Vittorio Sgarbi ai Beni Culturali. A Roma o in Sicilia? Oggi Assessore, domani forse Ministro
L’eccentrico, vulcanico, irascibile e appassionato critico d’arte ferrarese, non ha che l’imbarazzo della scelta. Nominato assessore ai Beni Culturali nel nuovo governo Musumeci, in Sicilia, potrebbe lasciare a breve se alle Politiche vincesse Berlusconi. Per finire dritto al Mibact. E intanto, però, immagina le prime sfide per l’isola…
Il suo era uno dei pochi nomi certi, fin dalla campagna elettorale. Vittorio Sgarbi, ritirata la sua provocatoria candidatura a Presidente delle Regione Siciliana – in cui aveva persino coinvolto un altro eccentrico doc come Morgan – si schierò col candidato di centrodestra Nello Musumeci. Puntare sul cavallo vincente e assicurarsi la delega ai Beni Culturali: operazione perfettamente riuscita. Musumeci vince le elezioni regionali e a una decina di giorni dal suo insediamento scioglie le riserva sulla squadra e dà l’avvio ai lavori: “Questa giunta vuole mantenere un profilo basso”, ha affermato il Presidente. “Vi stupiremo ma vogliamo parlare con i fatti, anche in questo vogliamo rimarcare il cambiamento“.
ASSESSORE CON SCADENZA?
Sgarbi, come annunciato più volte, c’è. Ma a tempo determinato: anche questo un particolare già noto. Lui stesso aveva ammesso senza imbarazzi che l’appuntamento con le Politiche restava prioritario. Un futuro da deputato, magari con un posto assicurato in listino? A quanto pare no. Ai microfoni della stampa, al termine della prima riunione di giunta, il neo assessore ha chiarito la faccenda. Gli accordi con Berlusconi sarebbero di ben altro respiro: “Se a Forza Italia verrà attribuita la casella ai Beni Culturali, io teoricamente tra aprile e maggio potrei fare il Ministro. Questa è l’unica condizione indicata da Musumeci perché io me ne vada. Se divento senatore scelgo di fare l’assessore in Sicilia”.
Il dopo Franceschini, nel caso (tutt’altro che remoto) di una vittoria del centrodestra, potrebbe avere l’estro, la genialità, il pessimo carattere, le mille contraddizioni, l’inquietudine, la sovraesposizione mediatica, l’egocentrismo, la volubilità, la pignoleria e l’immensa passione di un personaggio capace di dividere come pochi. Amato e odiato, vulcanico, eccessivo, ingestibile e umorale, polemista incontrollabile, analista brillante e poi casinista senza freni, in grado di affabulare quanto di mistificare, ‘bravo’ nel trasformare l’arte della provocazione nel peggiore dei pasticci (leggi Padiglione Italia, Biennale 2011) e insieme capace di disarmare il più audace dei detrattori, a colpi di dialettica e di conoscenza: questo è Vittorio Sgarbi. Figura nient’affatto rassicurante, ma certo più azzeccata rispetto a un qualunque grigio burocrate o all’ennesimo politico incolto. E però, nei panni di assessore – o addirittura di Ministro – ci starà davvero? E come? Per quanto? Per fare che?
LA BATTAGLIA CONTRO LE PALE EOLICHE
Nell’attesa di capire quale destino lo attende, eccolo mettere sul piatto le prime sfide isolane. La lista è breve, secca, decisa. Ma i temi sono immensi: tra il dire e il fare c’è di mezzo l’oceano di inefficienze, burocrazie malate, diseconomie e malgoverni in cui la Sicilia galleggia da decenni. Si parte, come riporta il Giornale di Sicilia, da una delle sue grandi ossessioni: l’energia pulita trasformata in business perverso e in intrallazzo, a discapito del paesaggio. “Voglio che vengano abbattute tutte le pale eoliche”, spiega, “perché non funzionano. Verranno abbattute con i soldi di chi le ha costruite. Il commissario che si occuperà delle pale eoliche sarà Carlo Rubbia”. Parla come se fosse già cosa fatta. Il premio Nobel per la fisica, Senatore a vita dal 2013, dovrebbe dunque presiedere a questa operazione di smantellamento dei giganti del vento, disseminati senza criterio e pianificazione tra le valli siciliane, non per produrre energia, ma per assicurare ai privati incassi multimilionari. Anche la questione sacrosanta delle rinnovabili è diventata squallido canale di lucro, nella regione italiana col più alto tasso di abusivismo edilizio e di opere incompiute. Abbattere le pale non funzionanti, moltiplicatesi a caso fino a impallare vedute straordinarie, resta per Sgarbi una battaglia prioritaria. Con quali fondi, quali tempi, quali metodi, è tutto da capire. E quattro mesi non sono niente, appena sufficienti a immaginare una direzione.
L’ERA DEI COMMISSARI
Interessante, ma soprattutto inedita, anche l’altra dichiarazione chiave: “Occorre l’istituzione di un Commissario della Bellezza che sarà un alto commissario regionale per le arti del Mediterraneo. Questa figura potrà essere un personaggio come Paolucci, Botta o Piano. Qualcuno che viene chiamato per vedere se uno sviluppo urbanistico o il restauro di un’opera monumentale sia fatta secondo i canoni giusti”. Meritocrazia, regia unitaria, criteri scientifici, figure di responsabilità, coordinamento, pianificazione. Centralità e network nell’area mediterranea. Sembra di intravedere questo nelle poche battute concesse alla stampa giovedì. Ma anche qui è tutto da capire. Come riformare le Sovrintendenze? Come restituire un assetto sano e strategico ai mille uffici regionali, in cui pletore di dirigenti non hanno idea di cosa fare? E come mettere in relazione questo con dei commissari esterni? La macchina va ridisegnata, gli equilibri vanno mantenuti, le risorse vanno rintracciate (a proposito, commissari che lavorano pro bono ne abbiano già visti diversi: sono completamente inutili. Il lavoro va pagato).
E allora, da dove comincerà il neo assessore? “Il mio primo atto sarà la ricostruzione del tempio G di Selinunte attraverso finanziamenti privati che sono già stati trovati. Avremo fondi più ampi di quelli regionali. E tra le altre iniziative ci sarà l’istituzione di un’autorità regionale per i Beni Culturali”. Fondi già trovati, dice. E sarebbe davvero l’ora di intercettare un po’ di sano mecenatismo privato, come pure di avviare un completo e razionale sfruttamento dei fondi europei, per lo più dispersi in mille progettini mediocri o addirittura restituiti al mittente. Sarà vero che Sgarbi ha già un gruzzolo destinato a una colossale – quanto delicata e dibattuta – operazione archeologica? Lo sapremo a breve.
E IL CONTEMPORANEO?
E intanto, mentre attendiamo anche di capire quali compiti avrebbe questa “autorità” per i Beni Culturali, ci auguriamo che non solo di conservazione e di tutela viva la Sicilia. Risorse, professionalità, idee, strategie per la ricerca e l’attualità non siano l’ultimo dei pensieri di un nemico giurato dell’art system come Sgarbi, molto a più a suo agio tra autori e opere del passato. Ché oltre la fuffa e il glamour, oltre il mainstream e il conformismo elitario, può esserci – e c’è senz’altro – di più. Qualche esempio di metodo? Una Direzione per il Contemporaneo, sostenuta da una visione forte e sinergica, tra arti visive, cinema, musica, teatro, architettura. Una progettualità reale per quel Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea che vive di stenti e d’improvvisazione. Una dotazione economica seria per produzioni e acquisizioni. Tenendo alta la qualità, secondo standard internazionali. Qui starebbe la grande sfida, insieme a quella della storia, della memoria, della tradizione, della valorizzazione.
A guardare Sgarbi con sospetto sono in tanti, proprio in quel sistema dell’arte che lui definisce modaiolo, radical-chic, imbalsamato. Con Manifesta alle porte, poi, qualcuno la vede proprio nera. E invece chissà che non arrivino sorprese. Sempre che il nostro non diventi Ministro. E allora sarà tutto un capitolo nuovo. Non far rimpiangere il rigore e lo spirito innovativo di Franceschini è una missione possibile, ma difficile. E Sgarbi, se un po’ lo conosciamo, sta già sfregandosi le mani.
– Helga Marsala
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