La fotografia di Gianni Berengo Gardin e Sergio Del Pero. A Venezia
Wilmotte Foundation, Venezia ‒ fino al 13 maggio 2018. Due fotografi di estrazione e provenienza diverse vanno in scena nella sede lagunare. Innescando un affascinante dialogo visivo.
Tanto distante dagli spazi di manovra che puntano sui grandi numeri quanto lontana dagli intenti a effetto così in voga a Venezia negli ultimi anni, la mostra fotografica Venise ‘55/’65 in corso presso la Wilmotte Foundation, rompe gli schemi e si distingue per la sua intrinseca, raffinata bellezza.
La mostra, nata da una collaborazione fra la Wilmotte Foundation e il Circolo Fotografico La Gondola, che ha curato la selezione delle opere e l’allestimento, presenta 54 fotografie, tutte rigorosamente in bianco e nero, di due straordinari fotografi: Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) e Sergio Del Pero (Murano, 1913 – Mestre, 1987). Il confronto fra i due genera un fitto “dialogo” che a tratti pare trasformarsi in un “duello” d’altri tempi, una sfida fra due gentiluomini che si contendono, ad armi pari, il “ritratto” di Venezia.
TALENTI COMPLEMENTARI
Di Gianni Berengo Gardin, “il più grande fotografo italiano conosciuto”, riconosciamo le “icone” di sempre e ammiriamo le “trovate” geniali del suo occhio magico e senza infingimenti, capace di catturare cose, persone e situazioni, sempre con la stessa immutata freschezza, specchio fedele di una personalità schietta.
Di Sergio Del Pero, “il più grande fotografo italiano sconosciuto”, apprezziamo l’originalità, sia nella messa in valore degli edifici e delle strutture architettoniche della città, che nella cattura delle scene popolari e di vita quotidiana.
PAROLA AGLI AUTORI
Sorprendenti sono le rivelazioni che ci giungono dalle dirette testimonianze degli autori, raccolte nell’interessante video che accompagna la visita alla mostra. Scopriamo, infatti, che entrambi, in fondo, non sono che degli “artigiani”. Posto al servizio del “mestiere”, Berengo Gardin rivendica una professionalità conquistata sul campo in anni di duro lavoro, con tenacia e perseveranza, mai venute meno e mai intaccate dal successo.
Stessa tenacia riscontriamo in Del Pero, il quale rivendica, per contro, il suo “dilettantismo” portato avanti per lunghi anni con identica passione e pari slancio. Pur avendo collezionato oltre ottocento fra ammissioni a concorsi e premi conseguiti, Sergio Del Pero di mestiere ha sempre fatto l’ebanista, ed è questo un elemento che emerge in gran parte delle sue fotografie, in particolare nella forza incisoria del chiaroscuro.
La mostra, in virtù del tema trattato e della sua autorialità, sta riscuotendo un notevole successo di pubblico, specialmente, ed è questo motivo di vanto per gli organizzatori, fra i veneziani e fra gli estimatori della fotografia.
‒ Adriana Scalise
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati