Ulrich Erben – Pittura. Determinare lo sconfinato
Nei dipinti di Ulrich Erben lo spettatore sperimenta il confine che separa ciò che è ancora visibile da ciò che scompare nel mistero sconfinato. Compiendo questo tentativo di afferrare l’inafferrabile mediante la pittura, la sua arte della quiete si avventura in territori mai visti prima.
Comunicato stampa
Il senso della pittura risiede in un continuo gioco di alternanza di colore e superficie. Il confine, ogni linea di
contatto tra una superficie e l'altra, è costituito da zone vibranti di contrapposizione, separazioni o fusioni che
siano. Questi contorni possono apparire nitidissimi e cozzare duri, rigidi sulle superfici cromatiche contigue,
come un taglio netto; oppure, caso più frequente nell’opera di Ulrich Erben, si trasformano in un teso, avvincente
gioco degli occhi per l’osservatore. Lo si constata soprattutto in quei dipinti su cui due superfici cromatiche si
compenetrano, si sovrappongono, o si sfiorano come sospese in una distribuzione di luminosità contrastante.
È solo quando la luminosità dell’una digrada in quella dell’altra che la presenza e l'effetto di una superficie
cromatica in rapporto all'altra diventa intelligibile. Tutto questo genera una sorta di sconcerto, poiché il punto
esatto in cui ha luogo l'alternanza passa inosservato, si sottrae alla vista. Questo avvicendamento è tanto più
sorprendente in presenza di colori molto simili, se non identici. Ecco allora che sotto gli occhi dell’osservatore
puntati sulla tela appare un’immagine pervasa da un chiarore abbacinante da cui sembrano emergere, come
in un paesaggio innevato velato dalla foschia, vaghi contorni della natura in dissolvenza. Così nei dipinti di
Ulrich Erben lo spettatore sperimenta il confine che separa ciò che è ancora visibile da ciò che scompare nel
mistero sconfinato. Compiendo questo tentativo di afferrare l’inafferrabile mediante la pittura, la sua arte della
quiete si avventura in territori mai visti prima.
Helmut Friedel