In ricordo del poeta del nero. Scomparso nella notte a Roma Rodolfo Fiorenza, il fotografo gentile, visionario e viaggiatore. il saluto è di Franco Nucci
Lui non aveva mai voluto rivelare la sua età, per cui anche noi rispettiamo questo vezzo, senza affannarci a cercare un dato che ora sarebbe solo burocratico: perché Rodolfo Fiorenza, uno tra i più importanti fotografi della scena romana, è morto questa notte lasciando i tanti amici nello stupore e nel dolore. Era nel pieno […]
Lui non aveva mai voluto rivelare la sua età, per cui anche noi rispettiamo questo vezzo, senza affannarci a cercare un dato che ora sarebbe solo burocratico: perché Rodolfo Fiorenza, uno tra i più importanti fotografi della scena romana, è morto questa notte lasciando i tanti amici nello stupore e nel dolore.
Era nel pieno della sua carriera, per quel che questo vale per un creativo che metteva al primo posto la sua opera, piuttosto che la proiezione pubblica della stessa: fra maggio e giugno dell’anno scorso aveva avuto un’importante mostra Castello di Rivara, incentrata sui ritratti, uno dei suoi generi prediletti. E in autunno la sua esposizione Ombre. Di segni altrove – curata da Maria Francesca Bonetti – era stata ospitata al Macro Testaccio, all’interno del festival Internazionale di Fotografia di Roma. Ritratti, quindi, con molta attenzione a quelli di altri artisti, poi un’attenzione sempre forte per l’antichità: ma era comunque la sua città, Roma, ad essere legata a doppio filo all’esistenza e all’opera di Fiorenza. Molto anche grazie al rapporto con la Fondazione Volume!, che negli anni aveva oltrepassato i termini professionali, per diventare prima di tutto amicizia. Ed è proprio l’anima di Volume!, Francesco Nucci, che ha voluto donare ad Artribune – ed ai suoi lettori – l’intenso ricordo che trovate qui sotto…
Con Rodolfo ho condiviso tanto, non solo tutta la storia di VOLUME! (raccontata dalle sue foto con straordinaria intensità), ma anche un’amicizia vera. La sua sensibilità e la sua intelligenza sono state per me una certezza. Le discussioni intorno ad un tavolo, con lui che era un raffinatissimo cuoco, erano stimolanti e profonde, sia da un punto di vista umano che professionale. Guardando i suoi scatti quello che mi ha sempre colpito è la capacità di leggere la realtà con una profondità rara; i neri così profondi delle sue fotografie sono un invito alla riflessione, un invito a lasciarsi trasportare in una dimensione di memoria.
Dai numerosi ritratti che ha fatto ad artisti di tutto il mondo, passati per la Fondazione, emerge con chiarezza una capacità rara di entrare in empatia con il soggetto, di capire il loro lavoro e, soprattutto, di capire lo spirito di VOLUME!. Perché Rodolfo era VOLUME!
Lui diceva sempre “una foto mi invita a ricordare”… e io non posso non pensare che il suo, di ricordo, sarà indelebile.
Francesco Nucci
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