Presentato alla Galleria Corsini di Roma nell’ambito della rassegna Libri Barberini/Corsini, il libro di Michele Cometa ritorna su un tema caro alla cultura siciliana: il celebre Trionfo della morte (oggi nella Galleria di Palazzo Abatellis, Palermo), affresco originariamente realizzato nel cortile dell’Ospedale Grande e Nuovo nel Palazzo Sclafani di Palermo intorno al 1450. Un mito che ha affascinato l’immaginario delle arti, dalla letteratura al contemporaneo, la cui eco figurativa passa dal Pablo Picasso di Guernica (1937), che ha forse richiamato la testa del cavallo semi-scheletrito al centro dell’affresco palermitano.
Cometa, attraverso la vivisezione della narrazione e delle simbologie del dipinto, ne traccia complessi significati connettendo diversi riferimenti, prediligendo una lettura al vaglio della cultura visuale, oltre agli aspetti prettamente storico-stilistici, ponendo l’accento sulla dimensione culturale delle immagini e della visione. Secondo quest’ottica molto può essere spiegato analizzando gli atteggiamenti di tutti i personaggi raffigurati, studiandone e sottolineandone i rapporti, i ritmi e le simmetrie, soprattutto quelle tra i loro sguardi o le eloquenti pose delle mani.
UN APPROCCIO MODERNO E INEDITO
La complessa cultura che ne traspare è un vero melting pot delle più importanti scuole pittoriche europee del tempo, dove predominano quella catalana e italiana, e non sono assenti quella franco-borgognona e fiamminga. Questa varietà di stili pittorici – opera di una personalità ignota (il pittore si ritrae insieme al suo assistente nell’estrema sinistra dell’affresco) – consegue una diversa provenienza dei simboli e dei riferimenti letterari, tramite i quali, secondo l’autore, si plasma la profonda modernità dell’affresco. Il Trionfo della morte ha sì un’iconografia e un impianto tardo-medievali, tuttavia la sua riflessione e la sua meditazione sulla vanità delle cose terrene partecipa già a un nuovo modo di pensare, quello appunto dell’epoca moderna, che si va facendo sempre più laico e meno dogmatico.
Il pittore, rispetto all’universo rigido delle allegorie medievali, si esprime quindi con più libertà di invenzione e caratterizzazione. Cometa individua in questo risultato dei concetti che, sebbene prematuri per l’osservatore dell’epoca, sono ben comprensibili per i contemporanei: stupore e sdegno, cura e consolazione. Moderno e inedito è infatti l’atteggiamento del falconiere (in alto sul lato destro) che dà le spalle all’osservatore e che guarda oltre la siepe; sembra colto da una sorta di nostalgia per il futuro che, secondo l’autore, è già un tema romantico, con un implicito richiamo alla siepe dell’Infinito di Giacomo Leopardi.
‒ Calogero Pirrera
Michele Cometa ‒ Il Trionfo della morte di Palermo. Un’allegoria della modernità
Quodlibet, Macerata 2017
Pagg. 180, € 16
ISBN 9788874628360
www.quodlibet.it
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