Scatti rubati. Paparazzi in mostra a Torino
Torino rende omaggio a una figura controversa e affascinante come quella del paparazzo. Riunendo una lunga serie di scatti “rubati” dagli Anni Cinquanta a oggi.
Sconsiderato, salottiero, eccessivo, brillante e misterioso, il mondo dello spettacolo è sempre stato oggetto di ammirazione e critiche. In particolare, dagli Anni Cinquanta a oggi, lo “scatto rubato” ha assunto un ruolo determinante sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista giornalistico: le riviste di moda propongono le nuove tendenze e le testate più impegnate attingono i molti dettagli scomodi dalle fotografie più compromettenti scattate ai politici – insomma, i veicoli di informazione primari ne sono intrisi e dipendono in parte da esso. Gossip e istituzione, arte e frivolezza si incontrano nel nuovo linguaggio dei paparazzi, attraverso cui è possibile ricostruire momenti storici e fenomeni di costume, in una continua riflessione sui ruoli e le funzioni della fotografia.
Il termine “paparazzi”, seppur divertente – Fellini si divertiva a inventare una storia diversa ogni volta che gli veniva chiesto di spiegare l’origine del nome – oggi designa un gruppo di fotografi specializzati e i loro scatti hanno tutta la dignità e la storia di altri grandi generi; coloro che vedevano nei paparazzi felliniani la moderna incarnazione dei diavoli infernali, oggi ovviamente si son dovuti ricredere.
LA MOSTRA
Le numerose immagini della mostra di Camera racchiudono momenti fondamentali della storia del secondo Novecento – italiana e non – e uniscono l’utile della documentazione al dilettevole dello stupore, dello stile eccentrico ed esteticamente ammiccante: molti i grandi protagonisti dell’epoca, come Brigitte Bardot che, paparazzata in maniera spasmodica, sembra vivere in posa; Jackie Kennedy Onassis, mostrata in situazioni scandalose come nella sequenza di Settimio Garritano, che la ritrae senza veli mentre prende il sole; Walter Chiari, raffinato anche mentre insegue Tazio Secchiaroli; Sophia Loren, che si copre con una mano come un soggetto surrealista nonché lo stesso, grandioso, Federico Fellini. E poi ancora Lady D, Silvio Berlusconi, Ava Gardner, Michelangelo Antonioni, Richard Burton, Liz Taylor: sono in pose non-pose, a volte buffe, a volte elegantemente allarmate o addirittura noncuranti e scabrose; è il bello della foto rapida, occultata e sincera, che attira per la sua fruibilità apparentemente istantanea ma che cela più profondità e intimità di molti servizi fotografici “canonici”.
IL FASCINO CONTROVERSO DEI PAPARAZZI
L’atmosfera umbratile, divertente e interdetta cresce con l’avvento del digitale dei giorni nostri; i personaggi fotografati sono eclettici e il punto di vista, da lontano e voyeuristico, diventa intimo, focalizzato sulla caleidoscopica resa del soggetto. Ellen von Unwerth, con il suo punto di vista femmineo e ironico, ha ritratto personalità immortali quali David Bowie, Monica Bellucci e Kate Moss; Alison Jackson, fotografo dello stupore, ha realizzato alcune immagini in cui, con un gioco ingannevole di specchi dal gusto quasi barocco, ha ricostruito scatti apparentemente rubati a personaggi notissimi come Marilyn Monroe e Lady Diana; Armin Linke, infine, ha prelevato i suoi materiali dall’archivio del paparazzo Corrado Calvo, famoso per le sue istantanee sulle vacanze di Berlusconi. L’atteggiamento controverso e affascinante dei paparazzi e delle stesse celebrità ritratte nei loro momenti più incisivi rende gli scatti di Camera imperdibili; Arrivano i Paparazzi! è una mostra fresca, divertente, adatta a tutti, che può fare sorridere come riflettere. Soprattutto, la sua trama di fondo ha una morale, riassumibile nelle parole del sopracitato Fellini: “La dolce vita continua. I personaggi dell’affresco continuano a muoversi, a spogliarsi, ad azzannarsi, a ballare, a bere, come se aspettassero qualcosa. Che cosa aspettano? E chi lo sa?”.
‒ Federica Maria Giallombardo
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati