Il museo nascosto. La Fondazione Tito Balestra di Longiano
Sbarca sul web la rubrica dedicata, fra le pagine dell’inserto “Grandi Mostre”, ai “musei nascosti” sparsi sul nostro territorio. Stavolta è protagonista la Fondazione in memoria di Tito Balestra, in Emilia-Romagna.
Chissà se Tito Balestra immaginava che un domani, dopo la sua morte, le tantissime opere d’arte raccolte durante la sua lunga militanza – da compagno di strada degli artisti – sarebbero finite nel castello della sua città natale, Longiano. Probabilmente ci contava e i suoi amici – Vanni Scheiwiller, Mino Maccari, Amelio Roccamonte e altri – ci speravano anch’essi, difatti convinsero la moglie a non disperdere questo patrimonio di olii, incisioni e, soprattutto, passioni. Oltre 2mila ne sono state catalogate. In quell’angolo di Emilia Romagna Balestra era nato nel 1923, ma dal 1946 viveva a Roma, dove interagiva con una temperie culturale fervida, osservata da comprimario e da poeta. Desiderava quindi che la sua collezione – tra cui 1.800 opere di Mino Maccari – non venisse smembrata, perciò, per merito della famiglia e grazie al supporto delle istituzioni, degli studiosi e degli amici a lui vicini, è nata la Fondazione a lui dedicata.
LA COLLEZIONE
Balestra muore nel 1976, nel 1982 il suo amico Peppino Appella cura la prima mostra della raccolta; nel 1991, in occasione dell’inaugurazione del Castello Malatestiano, è presentata una selezione di quattrocento opere, all’interno di un progetto espositivo curato dal direttore dell’istituzione, Flaminio Balestra. La collezione rivela predilezioni e relazioni, sguardi sul suo tempo e vere e proprie passioni personali. Quella per Maccari è evidente, come emerge anche dalle pagine del catalogo generale della collezione – curato da Appella ed edito da Allemandi –, in cui viene ricostruita la genesi di questa raccolta e ogni singolo foglio e ogni singola tela vengono analizzati con precisione filologica. Negli anni poi, grazie a donazioni amicali, sono arrivate le opere di numerosi artisti, tra cui Assadour, Enrico Baj, Pericle Fazzini, Antonio Roccamonte, Leonardo Sinisgalli e Guido Strazza. Mentre una biblioteca e un archivio della corrispondenza e dei manoscritti completa la visione di questo luogo che merita di essere scoperto – e frequentato, viste anche le mostre lì organizzate – perché rivela una storia che, tra le tante storie dell’arte italiana del Novecento, merita d’essere conosciuta.
‒ Lorenzo Madaro
FONDAZIONE TITO BALESTRA
Piazza Malatestiana 1 – Longiano
0547 665850
www.fondazionetitobalestra.orgArticolo pubblicato su Grandi Mostre #7
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati