Pelle
Questa mostra parla di immagini e di tecnica, della capacità di cogliere l’immagine e della consapevolezza degli aspetti tecnici della fotografia.
Comunicato stampa
Questa mostra parla di immagini e di tecnica, della capacità di cogliere l’immagine e della consapevolezza degli aspetti tecnici della fotografia. Attraverso gli scatti analogici realizzati dai fotografi che vi hanno contributo, la presente mostra si propone come fonte di idee e di ispirazione. Se, stimolati dalla qualità e dall’intensità delle immagini che troverete, sentirete l’impulso irresistibile di prendere una macchina fotografica, uscire e mettere in pratica alcune di queste idee, allora la mostra avrà raggiunto il suo scopo.
La foto di nudo presenta una tale varietà di espressioni che, sotto molti punti di vista, è difficile esaurire l’argomento in un’ unica collettiva. Di certo per un solo fotografo sarebbe arduo illustrare, attraverso le proprie opere, gli innumerevoli approcci possibili al soggetto. Una foto di nudo può avere molte valenze, come potrete constatare. Fotografi quali Stefano Sgambati e Irene Gittarelli possono decidere di fotografare un corpo maschile o femminile in maniera classica, quasi scultorea, illuminando splendidamente ed esplorando attraverso esso la forma e la figura, nonostante due approcci agli antipodi. Oppure il nudo può essere intepretato in modo astratto, come nelle fotografie di Andrea Marcantonio e Riccardo Delfante, che sfidano l’osservatore a scoprire nel soggetto qualcosa di nuovo. Tale soggetto può perfino sconfinare in altri campi, come quello del paesaggio, di cui sottolinea forme e rilievi, come nelle foto Bianca Asmara Curti. Le fotografie di nudi possono cogliere situazioni irripetibili attraverso la composizione tra luci, ombre e soggetto, come riportato nelle fotografie di Chiara Borgaro. Il nudo può anche ispirare fotografie che, come quelle di Valentina Diana, ritraggono un mondo puramente immaginario, oppure accostarsi alla delicatezza di una natura morta filtrata dalla visione di fotografi come Alma Vassallo e Elsa Quaglia. Nelle foto di Ivan Cazzola si esplora, invece, una realtà più vicina e autobiografica: pur restando coerente con la propria visione stilistica, sempre iconica e provocatoria, il fotografo relaziona il proprio sguardo con il mondo circostante. Definito nel 2010 da Dazed & Confused uno dei fotografi più interessanti nel panorama internazionale.
Vista la varietà di approcci eseguiti da ciascun fotografo vale la pena soffermarsi sul lavoro di composizione, manifesto della costruzione di ogni singolo progetto. Nella fotografia di nudo si mescolano molti differenti elementi; la difficoltà consiste nel riuscire a fonderli in modo che la composizione risulti naturale e non forzata. Il fine ultimo si ricerca nel perfetto rapporto tra le parti, in modo da costruire un’immagine che inviti l’osservatore a creare una storia personale. Il nudo trova grandi potenzialità di espressione nella fotografia grazie alla sua forza, poichè in certi casi buona parte del corpo dei modelli risulta nascosto allo sguardo, non serve vederlo nella sua interezza: l’espressività non è racchiusa esclusivamente nel volto, anzi a volte il nudo non ha bisogno d’altro. Il corpo contribuisce a definire la personalità e la fotografia di esso dice tanto quanto un qualsiasi ritratto. Come la scelta di un taglio molto ravvicinato e l’esclusione del viso del soggetto riducono l’immagine a una serie di linee e forme e, di conseguenza, la fotografia diventa più uno studio sulla forma che un ritratto di nudo. In certi casi le curve del corpo, confluendo verso il centro dell’immagine, definiscono la struttura complessiva dell’immagine. Spesso nel nudo la composizione più semplice è anche la più efficace.
La composizione è una delle più classiche tra le arti della fotografia. Si possono seguire scolasticamente molte linee guida, ma come la fotografia insegna, la maggior parte di esse è fatta per essere infranta o più semplicemente reinterpretata. I migliori fotografi sviluppano l’arte della composizione attraverso istinto e sensibilità soggettivi, sia che che lo studio e la preparazione durino giorni, mesi, anni o soltanto pochi secondi: ciò che conta è che il risultato finale sia buono.
Inerente alla scelta dell’ analogico, oltre ai rimandi alle grandi scuole fotografiche del passato, urge riformulare alcuni processi creativi, che il digitale con la sua facilità di scatto ha messo a dura prova: è buona norma pensare prima di scattare, vale a dire scoprire cosa state cercando di ottenere e prefigurarvi il risultato. L’onestà nei confronti del mezzo fotografico comporta la necessità di “puntare verso” la bellezza e il significato piuttosto che registrare passivamente e senza alcuna originalità la realtà. Le fotografie di oggi tendono a sembrare troppo perfette tecnicamente, estranee al reale, vista la loro natura priva di peso simbolico. L’osservatore si ritrova quindi a leggere senza riconoscere o tradurre ciò che ha di fronte, per questo la scelta dell’analogico acquisisce nuova forza e significato, per rieducare l’occhio e la sensibilità dell’osservatore, aumentando la suggestione e l’intimità di ogni scatto.
Fotografo invitato: Ivan Cazzola
Fotografi selezionati: Alma Vassallo, Andrea Marcantonio, Elsa Quaglia, Bianca Asmara Curti, Chiara Borgaro, Irene Gittarelli, Riccardo Delfanti, Stefano SGambati e Valentina Diana
Di sicuro, ci sarà sempre chi guarderà solo la tecnica e si chiederà “ come ”, mentre altri di natura più curiosa si chiederanno “ perché ”.
MAN RAY
Testi di Alessandro Santi