la metafora della condizione in cui ci pone l’arte contemporanea”, spiega Cosulich. “Non quella di trovarci di fronte a qualcosa di finito, ma che ci porta a guardare oltre: l’opera come finestra, ma anche specchio, riflesso, “pretesto”. Il tempo fa da filo conduttore alla mostra, nella sua determinatezza e infinitezza, nella sua precarietà o durata”.

– Desirée Maida

www.mutinaforart.it
www.mutina.it

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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