Dal Teatro di Consagra nel Belice terremotato parte il viaggio di Cucinella verso la Biennale
Nel corso del 50. anniversario del terremoto nella Valle del Belice i visitatori e gli abitanti di Gibellina sono potuti rientrare nell’opera incompiuta di Pietro Consagra realizzata nel 1984. Grazie a Mario Cucinella e al progetto Arcipelago Italia.
Aprendo una breccia nelle recinzioni che da trent’anni circondano il Teatro di Consagra, mai ultimato a Gibellina, è partito il viaggio in cinque tappe del progetto Arcipelago Italia (il concept ideato da Mario Cucinella per il Padiglione Italia alla prossima Biennale Architettura di Venezia), che si concluderà in primavera con l’arrivo in Laguna. Il 14 gennaio, nel giorno del 50. anniversario del terremoto nella Valle del Belice (1968), l’opera incompiuta più mastodontica in questa parte di Sicilia occidentale è stata aperta ai visitatori nel corso dell’evento Scribblitti – storie di persone e di pareti, dopo anni di inoperosità.
IL MIRACOLO CUCINELLA
Ad essere prima di tutti accolti sono stati gli stessi gibellinesi, che fino ad oggi hanno potuto ammirare solo dal di fuori le forme flessuose ideate dall’artista Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 – Milano, 2015), che simulano nell’idea dello scultore la morfologia del territorio. Ma per partecipare ad un evento tanto straordinario sono pure arrivati turisti, studenti e appassionati d’arte da altre parti dell’Isola e del Paese. Quello svoltosi a Gibellina è stato un vero e proprio miracolo e a compierlo è stato l’architetto Mario Cucinella, da sempre attento alle tematiche legate al terremoto, con la complicità di Hu-Be, l’artista di Reggio Emilia, ideatore di Scribblitti, un progetto itinerante, che l’artista porta avanti da tempo e in territori differenti, disegnando sulle pareti di case private i racconti e i ricordi dei proprietari. Il suo progetto, che al Teatro ha assunto una ulteriore connotazione performativa e corale, si è concretizzato nel Belice nella visione di una intera comunità trasposta su una grande tela.
IL PROGETTO DI ARCIPELAGO ITALIA
Nella settimana precedente all’avvio delle commemorazioni per il mezzo secolo del sisma nel Belice, il team di Arcipelago Italia, mettendo le basi per un focus sulle aree interne del Paese, tra i criteri del progetto di Cucinella per la Biennale, ha incontrato gli abitanti di Gibellina. Dall’incontro sono emersi i ricordi del terremoto, dell’abbandono del vecchio centro abitato e della vita in questa cittadina nata dal nulla, tra opere a cielo aperto dei più grandi artisti contemporanei (tra questi Alberto Burri, con il famoso Cretto) passati da qui nel post-terremoto, lasciando segni e progetti anche grazie all’impegno dell’allora sindaco sognatore Ludovico Corrao, scomparso nel 2011. Se i volti degli intervistati, da chi c’era quando la terra tremò ai nuovi figli di una Valle tuttora attonita, sono rimasti impressi nei video riprodotti nel corso dell’intera giornata, le suggestioni più vivide che raccontano il senso di spaesamento, sono state tratteggiate da Hu-Be nella grande tela realizzata nell’ambito del progetto Scribblitti. E mentre a poche decine di chilometri si svolgeva l’incontro ufficiale con i rappresentanti delle istituzioni, a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chi ha scelto di passare da Gibellina ha potuto partecipare a questo evento anch’esso dal grande valore simbolico. Perché salire le scale delimitate solo da una ringhiera di assi di legno, trovarsi nel ventre in cemento armato a vista del Teatro di Consagra (col casco in testa, essendo pur sempre in un cantiere non del tutto in sicurezza) significa compiere un’esperienza davvero inedita.
LA RINASCITA DI GIBELLINA
Quindi Gibellina potrebbe ancora una volta, dopo aver smarrito l’esperimento iniziato negli anni Settanta, essere modello architettonico ed artistico di una visione nuova per contesti da ridefinire. “Nel non finire un’opera si lascia una grande ferita”, spiega Cucinella sulla pagina Facebook di Arcipelago Italia. “Ma si può leggere anche un potenziale straordinario in un edificio che esprime lo spirito coraggioso di quegli anni. Si potrebbe far rivivere come spazio pubblico. Questa visione la porteremo in Biennale per raccontare le due facce del nostro Paese: il coraggio di fare un’operazione di ricostruzione attraverso l’arte e gli artisti e poi la mancanza di forza per terminarla. Coraggio e innovazione e dall’altra parte l’incapacità di finirla”. Tra gli animatori in loco dell’iniziativa, invece, a parlare è l’artista gibellinese Peppe Zummo: “Quello che abbiamo fatto è avviare una fase di ascolto con la cittadinanza, per capire in che modo chiudere un progetto fermo de decenni come quello del Teatro di Consagra. L’obiettivo è portare la nostra idea in un contesto importante come quello della Biennale”.
IL TEATRO DI CONSAGRA
Il progetto originario, iniziato nel 1984, per poi non essere completato, risponde pienamente al concetto di città frontale di Pietro Consagra, scultore, che a Gibellina ha lasciato diverse importanti opere, quale la grande stella La Porta del Belice. Lo stesso concetto di frontalità, tra l’altro, si è concretizzato in un altro edificio, ovvero il Meeting. Consagra con il Teatro ha ideato una scultura abitabile che si delinea con piani curvi e continui, senza angoli retti, privilegiando l’immagine plastica e la comunicazione estetica. Un palcoscenico sul quale sarebbero dovuti andare in scena i miti rappresentati ogni anno a Gibellina nella rassegna delle Orestiadi, il festival fondato nel 1981 da Corrao e gestito dalla Fondazione omonima. E chissà che prima o poi non ci si riesca a farlo rivivere.
– Alessandro Teri
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati