Figurazione: che c’è di nuovo? Una mostra a Milano
Fondazione Stelline, Milano – fino al 25 febbraio 2018. Demetrio Paparoni allestisce una ricognizione della pittura figurativa degli ultimi anni. Senza nostalgie passatiste, ma proponendo ricerche peculiari e innovative, che guardano alla realtà in modo nuovo e indiretto.
Sgombriamo subito il campo dall’equivoco più ovvio: Le nuove frontiere della pittura non è una mostra passatista. Non si tratta di indicare una supremazia della pittura figurativa sulle altre forme di espressione, ma di registrare quali nuovi stili e poetiche, in linea con lo spirito del tempo, stiano emergendo in quel campo. Un compito che la mostra assolve bene, proponendo opere di autori importanti e sottoponendo all’attenzione autori meno conosciuti in Italia.
Il tratto comune della maggior parte delle ricerche riunite alla Fondazione Stelline dal curatore Demetrio Paparoni è una rinnovata voglia di aderenza alla realtà. Non certo nel senso di un realismo ormai impossibile e fuori tempo massimo, ma facendo opera di testimonianza rispetto alle questioni più che mai stringenti che caratterizzano il mondo contemporaneo. In modo paradossale e indiretto: il tasso di sublimazione formale di tali istanze è marcato; i disparati stili adottati sono peculiari e innovativi, sospesi tra tentazioni “barocche” ed essenzialità.
ISTANZE CONTEMPORANEE
Anche il predominio odierno dell’estetica digitale trova un’eco – ma molto meno di quanto accada nell’astrazione contemporanea. Ciò che colpisce è piuttosto il ritorno di una certa matericità e di un’attenzione alle caratteristiche intrinseche, persino fisiche e materiali, della pittura; ma in un senso per niente lezioso.
Liu Xiaodong rievoca la strage di civili a Gwangju nel 1980: l’inconsapevolezza del passato da parte delle nuove generazioni viene resa con un contrasto lancinante. Nguyén Thai Tuân simboleggia il contrasto tra ricchezza e povertà nel suo Vietman, mentre il norvegese Vibeke Slyngstad evoca l’attentato di Brevnik. Consumo, comunicazione e spaesamento identitario sono invece il tema dell’iconico dipinto di Paulina Olowska.
NEOROMANTICISMO, CITAZIONISMO, INTRECCI DI CULTURE
Il plotone degli italiani comprende poetiche disparate come quelle di Margherita Manzelli, Alessandro Pessoli, Pietro Roccasalva, Nicola Samorì, Nicola Verlato. Sono poi presenti molti protagonisti assoluti del contemporaneo, come Michaël Borremans, Victor Man, Wilhelm Sasnal, Markus Schinwald, Dana Schutz – quest’ultima colta prima della trasformazione che ha recentemente introdotto nel suo stile. E un altro filone è quello degli intrecci fra tradizioni autoctone e pittura europea – citiamo per tutti il tailandese Natee Utarit.
E poi ecco la pittura concettuale di Francis Alÿs, il neo-romanticismo (per niente letterale, ma estremamente consapevole) di Lars Elling e Ruprecht von Kaufmann, le citazioni dell’arte del passato – la più curiosa è quella di Daniel Pitín, che decontestualizza il salto nel vuoto di Yves Klein… Ma la palma dei dipinti più suggestivi e perturbanti va all’oscura tela di Justin Mortimer e alla bizzarramente surreale scena dipinta da Inka Essenhigh.
– Stefano Castelli
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