“…se io posso cambiare, se voi potete cambiare,
tutto il mondo può cambiare!”
Rocky Balboa in Rocky Iv
(Sylvester Stallone 1985)
Il mio pensiero è quando ero piccolo
volevo essere positivo, con gli altri
adesso sono messo negativo
tutta la mia vita
Trucebaldazzi, Troppo odio
Free Trucebaldazzi!!!
Slogan
Non sono un esperto né un appassionato di rap o di hip hop. Per niente.
Eppure, quando ho visto per la prima volta Trucebaldazzi su YouTube, ho avuto un sussulto. Finalmente c’era una produzione culturale italiana che proveniva e parlava (urlava!) dalla zona oscura, dalla dead zone della nostra sfibrata realtà nazionale. Non dalla finzione, o peggio, da una finzione di verità nuda e cruda – come troppo spesso accade. Non era un romanzo-fiume densissimo e al limite dell’incomprensibilità. E non era stata neanche creata e pubblicata trenta, cinquanta o sessanta anni fa.
Ma, semplicemente, the real thing, la cosa in sé. Hic et nunc.
È stato emozionante. E disturbante, certo: come è giusto che sia. Vedere questo ragazzo che prende a parolacce gli “insegnanti”, la “gente positiva” che con la propria ipocrisia e (naturale) cattiveria gli ha creato così tanti problemi durante l’adolescenza e tutta la sua vita, è stato un vero colpo. Così come vedere che Trucebaldazzi era riuscito – con l’aiuto dell’amico rapper Jacopo “13 grammi” Boe dei Malestremo, il quale gli fornisce le solide basi su cui cantare – a esprimere la sua rabbia, il suo “pensiero negativo” in una forma cruda e affascinante, diretta.
A uscire da se stesso e/per diventare se stesso.
Esponendosi inevitabilmente al pubblico ludibrio e agli insulti – ma anche alla fama. Come ogni vero artista, del resto. Leggete per esempio in che modo si difendeva nel 1877 Émile Zola dagli attacchi dei benpensanti: “‘L’Assommoir’ è indubbiamente il più casto dei miei libri. Sono stato più volte costretto a toccare piaghe ben più spaventose. Senonché la sua forma ha messo tutti in allarme. La gente se l’è presa con le parole. Il mio delitto sta nell’aver avuto la curiosità letteraria di raccattare e di colare in uno stampo molto elaborato la lingua del popolo. La forma! La forma! Il gran delitto sta lì! Eppure ne esistono di dizionari di questa lingua, ce ne sono di letterati che la studiano e vanno in sollucchero per la sua freschezza, per l’imprevisto e la forza delle sue immagini!”.
E il punto è sempre quello: il realismo. Trucebaldazzi anticipa probabilmente ciò che verrà, ciò che forse l’Italia sarà – se avrà coraggio e costanza. Contribuisce a sollevare il coperchio, a squarciare il velo. Fa vedere ciò che c’è sotto e dietro in effetti, non ciò che si voleva a tutti i costi far pensare, e si amava pensare, ci fosse. Trucebaldazzi, a modo suo – un modo scombinato quanto si vuole, ma certamente originale, e soprattutto autentico – ritrae un momento storico, e prefigura il realismo che sarà.
Il fatto che sia proprio lui a farlo, che sia un personaggio così improbabile eppure così dotato di furore geniale e di rabbia costruttrice (nonostante l’apparenza crudele dei suoi testi: “i pischelli in giro con i coltelli / sono i mei fratelli / se l’insegnante ci punisce finisce male / l’insegnante non ti capisce / la scuola ti tradisce”, Vendetta vera; “ho letto la mia sorte / era la morte / vado in giro con la collana con le lamette / non ci legano con le manette / fotte un cazzo del Ministro dell’Istruzione”, Troppo odio), riempie di fiducia inquieta per l’Italia del prossimo futuro. La sua capacità di trasformare le proprie debolezze in altrettante armi micidiali, in punti di forza insospettabili, è stranamente corroborante.
Crudele non è Trucebaldazzi. Crudele è la vita in Italia, in questi anni. Crudele, e piena di promesse.
Christian Caliandro
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