Tra logica e memoria percettiva. Nucleo a Milano
FuturDome, Milano ‒ fino al 25 novembre 2017. Dedicata al collettivo torinese Nucleo e frutto dell’incontro tra algebra booleana e psicologia della percezione, la mostra che apre la stagione di FuturDome conferma la vocazione all’“avanguardia nella contemporaneità” dell’ex ritrovo dei futuristi.
Un grosso cane nero col muso intrappolato in un parallelepipedo metallico si aggira per gli appartamenti color pastello di un palazzo liberty del centro di Milano. Nelle stesse stanze, una serie di statue di bronzo ‒ aquile, cigni, scimmie ‒ e maschere votive subiscono addizioni e sottrazioni di volumi la cui forma ed estensione derivano dall’applicazione computer-driven di schemi algebrici. Ancora, vecchie cartoline si rivestono di poligoni di cartone, un armadio antico in radica si presenta tagliato a metà come la donna segata in due dei numeri di magia e de-simmetrizzato, mentre un caleidoscopio di specchi sul soffitto rinvia l’immagine moltiplicata del visitatore.
Non siamo nel fu salotto buono di una signorina Felicita sotto acidi ma in uno dei luoghi del Futurismo milanese, dove gli artisti dell’ultima generazione ad aver conosciuto Filippo Tommaso Marinetti usavano incontrarsi negli Anni Quaranta e dove poterono lavorare anche nel pieno della Guerra Mondiale. Qui, nello stabile riportato agli antichi fasti da un restauro conservativo durato dodici anni promosso da ISISUF-Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, la stagione di FuturDome si apre con un percorso espositivo dedicato a uno dei collettivi più interessanti nella terra di mezzo tra arte e design, a conferma della vocazione di “avanguardia nella contemporaneità” di questo giovanissimo progetto di housing museale.
LA MOSTRA
Curata da Atto Belloli Ardessi e da Ginevra Bria, Nucleo. The Law of Past Experience porta negli appartamenti privati del palazzo poco meno di cinquanta opere in edizione unica dello studio torinese diretto da Piergiorgio Robino.
Al centro dell’operazione, riuscita, c’è il concetto di scarto. Percettivo, innanzitutto, poiché la Legge dell’Esperienza Passata che dà il titolo alla mostra non è altro che uno dei principi fondamentali della Gestalt, in base al quale il cervello umano tende a ricostruire forme consuete anche quando ci appaiono spezzate o perturbate da un intervento esterno, in questo caso dalla mano dell’artista. Appoggiandosi sulle teorie di Max Wertheimer, capofila della scuola psicologica tedesca cara ad artisti e progettisti fin dalla quasi coeva esperienza del Bauhaus, Nucleo si fida della capacità della mente di attingere dal deposito mnestico dell’osservatore, chiamato in causa e reso parte attiva, quasi suo malgrado, per completare gli oggetti riportandoli a una configurazione familiare. Storico, in seconda battuta, dal momento che gli arredi sui quali Robino e i suoi accoliti operano sono stati selezionati tra quelli che componevano l’appartamento all’interno del quale avvenivano le riunioni dell’ultima generazione di Futuristi. Un terzo elemento straniante consiste, infine, nella scelta di allestire la mostra principalmente nel seminterrato, facendo dialogare le opere con una serie di stanze lasciate grezze.
‒ Giulia Marani
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