Arriva a Roma la fiera Artrooms. L’intervista alla direttrice Cristina Cellini Antonini
Abbiamo parlato con Cristina Cellini Antonini che nel 2015 ha creato questo nuovo format di fiera a Londra. E ora lo sta esportando anche in Italia, nella Capitale.
Non è certamente un modello di fiera standard, né tuttavia è totalmente inedito il format che Artrooms sta per inaugurare nella Capitale. Ma colma un vuoto, quello lasciato da Roma – the Road of Contemporary Art, poi Roma Contemporary, la fiera ideata da Roberto Casiraghi, che ebbe la sua ultima edizione nel 2012. Successivamente ci provò anche Affordable Art Fair, che presentò tuttavia una sola edizione a Roma, nonostante i buoni risultati della precedente. Quella che sembrava essere una sorta di renaissance ad arte della Capitale naufragava invece in un vero e proprio delirio burocratico che Artribune aveva raccontato bene qui. Una menzione a parte merita invece Granpalazzo, la fiera boutique nata nel 2015 dalla mente di Paola Capata, Ilaria Gianni, Federica Schiavo e Delfo Durante, che pur scegliendo la provincia e i Castelli – Zagarolo nelle prime due edizioni e Ariccia nel 2017 –si è guadagnata fin da subito lo scettro di fiera romana, conquistando per la bellezza degli spazi e per la qualità delle proposte, sia in termini di gallerie che di booth.
IL FORMAT DI ARTROOMS
E ora ci riprova Artrooms. Nata a Londra nel 2015, dalla mente di Cristina Cellini Antonini e Francesco Fanelli, aveva aperto i battenti alla sua prima edizione al Meliá White House Hotel a Regent’s Park, lo stesso parco che ogni anno ospita anche Frieze London e Frieze Masters. Il format dell’arte in hotel non è nuovo, lo dice la direttrice stessa. Anche in Italia ci sono dei precedenti. I meno giovani ricorderanno Riparte, nata proprio nella Capitale nel 1994 (fino al 2007) al Ripa Hotel, la Flash Art Fair che si svolse, sotto gli auspici della testata diretta da Giancarlo Politi, nel 2004 all’Una Hotel Tocqueville a Milano, in zona Corso Como, una grande festa in cui ogni stanza era un progetto, mentre nel 2005 era stato l’Ata Hotel Executive sede della manifestazione. Ma ci sono molti altri esempi del genere, come Aqua, che si svolge ogni anno a Miami in un Hotel di South Beach e così via. Anche Artrooms sarà in un albergo, nello specifico all’Hotel The Church Palace, un resort quattro stelle all’imbocco di Via Aurelia, a due passi dalla Fondazione La Quadriennale e in mezzo a due fermate della metropolitana: Cornelia e Baldo degli Ubaldi.
COSA ACCADE AD ARTROOMS
Dal 2 al 4 marzo 2018 ogni artista potrà presentare un progetto in maniera totalmente indipendente. Avrà a disposizione gratuitamente lo spazio e l’alloggio, dovrà occuparsi autonomamente degli aspetti organizzativi. Le iscrizioni sono aperte fino al 12 dicembre 2017. Poi da quel momento fino al 5 gennaio, il Comitato di Selezione ha il tempo per valutare tutte le proposte. L’elenco degli artisti selezionati verrà pubblicato il 6 gennaio 2018. Il Comitato di Selezione è composto da esperti del settore, collezionisti, giornalisti, tra cui Christian Fannenboeck Campini, direttore e curatore di Ransom Art, Alastair Smart, Associate Editor di christies.com, l’architetto Pietro di Pierri, solo per citarne alcuni. Si può partecipare versando 20 euro di iscrizione. Ci sono solo due regole: la prima è che l’artista non sia rappresentato in esclusiva da una galleria, la seconda è che deve essere in grado di partecipare di persona. Ne abbiamo parlato con Cristina Cellini Antonini.
L’INTERVISTA
Raccontaci la storia di Artrooms, come nasce e che tipo di lavoro ha svolto fino ad oggi sulla piazza di Londra.
Artrooms nasce nel 2015 e, come spesso accade, da una necessità, anzi nel nostro caso da tre: creare un nuovo spazio espositivo accessibile per l’artista indipendente (quindi abbattere i costi del classico stand); uno spazio elegante, cosi come lo è la casa di un collezionista; uno spazio intimo per “proteggere” l’artista. La camera d’albergo sicuramente risolve tutte queste necessità, inoltre gli alberghi sono da sempre luoghi di aggregazione. Il modello della fiera in hotel non è nuovo, nasce in Oriente più di 20 anni fa. Ma noi abbiamo cambiato un elemento fondamentale, dando lo spazio gratuitamente ad artisti indipendenti. Nelle ultime 3 edizioni abbiamo ricevuto domande da circa 2000 artisti da 65 Paesi in tutto il mondo.
Quale è la vostra filosofia?
Per ogni edizione abbiamo selezionato ogni volta 70 artisti invitati ad esporre nelle camere, oltre ad un’altra cinquantina di invitati a partecipare a progetti speciali e alle varie sezioni della fiera. Tutti possono partecipare ad Artrooms, abbiamo solo due regole: la prima è che l’artista non sia rappresentato in esclusiva da una galleria, la seconda è che deve essere in grado di partecipare di persona. La filosofia di Artrooms è quella di supportare la carriera degli artisti presentandoli alle gallerie (da qui la prima regola) e dando loro la possibilità di testare il mercato incontrando personalmente i potenziali compratori.
Perché Roma?
Perché sono romana! No, non è vero… Roma è la città d’arte per eccellenza. È una città che ha molto da offrire, e nonostante la sofferenza degli ultimi anni, è una città bellissima. Magari nel nostro piccolo, possiamo contribuire al cambiamento.
Che ruolo ha ancora oggi Roma nell’immaginario internazionale?
La reazione di artisti e colleghi alla notizia di Artrooms ROMA è stata incredibile. Per tutti, la possibilità di venire a Roma è un sogno. Per un artista, la sola idea di poter mostrare il proprio lavoro a Roma è uno stimolo creativo molto forte. Sicuramente un traguardo importante nella carriera di un artista.
A Roma ci sono già stati alcuni esperimenti di fiera, su tutti Roma the road of Contemporary art di Roberto Casiraghi, la cui ultima edizione si è svolta nel 2012. Nello stesso anno c’è stata l’edizione di Affordable Art Fair. Sono dunque sette anni che la Capitale non ha una fiera. La cosa vi spaventa o è un’opportunità? E in che cosa il vostro format si distingue dai precedenti?
Certo è una grande opportunità ed è anche una sfida che ci spaventa! L’impegno nostro e di The Church Palace è molto importante, sia a livello organizzativo che finanziario. Il nostro format si differenzia in tanti aspetti. Innanzi tutto, la nostra è una fiera per artisti indipendenti e non per gallerie. Noi abbiamo l’ambizione di diventare un punto di riferimento per le gallerie di tutto il mondo, che sono invitate sempre in anteprima proprio per fare “scouting” di nuovi talenti.
C’è anche un nuovo progetto digitale…
Sì, il “Gallery Affiliation Programme”, (tra le gallerie affiliate Contini Art UK, Ransom Gallery, MTArt Management e Le Dame Art Gallery), che garantisce alle gallerie di accedere al nostro database di artisti, completo delle biografie, premi, pubblicazioni e tutto quello di cui hanno bisogno per valutarne il potenziale. Artrooms è una piattaforma, un trampolino di lancio dove gli artisti possono mostrare e raccontare le loro ambizioni. Testare il mercato, confrontarsi con i colleghi e con i collezionisti. Un artista per avere successo ha bisogno di una galleria per l’aspetto commerciale e quello promozionale e di collezionisti o mecenati per la crescita.
L’edizione londinese avrà un focus sul Pakistan. Ci sarà qualcosa di simile anche in Italia?
Su Roma, grazie al The Church Palace, abbiamo la possibilità di creare due sezioni speciali. L’albergo infatti è immerso in un parco privato, con un antico Fontanile e un suggestivo “Ninfeo Settecentesco”, dove sorgerà lo Sculpture Park; mentre all’interno avremo una sezione speciale dedicata alla videoarte, grazie all’Auditorium equipaggiato con un sistema audio video di ultima generazione e Dolby surround system 7.1.
– Santa Nastro
Roma/ dal 2 al 4 marzo 2018
Artrooms Rome
The Church Palace Hotel
Via Aurelia, 481
https://roma.artroomsfairs.com/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati