Antonio Ratti costruire con la seta
Antonio Ratti costruire con la seta racconta – tramite disegni, reperti della collezione tessile, fotografie, filmati e documenti – alcuni passaggi della vita di Antonio Ratti portando alla luce una dimensione personale, a tratti intima.
Comunicato stampa
Venerdì 15 dicembre 2017 alle ore 18 apre presso le sale al piano terra di Villa Sucota la mostra Antonio Ratti costruire con la seta, organizzata in continuità con la grande esposizione Il tessuto come arte: Antonio Ratti imprenditore e mecenate in corso presso Palazzo Te a Mantova.
Antonio Ratti costruire con la seta racconta – tramite disegni, reperti della collezione tessile, fotografie, filmati e documenti – alcuni passaggi della vita di Antonio Ratti portando alla luce una dimensione personale, a tratti intima. Non a caso questo racconto avviene a Villa Sucota che, per molti anni, è stata il cuore della Ratti S.p.A. e oggi è il quartier generale della Fondazione che porta il suo nome.
Antonio Ratti, durante la sua vita, collezionò con estrema attenzione, cura e coerenza 274 scialli cachemire. Il motivo cachemire fu per lui fonte di continua ispirazione, tanto da diventare il tratto distintivo della sua azienda. La mostra inizia il racconto da questi oggetti, catalogabili in diversi nuclei a seconda della regione di provenienza, dagli indiani, i più antichi, alle produzioni europee ottocentesche principalmente di manifattura inglese e francese. Sempre a motivo cachemire sono molte delle messincarta per tessuti operati di cravatteria, esposte insieme con altri piccoli disegni per stampati, eseguiti da Antonio Ratti. È proprio guardando questi disegni che si intuisce il pensiero creativo estremamente raffinato dell’imprenditore che, attraverso pochi elementi, linee e colori, fu capace di comunicare energia, armonia e bellezza.
Accanto ai disegni, svariati video degli anni ’80 e ’90 e documenti cartacei descrivono lo spirito imprenditoriale e di mecenate di Antonio Ratti. Sono, ad esempio, l’intervista girata nel salotto di casa in occasione del conferimento del premio “Abbondino d’Oro” o la notizia dell’apertura dell’Antonio Ratti Textile Center al Metropolitan Museum of Art di New York. Alcuni numeri del periodico Qui Ratti – “giornalino” aziendale, ideato nel 1959 e nato nel giugno 1963 – sono a disposizione del visitatore per essere sfogliati e letti. Ricchi di immagini e informazioni – dalle notizie tecniche alla cronaca della vita aziendale, dalla cultura ai suggerimenti per gite fuori porta e per il make-up delle impiegate – le pagine del bimestrale trasportano il lettore nell’Italia degli anni ’60 e nella vita di un’azienda all’avanguardia che prestava un’attenzione particolare ai suoi dipendenti.
Tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000, Antonio Ratti lavorò con trasporto ad un progetto editoriale che, attraverso un’ottantina di scatti fotografici, ripercorreva le tappe significative della sua vita tra azienda, dimensione pubblica, viaggi e momenti privati con la famiglia. Esposto qui per la prima volta, il progetto del volume autobiografico, è rimasto incompiuto e inedito. Per realizzarlo Ratti chiese la collaborazione di Giulio Confalonieri, designer e grafico milanese con cui aveva lavorato a stretto contatto per svariati decenni per la realizzazione di tutti i materiali di comunicazione dell’azienda e della Fondazione. Il connubio tra i due non è casuale: chiarezza, tensione creativa e ricerca sono elementi che compongono le cifre stilistiche e lo sguardo elegante di entrambi.