Fatma Bucak e la denuncia della Turchia in 84 foto. Alla Fondazione Sardi di Torino
È il progetto fotografico dell'artista proveniente dall’est della Turchia la prima produzione della Fondazione Sardi per l’Arte di Torino all'interno di un programma di sostegno ad artisti mid-career
In occasione della Torino Art Week, arriva per la prima volta in Italia il progetto di Fatma Bucak (Iskenderun, 1984) Remains of what has not been said: una serie di 84 fotografie che evocano temi come l’oppressione, la censura, il lutto per la scomparsa e la violenza politica. “Il lavoro è la prima produzione della Fondazione Sardi per l’Arte con la quale collaboro come curatrice”, racconta ad Artribune Lisa Parola a margine dell’inaugurazione della mostra. Un’istituzione che dal 2014, l’anno della sua nascita da un’idea di Pinuccia Sardi della Galleria Carlina di Torino (ora non più attiva), promuove il Premio Sardi per l’Arte Back to the Future ad Artissima, dedicato alla galleria della sezione Back to the Future che presenta il migliore progetto di allestimento in fiera. E ora questa produzione che avvia un nuovo ciclo. “L’idea è quella di produrre opere di artisti mid-career che abbiano necessità di portare a termine un lavoro per un’istituzione e per un contesto internazionale, per un sostegno sia in termini economici che di relazione con altre istituzioni”, continua Parola. “L’anno scorso Fatima ci aveva chiesto di aiutarla a produrre questa lunga sequenza fotografica. Lei l’ha installata prima all’interno di un contesto universitario negli Stati Uniti e ora qui in Italia, sempre in un contesto formativo/professionale”.
LA MOSTRA
La mostra, che si apre con il video Scouring the press in cui due donne curde e l’artista stessa vengono riprese mentre lavano le pagine dei quotidiani raccolti sino a renderle prive di contenuto, è infatti allestita in una delle sale della Biblioteca Graf della Facoltà di Lettere e Filosofia, nel Palazzo juvarriano del Rettorato, accanto a fondi librari otto-novecenteschi di storia, filosofia, arte di carattere prevalentemente europeo. “Ci piaceva il pensiero che entrasse un altro sguardo, un’altra dimensione, proprio altre parole rispetto alla cultura europea, e Fatima era l’artista perfetta”, aggiunge Parola. “L’idea è stata quella di provare a proporre l’arte contemporanea anche come strumento di riflessione e formazione, per questo, due settimane prima della mostra, una ventina di studenti di Giurisprudenza e di studi storici e sociali hanno seguito un corso formativo con l’obiettivo di essere poi loro i mediatori culturali nel corso dell’esposizione”. L’installazione Remains of what has not been said è composta da una serie di fotografie ottenute secondo un processo temporale che ha previsto la raccolta e la catalogazione quotidiana dei principali giornali turchi, in 84 giorni a partire dal 7 febbraio 2016: data emblematica per la storia contemporanea turca, a causa delle uccisioni di decine di civili curdi a Cizre nel sud-est della Turchia. “Non solo il lavoro in sé è importante”, interviene Fatma Bucak, “ma è importante anche il dove e il come è presentato, proprio come succede nei giornali”. Il vero valore aggiunto di quest’opera di denuncia, in dialogo con la storia dell’arte.
– Claudia Giraud
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