Si è appena conclusa la settimana dell’arte a Parigi e noi siamo pronti a tirare le somme e a raccontarvi come è andata davvero. Ecco la nostra classifica di quello che ci è piaciuto e di quello che invece non abbiamo amato per niente.
TOP
FIAC
Non è stata una delle migliori edizioni della FIAC complice una gestione non sempre ottimale dei flussi di visitatori che hanno reso la fiera a tratti caotica. Questa 44esima edizione conferma però il trend positivo della fiera grazie ad una consolidata presenza di gallerie internazionali e un buon numero di opere di altissimo livello (anche nelle gallerie italiane). Il periodo è internazionalmente complesso e l’arte ne risente, ma la fiera è una super potenza se raffrontata alla concorrente Frieze. Se pensate che solo una decina d’anni fa FIAC era in profonda crisi… Qui i nostri stand preferiti.
IL CENTRE POMPIDOU
Solita conferma per il Centre Pompidou che arriva all’appuntamento con la settimana dell’arte parigina con il solito bouquet di proposte che accontentano tutti i gusti. In primis la grande retrospettiva di David Hockney (che chiude oggi, 23 ottobre) che ripercorre la carriera di uno dei massimi esponenti della pop-art inglese di cui ricorre proprio quest’anno l’ottantesimo compleanno, a cui si affianca la mostra appena inaugurata sugli “anni radicali” di André Derain che evidenzia il ruolo fondamentale dell’artista per le avanguardie storiche nel decennio che va dal 1904 al 1914. E poi la consueta rassegna del Prix Marcel Duchamp, per andare incontro agli amanti della contemporaneità più spinta, alla quale si aggiunge il focus su Harmony Korine nello spazio dedicato alle immagini in movimento. Infine, ma certo non per ultime, le performance di Francesco Vezzoli proprio nel corso dell’art week, con una strizzata d’occhio al mondo degli eventi e del glam.
PARIS INTERNATIONALE
La terza edizione di Paris Internationale è rock! Di tutte le fiere collaterali è la più giovane (è solo alla terza edizione), ma forse la più interessante e senz’altro la più risolta. Forte della nuova partnership con Gucci, la fiera, creata nel 2015 da cinque galleristi, ha dalla sua la location – un parcheggio multipiano ad un passo da Place de la République, che per quasi trent’anni ha ospitato la sede di Libération – prezzi accessibili per gli stand e un buon network di gallerie. Qui le nostre interviste.
IL MUSEO YVES SAINT LAURENT
Non poteva mancare una visita al museo Yves Saint Laurent appena inaugurato. Splendida la location, il palazzo in Avenue Marceau, sede storica dell’atelier di Yves Saint Laurent, e ben riuscito l’allestimento che, per volontà di Pierre Bergé, compagno e socio dello stilista, conserva intatto lo studio e gli ambienti di lavoro della casa di moda senza cedere mai alla seduzione del dispositivo museale.
DIOR AL MUSÉE DES ARTS DÉCORATIFS
Un altro gigante della moda francese ed un’altra mostra monumentale e davvero ben costruita. È “Christian Dior, Couturier Du Rêve” al Musée des Arts décoratifs. Una retrospettiva enorme con più di 300 abiti per celebrare i 70 anni dalla nascita della maison. La maggior parte degli abiti provengono dalla Dior Héritage Collection e sono inediti. Gli altri, sono prestiti speciali provenienti dai musei più importanti e dalle collezioni private di donne del jet-set internazionale e celebrities. Ma non ci sono solo vestiti.
FLOP
LE GALLERIE DI BELLEVILLE
A Belleville abbiamo visto mostre ben curate, ineccepibili, pulite e lucidate. Ma eravamo abituati a una sperimentazione più coraggiosa, mentre ora sembra imperare un concettuale di maniera. Colpa, probabilmente, anche del doppio impegno che la maggior parte dei galleristi aveva fra spazio espositivo e stand in fiera (che fosse la FIAC o Paris Internationale, e in quest’ultima addirittura nella veste di co-organizzatori, come nel caso di Antoine Levi). La prova indiretta di questo ragionamento sta nel fatto che invece gli stand erano spesso più interessanti. Da qui discende anche un discorso – certo da non fare in questa sede – sulla importanza sempre maggiore che rivestono le fiere a discapito del lavoro fatto in galleria.
LA SEZIONE DESIGN DI FIAC
Il settore di FIAC dedicato al design non ci ha convinto per niente. Mal costruito, con una scarsa presenza di gallerie e pochi lavori davvero interessanti. Solo cinque gallerie, seppur importantissime, a tentare l’impresa: Jousse Entreprise, Galerie kreo, Laffanour – Galerie Downtown, Eric Philippe e Galerie Patrick Seguin. Inoltre, la sezione non è per niente integrata nella fiera, anzi risulta quasi un organismo a sé. Bocciato il ritorno del design al Grand Palais.
LE MONNAIE
Piuttosto deludente la mostra Women House a La Monnaie di Parigi. La mostra si basa sull’unione di due nozioni: il genere “femminile” e lo spazio “domestico” declinato nel lavoro di 39 artiste del XX e XXI secolo. Il percorso espositivo ci è sembrato banale, scontato, puntellato di luoghi comuni. Nulla a che vedere col ritmo delle mostre che qui fino allo scorso anno allestiva Chiara Parisi. Peccato perché la Monnaie è uno spazio straordinario e negli ultimi mesi sono stati inaugurati nuovi locali.
– Mariacristina Ferraioli
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