Finestre meridiane. Stefano Arienti a Genova
Museo di Villa Croce, Genova ‒ fino al 28 gennaio 2018. Stefano Arienti illumina Genova. Villa Croce ospita “Finestre Meridiane”, un corpus inedito di ottanta opere che esplorano la relazione tra il movimento della luce e lo spazio.
Il fascino per le collezioni pubbliche non è nuovo a Stefano Arienti (Asola, 1961) che, dopo gli interventi ai magazzini del Museion (2010) e l’allestimento di Palazzo Te a Mantova (2016), sceglie il percorso di visita della collezione genovese per incastonarvi i suoi ultimi tasselli di luce.
Il titolo porta intrinsecamente con sé l’intera essenza dell’esposizione; l’artista, attraverso una personale tecnica sviluppata a partire dal 2012, scompone analiticamente la luce che pervade l’ambiente domestico e i piani da lavoro, ricalcando le ombre formate dalle aperture in un sottile gioco di sovrapposizioni che rende l’evanescenza della luce materia visibile. I pattern policromi tracciati su carta da pacco esprimono il valore della meridiana che sintetizza la posizione del sole con la componente temporale.
La luce scorre su serpentine vitali dai toni più o meno caldi, creando una connessione tra le prestigiose opere della collezione permanente; una cerniera che apre importanti interrogativi sui concept allestitivi contemporanei e sul dualismo tra segno e immagine. L’osservazione della natura in relazione agli spazi è il cardine di questa produzione, abbracciando una spiccata ironia che accompagna una fruizione museale non tradizionale.
LIBERTÀ E ATTENZIONE
Il patrimonio artistico di Maria Cernuschi Ghiringhelli guarda il mare, illuminato da grandi finestre rivolte a mezzogiorno. Ogni variazione luminosa sembra fissata nelle carte e negli intonaci di Arienti che si dispongono tra le opere senza un disegno espositivo canonico, a volte sono fondi per altri lavori, altre sono intersezioni multiple, innesti o serie isolate. Si ritrova il concetto nelle parole dell’artista, che sottolineano come l’allestimento segua un percorso del tutto libero e atemporale, vincolato unicamente ad accostamenti estetici e a bontà formali: “Le opere si dispongono con molta libertà, senza rispettare criteri museografici, ma favorendo il ritmo dell’attenzione e della scoperta”.
Arienti dona alle sale respiro e dinamicità, lasciando aperto un dibattito supercontemporaneo intorno allo spazio-mostra. La luce è strumento e mezzo per connettere storie, contenuti e valori, rinnovando la configurazione degli ambienti espostivi i quali, fin dallo scalone introduttivo, avvolgono il visitatore scandendo una candida danza tra presente e passato.
‒ Davide Merlo
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