I thriller letterari al “Noir in Festival” di Como. E gli autori raccontano i “loro” serial killer
Che colore ha il male? Esistono ancora i serial killer o appartengono solo alla letteratura? Direttamente dal Noir in Festival appena conclusosi nel suo doppio appuntamento di Milano e Como, ecco le ultime novità del genere e le opinioni degli autori sui “cattivi” reali e immaginari dei loro romanzi
Chiamateli polizieschi o crime, ma hanno al loro interno sempre un vivo alone di mistero. L’edizione appena conclusasi del Noir in Festival – rassegna dedicata alle espressioni del giallo e del noir nel mondo del cinema e della letteratura – è stata ricca di sorprese da questo punto di vista. Tutti nuovi libri, degli ultimi mesi o in uscita proprio in questi giorni. Da Massimo Picozzi a Carlo Lucarelli, da Donato Carrisi a Bernard Minier fino a Paola Barbato. Perché il male affascina così tanto da diventare “vetrina mediatica” il più delle volte? Abbiamo paura del crimine? Qui qualche consiglio di lettura direttamente dal festival e il punto di vista degli autori sulla figura reale e letteraria del “serial killer”.
– Margherita Bordino
LA FIGURA DEL SERIAL KILLER ANALIZZATA DA MASSIMO PICOZZI
“Noi tutti abbiamo un lato oscuro o qualcosa che non ci piace ascoltare assolutamente ma che ci intriga molto, per cui probabilmente proiettarla all’esterno, sui casi di cronaca, ci permette di maneggiarla senza restarne eccessivamente turbati”. Il libro Mente criminale di Marco Picozzi è un excursus sulla storia criminale che va dall’antichità ai giorni nostri, passando per casi famosi ed eclatanti della cronaca nera, ma l’autore non è convinto che oggi si possa ancora parlare di omicidi seriali. “Non ci sono più serial killer”, spiega Picozzi, “nel senso che al di là di serie tv, film o romanzi, nella realtà sono stati sostituiti da quelli che sono i mass murder, cioè quelli che sono gli omicidi di massa che utilizzano poi i social per amplificare il loro messaggio distruttivo”.
LA CRONACA NERA E LA VITA QUOTIDIANA NEL NOIR DI LUCARELLI
C’è un motivo per cui il giallo è un genere che affascina così tanti lettori? “Il giallo attira”, spiega Carlo Lucarelli, autore di Intrigo italiano. “La narrazione del mistero ha qualcosa di emotivamente molto violento che attira. E poi noi viviamo in un contesto che è anche di cronaca nera. Così come ci interessano diversi aspetti della nostra vita, ci interessa anche quello che di brutto che ci accade attorno”. E commenta così il suo ultimo romanzo, ambientato nella Bologna degli anni Cinquanta, sottolineando come abbia sviluppato una trama verisimile attorno a un personaggio realmente conosciuto: “ho conosciuto un signore che era stato nella Polizia in quel periodo, e mi aveva incuriosito con quello che era il suo modo di fare e lavorare. Ho pensato che mi avrebbe fatto piacere vedere cosa un personaggio, che conosco perché l’ho inventato io, avrebbe fatto all’interno di quel contesto”.
LA SERIALITÀ CRIMINALE E LETTERARIA SECONDO PAOLA BARBATO
Sceneggiatrice di Dylan Dog, Paola Barbato con il suo ultimo romanzo Non ti faccio niente ritorna al thriller, con una trama inquietante che gira intorno a una serie di misteriosi sequestri di bambini. Per quanto riguarda la storia e l’evoluzione della figura del serial killer – nella realtà e nella letteratura – commenta: “credo che ci siano stati pochi veri serial killer canonici, così come vengono raccontati poi dalla letteratura effettiva, criminale. Credo ci siano stati molti aspiranti “qualcosa” che casualmente sono diventati killer. Sulla serialità c’è ancora veramente tanto da lavorare e che noi non conosciamo. Credo che potenzialmente ciascuno di noi sia seriale in qualcosa”.
IL DRAMMA DEL FEMMINICIDIO RACCONTATO FA BERNARD MINIER
Un caso di femminicidio e stalking è quello raccontato da Bernard Minier in Non spegnere la luce. Un caso per Martin Servaz. Un dramma che colpisce le donne, ma l’autore tenta di immedesimarsi e capire cosa si può provare quando si è vittima dell’ossessione altrui. “Spero che non mi accada mai. Trovo terrificante che qualcuno inizi a controllare la tua vita”, racconta Minier. “Si comincia con piccole cose quasi incidentali che poi vanno a poco a poco in crescendo come nel caso di Christine [la protagonista del romanzo, N.d.R.]. Ci si trova praticamente prigionieri ed è così che agiscono questi terribili manipolatori. È francamente l’ultima cosa che auspico che mi accada o che accada ai miei lettori. Non saprei come reagire!”.
I LABIRINTI LETTERARI DI DONATO CARRISI
Donato Carrisi nel 2017 è diventato una “star”. Al cinema con il suo La ragazza nella nebbia e ora in libreria con L’uomo del labirinto. Si potrebbe dire che è un autore che non dorme mai e ogni sua storia ha quel qualcosa di indimenticabile: forse il buio. “Il buio ci affascina, ci attrae ma è anche un rischio insito in questa nostra curiosità del buio. Il buio può improvvisamente inghiottirci”, racconta l’autore. Circa il titolo del suo ultimo romanzo, un thriller psicologico che ruota attorno al rapimento di una ragazza rilasciata improvvisamente dal suo sequestratore dopo 15 anni, Carrisi commenta: “io voglio creare sempre dei labirinti. Questa volta lo faccio in maniera sempre più dichiarata, e se do un nome al labirinto poi lascio intendere al lettore che ci sia una via d’uscita, ma via d’uscita non c’è”.
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