Tra santi ed eretici. A Imola l’ultima ricerca di Sergio Padovani
Museo e Pinacoteca Diocesani, Galleria Pomo da DaMo, Imola ‒ fino al 7 gennaio 2018. L’arte contemporanea entra per la prima volta al Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola, grazie alle riflessioni su santi ed eretici di Sergio Padovani. Artista che presenta – tra il palazzo del vescovo e la galleria Pomo da DaMo – una sua personalissima riflessione dai forti connotati “sacri”.
Ci sono i “big” delle sfere celesti, come sant’Antonio Abate, san Paolo di Tebe e san Girolamo, ma non mancano le presenze sacre meno conosciute, per esempio le sante Mustiola e Gemma Galgani, senza dimenticare i locali, come Cassiano di Imola. E, a fare da contraltare, gli eretici Fra Dolcino, Martin Lutero (proprio quest’anno, peraltro, ricorrono i 500 anni dalla Disputatio che sancì l’inizio della celebre riforma luterana) e altri. Sono le figure che popolano la mostra personale di Sergio Padovani (Modena, 1972), suggestivamente intitolata Sanctimonia, che si snoda tra due sedi: il Museo e Pinacoteca Diocesani di Imola e gli spazi dell’associazione non profit Pomo da DaMo.
IL CONTEMPORANEO AL MUSEO DIOCESANO
La prima tappa è ospitata all’interno di un’istituzione religiosa che, per l’occasione, si apre coraggiosamente al contemporaneo, inserendo le opere dell’artista all’interno del cosiddetto appartamento rosso di Pio IX, accanto alle antiche pitture che testimoniano la lunga storia della diocesi di Imola e dei suoi vescovi. In un contesto fortemente evocativo, le opere di Sergio Padovani dialogano e si confrontano con gli analoghi soggetti antichi, prevalentemente dipinti sei o settecenteschi, e suggeriscono una rinnovata riflessione sull’iconografia tradizionale dei santi – tra le fonti utilizzate non poteva mancare la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, quel compendio medievale di biografie agiografiche imprescindibile per tutti coloro che si avvicinano alla materia –, accuratamente scelti per la loro importanza nel contesto del culto locale o per l’interesse che hanno sempre suscitato da parte dell’arte, oltre che dei fedeli.
GLI SPAZI “LAICI”
Nella galleria la teoria dei santi prosegue con le effigi di altri uomini che hanno cercato “di superare i propri limiti antropologicamente definiti”, con un andare oltre tipico dei grandi, come sostiene uno dei curatori, Stefano Taddei, mentre un’altra parete è dedicata al fenomeno complesso della santità femminile, con il suo rapporto tra corpo e misticismo: Padovani sceglie tre donne di differenti epoche e le accosta in un trittico comprendente la martire cristiana Mustiola, una splendida Gemma Galgani (la quale, portando le stimmate, nell’Ottocento lottava con il diavolo che la insultava e la derideva), e infine la barbuta santa Liberata, la cui rappresentazione “omaggia la celebre e irriverente opera di Hyeronimus Bosch” (Francesca Baboni), nascondendo però con un candido velo proprio la caratteristica iconografica che tradizionalmente la identifica.
Isolate in un’ultima sala, compaiono le piccole tele dedicate agli eretici, le cui figure si stagliano su un fondo oro parzialmente sovrapposto ai loro corpi, come se i condannati per eresia fossero incompiuti e corrotti, ma pur sempre complementari ai santi con i quali condividono la tensione esasperata verso il Divino.
– Marta Santacatterina
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