Tino Sehgal
l’artista anglo-tedesco conosciuto in tutto il mondo per le sue
elaborate azioni collettive che sfidano le tradizionali relazioni tra arte e spettatore, già
Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2013, torna per la prima volta in Italia con un progetto personale dopo aver realizzato la mostra nel 2008 con la Fondazione Nicola Trussardi e aver rappresentato la Germania alla Biennale di Venezia del 2005.
Comunicato stampa
Il 2 febbraio inaugura il programma Arti Visive del 2018 Tino Sehgal, con un progetto a
cura di Luca Cerizza: l’artista anglo-tedesco conosciuto in tutto il mondo per le sue
elaborate azioni collettive che sfidano le tradizionali relazioni tra arte e spettatore, già
Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2013, torna per la prima volta in Italia con un
progetto personale da lui appositamente pensato per il Binario 1 delle OGR dopo aver
realizzato la mostra nel 2008 con la Fondazione Nicola Trussardi e aver rappresentato la
Germania alla Biennale di Venezia del 2005. Per gli ampi spazi delle OGR Sehgal ha
ideato una complessa coreografia che vede la partecipazione di più di cinquanta
interpreti, pensata come un unico grande movimento in continua mutazione durante
il corso della settimana. Da quello che Sehgal definisce come uno “sciame” di corpi, da
una coreografia che presenta movimenti pensati appositamente per questa occasione,
hanno origine, infatti, una serie di specifiche “situazioni”. In questa presentazione
le singole opere dell’artista – considerate come entità discrete che possono essere
separate tra di loro e dal processo della loro produzione – diventano scene o momenti,
elementi che prendono forma temporaneamente in un gioco d’incontri che risponde a
circostanze specifiche: il numero degli spettatori, il loro modo di interagire o il periodo del
giorno in cui questi incontri avvengono.
Negli spazi un tempo dedicati alla produzione “pesante”, espressione della prima
rivoluzione industriale, il lavoro di Sehgal suggerisce nuove forme di produzione “leggera”
basate sulla sola trasformazione dei comportamenti e non dei materiali. Attraverso queste
“situazioni”, Sehgal attiva una serie d’incontri e relazioni destinate a formare nuove
comunità temporanee che riflettono quella che attraversa gli spazi dell’OGR. Così
facendo Sehgal ambisce a superare i modi di “separazione” su cui è basata la moderna
nozione di opera d’arte e sul quale si fonda lo stesso pensiero occidentale: modalità di
separazione che prendono corpo nel concetto stesso di individuo e sono nutrite nell’idea
moderna dell’autonomia dell’opera d’arte.