Archeologia ed escape room. Il caso di Fermo
Da qualche mese le Cisterne romane di Fermo, nelle Marche, si sono trasformate in una escape room, il gioco che sta facendo impazzire le generazioni più giovani.
Come portare i millenials al museo, ovvero quei ragazzi dai 18 ai 30 anni che difficilmente scelgono un istituzione museale o un sito archeologico per i loro weekend? Ce lo chiediamo da anni. I musei più innovativi hanno proposto notti misteriose, yoga, aperitivi culturali, attività laboratoriali, incontri con l’artista, concerti… Perché non una escape room?
Il fenomeno di questi anni, il gioco basato sulla fascinazione e sulla messa in gioco di se stessi e della propria prontezza di riflessi e intellettiva, finalmente arriva al museo. O meglio, arriva in un’area archeologica sotterranea.
A ottobre 2017, a Fermo, la cooperativa Sistema Museo ha lanciato una escape room in un sito ipogeo: le Cisterne Romane di questa cittadina delle Marche hanno una struttura di 2.200 metri quadri divisa in trenta stanze comunicanti sotterranee. Un percorso legato a una storia che include nell’intreccio del racconto alcuni monaci domenicani e un periodo storico preciso: l’Inquisizione, attraverso una storia ispirata a fatti realmente accaduti a Fermo e arricchita da enigmi alchemici.
Il gioco prevede l’ingresso di gruppi fino a un massimo di dieci persone, che devono uscire risolvendo una serie di enigmi, tranelli e lucchetti in un limite di tempo massimo di sessanta minuti. Il gioco ha avuto un enorme successo, l’ufficio continua a ricevere prenotazioni e gli utenti sono entusiasti della loro esperienza.
QUALCHE DATO
La fascia d’età coinvolta è compresa fra i 18 e i 40 anni. Le presenze in due mesi dal lancio del gioco (novembre e dicembre 2017) contano oltre 200 persone (limitatamente ai weekend e a precise fasce orarie serali, considerato il fatto che il gioco si deve necessariamente svolgere a struttura chiusa). Il feedback è positivo: il pubblico intervistato si ritiene molto soddisfatto dell’esperienza e chi non ha risolto il gioco entro il limite massimo vuole tornare a terminarlo.
Si tratta della prima escape room in un sito archeologico sotterraneo e soprattutto la prima in Italia in un’istituzione culturale.
I PUNTI DI FORZA
La scelta di un luogo “esclusivo”, storicamente affascinante, reale, senza utilizzo di scenografie.
La possibilità di seguire “una storia”: non si tratta solo della risoluzione di enigmi, ma anche della necessità di entrare nel racconto e “capirne” le peculiarità.
La vastità dello spazio e la possibilità di muoversi liberamente all’interno.
La possibilità di interagire con un luogo storico, senza la cosiddetta “ansia di apprendimento”: non si tratta di una visita guidata, gli operatori museali non interagiscono con gli utenti se non in minima parte e solo in caso di necessità.
ALTRI CASI IN ITALIA E NEL MONDO
Il MUSE di Trento ha lanciato una escape room legata a uno spettacolo teatrale e alla figura del fisico Majorana, proponendo il gioco all’interno di alcune stanze del museo.
Il Canadian Museum of Nature di Ottawa propone due percorsi all’interno del museo per riattivare una macchina del tempo e riportare i dinosauri perduti nella loro epoca.
Al Metropolitan Museum of Art di New York a ogni partecipante viene affidato un ruolo grazie al quale può risolvere una parte del gioco per poi ottenere la vittoria.
L’Augusta Museum of History, in Georgia, propone “Murder at the mill”, includendo nel racconto un omicidio da risolvere nella sala dedicata all’era vittoriana.
In Olanda, il Museo Villa Mondriaan si è dotato di una escape room permanente dedicata al pittore cui è intitolato
‒ Vissia Lucarelli
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