La seconda notte di quiete
Un’iniziativa allargata e aperta alla città, che interessa non un semplice quartiere, ma una città nella città, una città accanto alla città, fatta di muri sbreccati e scrostati incredibilmente belli, di crepe improvvise nelle facciate, ma anche di botteghe, bar, osterie sempre aperti – come il Malacarne, il Morandin, l’Osteria ai Preti, la Pedrotti – che sembrano posizionati fuori dal tempo.
Comunicato stampa
Un’iniziativa allargata e aperta alla città, che interessa non un semplice quartiere, ma una città nella città, una città accanto alla città, fatta di muri sbreccati e scrostati incredibilmente belli, di crepe improvvise nelle facciate, ma anche di botteghe, bar, osterie sempre aperti – come il Malacarne, il Morandin, l’Osteria ai Preti, la Pedrotti – che sembrano posizionati fuori dal tempo.
In tale contesto urbano, ricchissimo di storia e fortemente caratterizzato dal punto di vista identitario, dove si rileva un alto tasso di immigrazione e di giovani, in quanto sede dell’Università, alternativo al centro storico-monumentale e alla sua percezione “turistica”, pulsante di luoghi (biblioteche, studi, ristoranti, bar ed esercizi commerciali che pertengono alla vita quotidiana), dove è concretamente possibile entrare e immergersi in una dimensione differente, La seconda notte di quiete prevede la costruzione di una “mostra-non mostra”, di un sistema espositivo non tradizionale, in cui le installazioni degli artisti vivano e crescano all’interno di un ecosistema “precario”, effimero, transitorio, della durata di appena tre giorni, sulla base di alcuni criteri-guida, quali il rispetto per l’identità e la storia del luogo, l’accoglienza, la collaborazione, le relazioni e l’opera d’arte intesa come “stato”.
Gli artisti scelti –Giuseppe Abate, Paola Angelini, Atrii – John Cascone, Fabrizio Bellomo, Paolo Brambilla, Laura Cionci, Corinna Ferrarese, Nero, Marta Roberti, Roxy in The Box, Lucia Veronesi e Jonathan Vivacqua – sono autori che già lavorano in tale direzione e che presenteranno opere che compongono una narrazione, registrano un mood, un’atmosfera. Segneranno, cioè, una temperatura. Proveranno a sfuggire al proprio statuto (tradizionale?) e anche al proprio tempo, possedendo una natura mobile e mutevole, che tende volentieri alla condizione di opere come ‘stati’.