Ca’ Foscari a Venezia punta sull’archeologia. E il 2018 parte con una scoperta importante
A inizio 2018, nella località balneare di Jesolo, è stato rinvenuto il primo “albergo” della città risalente al IV-V secolo d.C. Il direttore del progetto archeologico racconta ad Artribune il futuro di questa importante scoperta, mentre l’Università Ca’ Foscari di Venezia punta sull’archeologia.
L’Università Ca’ Foscari di Venezia si sta sempre di più configurando come una grande palestra per gli archeologi del domani che grazie alle attività dell’Ateneo possono sperimentare collaborazioni con i loro coetanei italiani ed internazionali e partecipare ad importanti ricerche e scavi archeologici.
Lo stesso Michele Bugliesi, Rettore dell’Università veneziana, ha affermato quanto “l’archeologia sia uno dei settori di punta delle nostre attività di ricerca e come le nuove scoperte di Ca’ Foscari rappresentino un risultato notevole in un settore che vede impegnati i nostri archeologi in numerosi scavi in Italia e all’estero” ha infine aggiunto “gli ultimi rinvenimenti aggiungono una nuova pagina alla storia del nostro territorio. Ringrazio l’amministrazione comunale per il prezioso supporto e il professor Gelichi e tutto il suo team per il successo conseguito”.
IL PRIMO ALBERGO A JESOLO
Una grande scoperta, avvenuta a Jesolo a inizio 2018, ha infatti aperto positivamente l’anno dell’Ateneo, segnando una svolta importante nell’archeologia italiana. Il rinvenimento è stato fatto nella zona della odierna “Le Mure”. Le attività di studio, ricerca e ricognizione da parte degli archeologi di Ca’ Foscari sono durate ben due anni. Gli esperti hanno impiegato carotaggi manuali e la costruzione di profili stratigrafici per capire la profondità e la consistenza dei depositi archeologici. Con questa scoperta è stato anche possibile sperimentare una cooperazione e sperimentazione scientifica tra diversi atenei, quello di Siena e Padova.
LE MANSIO: GLI ALBERGHI DELL’ANTICHITÀ
Da quanto dichiarato da Sauro Gelichi, direttore del progetto archeologico di Ca’ Foscari e professore di Archeologia medievale al Dipartimento di Studi Umanistici, il rinvenimento di Jesolo sarebbe una mansio impiegata “forse anche per funzionari imperiali, che si trovava lungo una rotta endo-lagunare. La presenza di questo percorso, alternativo, o meglio integrativo, di quello terrestre, era stata ipotizzata, ma oggi ne abbiamo la prova archeologica”. Nell’antichità le mansio erano come delle stazioni di sosta poste lungo i principali nodi stradali che permettevano ai viaggiatori, dignitari o ufficiali che si spostavano per ragioni di stato, di sostarvi previa presentazione di una specie di documento d’identità. Una sorta di albergo, insomma. Il ritrovamento a Jesolo, antico 1700 anni, però, si differenzia dalla maggior parte di luoghi di sosta del mondo antico perché non accoglieva chi viaggiava via terra, ma tutti coloro che sfruttavano gli antichi canali presenti nella zona. Infatti, fino a questo momento, si era solo ipotizzata la presenza di questa via. “Desideriamo” racconta ad Artribune Sauro Gelichi, “riuscire a delineare come si siano sviluppati gli insediamenti nella zona lagunare ed edolagunare nella tarda antichità e nell’alto medioevo; proprio grazie a questa scoperta, frutto di anni di studio e ricerche, ci auspichiamo di creare una documentazione che ad oggi manca”.
– Valentina Poli
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