Vedere, ascoltare, immaginare. Eva Marisaldi a Bologna
Galleria de’ Foscherari, Bologna – fino al 31 dicembre 2017. Una lunga striscia che attraversa tutte le pareti della galleria. Un solo colore, l’azzurro di un lago. E poi disegni, scatole in cartapesta, sculture cinetiche: è “Surround”, il nuovo progetto pensato da Eva Marisaldi per la storica galleria bolognese.
L’atmosfera è leggera e sospesa negli ambienti della Galleria de’ Foscherari. Le pareti bianche inducono il visitatore ad avvicinarsi alle 96 fotocopie di disegni che formano una linea continua e, nel chiarore che le avvolge, si tingono di azzurro carico. Quasi una sequenza filmica o uno storyboard in negativo, e gli appassionati di cinema riconosceranno la fonte di ispirazione ne Il coltello nell’acqua, opera di Roman Polanski del 1962. Immediatamente si delinea nell’immaginazione un paesaggio lacustre – nello specifico, si tratta dei laghi Masuri in Polonia – e il suono prodotto dalla scultura cinetica Surround (Onda) aiuta a immergersi in un contesto un po’ misterioso, sicuramente affascinante e delicatissimo allestito da Eva Marisaldi (Bologna, 1966).
ALL’ALTEZZA DEGLI OCCHI
Le tappe verso la ricerca di una trama, con personaggi di cui si scorge solo la sagoma, sono intervallate da un’altra storia che corre parallela e che racconta i piccoli gesti di un pappagallino colorato, o da raggruppamenti di differenti disegni di grandi carri carichi di oggetti o ancora di accumuli di carta destinati – forse – a diventare cartapesta. Proprio quest’ultimo materiale povero e malleabile viene definito dall’artista “a sua portata” e adatto a realizzare i contenitori leggeri che poggiano a terra. Si tratta de Gli spostati, candide scatole che costituiscono quasi degli “inciampi”, delle riflessioni stranianti rispetto alla narrazione principale e dalle quali escono suoni sommessi e insistenti, come ripetitivi sono alcuni dei video mandati in loop su dei tablet ospitati discretamente all’interno degli stessi Spostati.
VOLGENDO LO SGUARDO IN SU
A metà del percorso, alzando gli occhi verso il soffitto, ecco comparire Onda, il cui suono si propaga rimbalzando nello spazio e che, nel suo movimento, ricorda il volo degli uccelli di una cronofotografia ma, nella suggestione creata dalle immagini d’acqua che circondano lo spettatore, richiama ancor di più un’onda vera e propria e il suo infrangersi sullo scafo della barca a vela. “L’organizzazione dello spazio avviene per piani orizzontali ‒ una serie di oggetti a terra, una scultura mobile in alto e una linea intermedia di disegni alle pareti ‒ in una giustapposizione temporale che rimanda alla densità di sollecitazioni a cui siamo costantemente esposti”, dichiarano i galleristi, che hanno accolto nella loro programmazione un’artista middle career, aprendosi nuove prospettive rispetto agli autori storici che ne hanno sempre caratterizzato le scelte, come Claudio Parmiggiani, Mario Ceroli e altri grandi esponenti dell’Arte Povera. Un’operazione culturale senza dubbio riuscita e che si innesta in un filone recente della galleria bolognese.
‒ Marta Santacatterina
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