Fantagraphic. Riflettori sulla nuova illustrazione polacca
Qual è lo stato di salute dell'illustrazione polacca? Questo libro lo dimostra, con immagini e testi che presentano alcuni tra i migliori illustratori e fumettisti polacchi di ultima generazione. Tra loro Zosia Dzierżawska, che abbiamo incontrato per saperne di più.
Sono bravi gli illustratori polacchi, e c’era da scommetterci: con la prestigiosa scuola di poster alle spalle ‒ grazie alla quale la Polonia si è attestata nel corso dei decenni come esempio eccellente in tutto il mondo ‒, è nata una nuova generazione di illustratori e grafici, facendo tesoro della tradizione passata, proiettandola al futuro.
Il volume Nie ma się co obrażać. Nowa polska ilustracja raccoglie in forma di antologia alcuni nomi esemplari selezionati tra i migliori illustratori polacchi in attività. Autori spesso giovanissimi, scelti da Patryk Mogilnicki e accorpati in un libro di oltre trecento pagine, ricco di immagini e testi (purtroppo solo in lingua polacca) che descrivono la poetica e la componente visuale di ogni singolo autore.
Scorrendo il libro, si va dai disegni “impegnati” di Tymek Jezierski (Bielsko-Biała, 1983) alle composizioni sintetiche e minimali di Ola Niepsuj (Łódź, 1986), dai colori vibranti di Paweł Mildner (Wrocław, 1986) alle architetture geometriche di Magda Wolna (Poznań, 1973). Ognuno di questi autori – sono oltre venti quelli presenti nel libro – si contraddistingue per differenti tecniche e materiali impiegati, ma resta accomunato agli altri da un minimo comune denominatore: la sinteticità linguistica ‒ tipica della grafica d’arte – applicata all’immagine.
ITALIA E POLONIA A CONFRONTO
Tra i nomi presenti nel libro c’è quello di Zosia Dzierżawska (Varsavia, 1983), illustratrice e fumettista polacca ben nota in Italia grazie alla sua attività per lo studio di illustrazione e grafica Armad’illo di Milano. L’abbiamo incontrata per un confronto personale tra le scene dei due Paesi.
Zosia, qual è lo stato di salute dell’illustrazione in Polonia?
Piuttosto buono direi: c’è una diversità di voci e di esperienze, e un crescente interesse per l’illustrazione sia classica che contemporanea, come confermato dal successo di libri come quello di Patryk Mogilnicki.
Dopo i magri Anni ’90, durante i quali il decennale patrimonio dell’illustrazione polacca è stato gettato dalla finestra a favore di stili internazionali più blandi e impersonali, e dopo i primi Anni Zero, che hanno segnato un lento ritorno di qualità e di interesse pubblico, siamo arrivati oggi a un livello relativamente stabile di mercato, cosa che aiuta la scena a crescere con continuità e varietà.
Suppongo che Internet abbia contribuito in modo decisivo al “ritorno” dell’illustrazione polacca e alla sua democratica diffusione; ho l’impressione che molti direttori artistici cerchino nuovi talenti proprio online – quasi tutti i miei primi lavori in Polonia sono iniziati in questo modo.
Considerando la grande tradizione nella tecnica del poster e della grafica d’arte che la Polonia può vantare, trovi ci sia un’eredità tramandata fra il linguaggio usato dai nuovi illustratori e quello della scuola di poster del passato?
Penso che questa connessione col passato esista e sia piuttosto forte. L’influenza della scuola di poster polacca è visibile innanzitutto tra gli studenti delle scuole d’arte, dove lo spirito della tradizione grafica postbellica è ancora molto sentito ‒ specialmente perché è il terreno comune su cui molti dei professori sono cresciuti. Il fatto che la scuola di poster polacca, inoltre, sia ancora oggi celebrata e premiata in biennali ed eventi nazionali, sembra confermare la rilevanza di questa tradizione.
La scena dell’illustrazione polacca contemporanea, tuttavia, include anche un notevole numero di artisti autodidatta (me compresa), che hanno poca o nessuna educazione accademica; eppure, nonostante questo, dichiarano una connessione con la grafica d’arte di quel periodo, cosa che personalmente riscontro in molte delle loro immagini. A vedere i lavori di molti dei miei colleghi riconosco quella capacità di sintesi e di restrizione, punto di forza della nostra scuola di poster.
Conoscendo bene il panorama dell’illustrazione in Italia, puoi fare un confronto tra le due realtà? Ci sono punti di incontro o grandi differenze tra le due scuole?
Questo confronto è una cosa che tendo a fare naturalmente, dato che ho passato gli ultimi sette anni a vivere e lavorare tra i due Paesi.
Per quanto riguarda i nuovi talenti, il livello di produzione, le innovazioni e i riferimenti alla tradizione grafica locale, direi che Polonia e Italia se la giocano alla pari. Una differenza molto grande per me è invece nel senso di comunità: molti degli illustratori polacchi che incontro quotidianamente sembrano avere poco a che fare l’uno con l’altro; nonostante si rispettino a vicenda, manca un reale senso di unione.
E per quanto riguarda l’Italia, invece?
In Italia, al contrario, ho provato sempre una sensazione molto forte nel sentirmi parte di un gruppo. Ci sono associazioni, luoghi ed eventi regolarmente dedicati all’illustrazione, cosa che innegabilmente fortifica il settore, sia a livello professionale che umano. Basta guardare il numero di festival di fumetto e illustrazione che si svolgono su tutta la penisola, soprattutto in estate: sono situazioni di scambio eccezionali, che in Polonia mancano e di cui sento molto la mancanza.
Un’ultima differenza ‒ forse la più preoccupante ‒ è che questo riconoscimento non sembra tuttavia essere seguito dal guadagno economico. Le tariffe nel settore editoriale italiano stanno cadendo costantemente da quando ho iniziato a lavorare in questo campo, e adesso sono addirittura paragonabili a quelle polacche. Cosa che, data la differenza nel costo della vita tra i due Paesi, è piuttosto allarmante.
‒ Alex Urso
Patryk Mogilnicki – Nie ma się co obrażać. Nowa polska ilustracja
Karakter, 2017
Pagg. 320, a colori
ISBN 9788365271525
www.karakter.pl
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