Regina José Galindo / Mario Santizo
Mostre mostre personali di Regina José Galindo, “SOS” e Mario Santizo “ El sol es un martillo”.
Comunicato stampa
Regina José Galindo
SOS
Inaugurazione 23 gennaio 2018 ore 19.00
Dal 24 gennaio al 31 marzo 2018
"SOS" è il titolo della nuova performance di Regina José Galindo che Prometeogallery presenterà il 23 gennaio a Milano. Una performance dedicata alle donne, a coloro che non sono ascoltati e le cui grida rimangono sorde.
Il corpo dell'artista diviene invisibile, un'assenza assordante che diventa alfabeto morse per esprimere un'urgenza, una richiesta d'aiuto e di soccorso incalzante, un messaggio che troppo spesso rimane ingnorato e inascoltato.
Attraverso le sue performance, il corpo dell’artista si manifesta come un corpo collettivo, di espressione e di denuncia della violenza e degli abusi perpetrati sulle donne nel suo paese, il Guatemala, e nel mondo, come in Italia, dove il femminicidio è diventato un fenomeno sempre più radicato nella nostra società.
Ad accompagnare il nuovo lavoro, saranno esposte per la prima volta in Europa le opere realizzate in occasione di Documenta14: "El Objectivo" (The Objective) realizzata a Kassel per lo Stadtmuseum e "La Sombra” (The Shadow) “La Sombra” presentato al Palais Bellevue.
Mario Santizo
El sole es un martillo
Inaugurazione 23 gennaio 2018 ore 19.00
Dal 24 gennaio al 31 marzo 2018
Prometeogallery di Ida Pisani è lieta di presentare “El sol es un martillo”, la prima mostra personale in Italia di Mario Santizo.
Mario Santizo ha uno sguardo particolare e differente dagli artisti guatemaltechi della sua generazione perché nella sua pratica artistica sono sempre presenti l’ironia, l’umorismo che spesso diventa satira, con cui tratta le ipocrisie e le problematiche della società guatemalteca e, più in generale, di quella latino americana.
El sole es un martillo, installazione del 2016, è rappresentativa di questa attitudine della sua ricerca, dove l’artista prende in considerazione la figura di Carmen Miranda, famosa cantante attrice portoghese naturalizzata brasiliana, che negli anni quaranta si affermò a livello internazionale e che ha reso popolare lo stereotipo dell'identità latinoamericana, impersonificando l’idea del tropicale nella cultura occidentale. Nella rappresentazione di Santizo, questa immagine esuberante ed esotica, è intesa come figura omogeneizzante di una regione la cui complessità culturale - tra gli altri aspetti - va ben oltre la sua riduzione a cliché. Questo lavoro vuole essere un commento all'immaginario dell'esotico e del tropicale, strumentalizzato ripetutamente da diversi artisti contemporanei come strategia per inserirsi all'interno del circuito artistico. L’operazione di Santizo, dunque, sta nell’appropriarsi dell'immagine di Carmen Miranda, che incarna in una sequenza di immagini fotografiche e di un busto scultoreo, che in qualche modo annullano lo stereotipo costruendo, da un lato un'immagine umoristica e performativa cambiando il sesso del personaggio, e dall'altro, un'immagine che annulla il cromatismo del personaggio originale, svuotandola da qualsiasi riferimento iconografico ed esagerazione estetica.
Mario Santizo, è nato nel 1984 a Zaragoza, Chimaltenango, Guatemala. Vive e lavora a Guatemala City.
L’artista fa parte dell’ultima generazione di artisti guatemaltechi, che essendo adolescenti durante gli anni ’90, hanno un vissuto e un immaginario molto diverso dalle generazioni che li hanno preceduti, per motivo di una trentennale e sanguinosa guerra civile che si è conclusa con un trattato di pace firmato appunto nel 1996. La ricerca dell’artista è fortemente influenzata dal teatro e dal cinema che, in questo caso, vengono utilizzati come veicoli e esercizi concettuali che si risolvono nel processo creativo della "mise en scène", per trattare i temi molto sentiti in Guatemala quali le discriminazioni verso il popolo maya e la fortissima diseguaglianza sociale che rende il paese un’oligarchia. Lo sguardo di Mario Santizo non e’ meno lucido se filtra queste realtà attraverso il gioco e il senso dell’ assurdo propri della comicità surreale e satirica dei Monthy Piton nel Senso della Vita, dei testi irriverenti del primo Frank Zappa, che, con il suo gruppo Mothers of Invention, in particolare nell’ album intitolato We're Only in it for the Money, si beffa della famosa copertina e album dei Beatles Sgt. Peppers Lonely Heart Club Band. Questi riferimenti, che hanno segnato l’immaginario del Mario adolescente, gli permettono ora, attraverso la parodia e il senso dell’umorismo, di prendere le distanze da un quotidiano frustrante, cercando nuovi registri di pensiero.