Sguardo Italiano 2 – Alberto Sinigaglia
Nell’ambito del progetto Sguardo Italiano, a Pistoia, presso il Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi e a San Gimignano, presso la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea “Raffaele de Grada” il 24 e il 25 novembre apriranno al pubblico due esposizioni dedicate al fotografo Alberto Sinigaglia organizzate da Opera Civita con il contributo del Comune di San Gimignano, del Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi e della Regione Toscana tramite il bando Toscanaincontemporanea2017.
Comunicato stampa
Nell’ambito del progetto Sguardo Italiano, a Pistoia, presso il Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi e a San Gimignano, presso la Galleria d’arte Moderna e Contemporanea “Raffaele de Grada” il 24 e il 25 novembre apriranno al pubblico due esposizioni dedicate al fotografo Alberto Sinigaglia organizzate da Opera Civita con il contributo del Comune di San Gimignano, del Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi e della Regione Toscana tramite il bando Toscanaincontemporanea2017. La mostra si inserisce in un progetto più ampio, Fenice Contemporanea, con il quale da anni si condivide, in Valdelsa, la valorizzazione e promozione dei linguaggi del contemporaneo.
La rassegna, Sguardo Italiano, curata da Elio Grazioli, inizialmente pensata per la Galleria di Arte Moderna e Contemporanea De Grada di San Gimignano si apre ora anche al Museo dell’Antico Palazzo dei Vescovi di Pistoia, nell’anno della Capitale Italiana della Cultura. Il progetto, dedicato ai giovani fotografi italiani, aveva ospitato nel 2016 una personale di Gloria Pasotti che si inseriva in un più ampio progetto di mostre dedicate alla fotografia, organizzate a San Gimignano, fra le quali le personali dei Maestri Eliot Erwitt, Franco Fontana, Robert Capa ed Henri Cartier-Bresson.
Creare sinergie fra i luoghi della cultura in Toscana deve essere un obiettivo per i nostri territori e così l’artista ha pensato due mostre che si svolgono in parallelo fra Pistoia e San Gimignano, due luoghi che vengono uniti idealmente dal pensiero dell’artista e messi in rete.
Fino a un certo momento, la fotografia è stata la prova della realtà e uno strumento di conoscenza oggettiva. Con la possibilità di manipolazione della stessa fotografia, è venuta meno questa convinzione ed alcuni hanno rinunciato all’oggettività o hanno accettato l’indebolimento della sua funzione conoscitiva, altri hanno pensato di rafforzarla con la testimonianza diretta o di correggerne le manchevolezze attraverso la “didascalia” e la spiegazione.
L’opera di Alberto Sinigaglia raccoglie questa doppia sfida: con il montaggio delle immagini – cioè il loro inserimento in un insieme, che sia un libro o un’esposizione – intende smascherare l’uso manipolatorio o censorio che è stato fatto della confusione o del nascondimento della differenza tra reale e finzione; con un uso differente e positivo inoltre ne recupera la funzione conoscitivo-immaginativa in versione visiva.
Per farlo la strategia è innanzitutto quella di far leva su tutte le caratteristiche, anzi i caratteri, e le possibilità dello strumento. E dunque, per esempio: ecco una foto documentaria, un paesaggio, una scena, un oggetto; poi ci sono materiali appropriati, cioè che l’artista ha rifotografato, materiali d’archivio, copertine o pagine di libri; ci sono anche fotografie di materiale fotografico, come scatole Kodak o di altra marca; ci sono foto di testi; ci sono foto in negativo, altre che sembrano rielaborate.
A Pistoia e a San Gimignano Alberto Sinigaglia accosta due ambiziosi progetti. Il primo è il cielo: Big Sky Hunting , l’altro è Las Vegas: Microwave City.
Lo sguardo al cielo, è utile ricordarlo, è forse l’inizio di tutto. Sugli astri si sono fatte le prime proiezioni del pensiero umano: le costellazioni, l’immaginazione di come fosse potesse essere costituito lo spazio siderale. Anche la fotografia ha scrutato il cielo e i suoi corpi celesti. Il primo è stato lo stesso Daguerre già nell’anno della consacrazione della sua invenzione. Sinigaglia ha compreso nel suo progetto l’immagine della copertina del libro di J. E. Gore, The Scenery of the Heavens, del 1890, uno dei primissimi di divulgazione delle “meravigliose scoperte” dell’astronomia. Come ha scritto l’artista insieme a Annalisa Ardinghi, si tratta di un “viaggio ai limiti”, ai limiti della rappresentazione, ai limiti dello spazio – e del tempo aggiungiamo –, ai limiti delle nozioni di verità e finzione, di realtà e di invenzione, ai limiti della conoscenza – sublime e scientifica, del mistero e della pretesa oggettiva –, ai limiti della fotografia stessa.
La “caccia” è questa, è questo. Dice l’artista: “Hunting, la ‘caccia’, rappresenta il bisogno quasi ossessivo dell’uomo di analizzare e controllare l’ambiente e lo spazio in cui è immerso. Il viaggio nel cielo è un viaggio anche propriamente dentro la fotografia, nell’infinitamente piccolo oltre che nell’infinitamente esteso, un’effettiva interrogazione totale, e un ritrovamento.
Nel secondo progetto Microwave City, la “città a microonde” è Las Vegas, una città singolare, quasi più immaginaria che reale, o città dell’immaginario, quello del gioco, dello spettacolo, del divertimento e del piacere, una città, come sostiene lo stesso artista “ effimera dove tutto deve essere facilmente e velocemente voluto-ottenuto-consumato, un luogo che per sua stessa natura è basato sulla messa in scena e sull’esasperazione e dove non è possibile creare una netta linea distintiva tra realtà ed artificio”. Così vediamo le tipiche “copie” di edifici famosi che caratterizzano Las Vegas, i casinò, le insegne, le pubblicità, le offerte sessuali, immagini e scritte sparse che decontestualizzate vengono fatte alludere ad altro, spesso al significato opposto a quello per cui sono state usate.
Il progetto su Las Vegas ha anche un altro motivo: cresciuta dal niente, ai margini del deserto, una delle prime attrazioni di Las Vegas in realtà furono i test atomici atomiche che si tenevano non lontani dalla città, tanto che i turisti accorrevano per vederli, e fotografarli, dalle terrazze delle camere d’albergo. Le diverse “nuvole” che fanno parte dell’insieme di Microwave City sono quelle delle esplosioni. Alberto Sinigaglia ha selezionato alcune immagini di test atomici dall’archivio di Los Alamos e le ha rilavorate “al fine di produrre innocue, morbide, misteriose nuvole sospese nel cielo”, dice. “La bomba è lì ma è mimetizzata, il fruitore ne può percepire la presenza, ma la bomba è nascosta dal potere mistificatorio della fotografia”. Il “microonde” del titolo allude anche a questo, al forno microonde che ciascuno ha in casa e che è un derivato della scienza dell’energia e della tecnologia militare. Così l’immagine di Microwave City, l’altra faccia di Las Vegas, è rielaborata come fosse “cotta” al microonde, e quasi radioattiva.
La mostra è curata da Elio Grazioli mentre il catalogo è dell’editore Sillabe.
Biografia
Alberto Sinigaglia (1984) ha ottenuto la laurea in architettura presso l'Università Iuav di Venezia, proseguendo poi la sua formazione a Milano nell'ambito della fotografia. Successivamente ha frequentato inoltre il Photoglobal Program presso la School of Visual Art di New York. Sinigaglia e’ stato finalista di diversi premi tra cui il Premio Fabbri Per le Arti Contemporanee (2013-14), il Premio Fotografia Italiana Under 40 (2015), il Premio Gabriele Basilico (2015) ed il Talent Prize 2017. Nel 2014 e’ stato selezionato tra i vincitori della 98ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa, nel 2015 ha ricevuto una menzione d’onore dal Premio Graziadei e nel 2017 ha vinto il Premio Fattori Contemporaneo del Combat Prize. Tra le mostre a cui ha partecipato ricordiamo “Le Cose Che Si Vedono In Cielo” a cura di Ilaria Campioli (Fotografia Europea /2015), “La Disfatta dell’Immagine” a cura di Carlo Sala ( TRA - Treviso – 2016), “Look Up At The Sky” curata da Pedro Torres (Terrassa-Barcellona / 2016) e la mostra personale “Big Sky Hunting” curata da Stefano Graziani presso Metronom (Modena / 2015). Dal 2015 e’ tra gli editor di Genda Magazine. Vive e lavora a Vicenza.