Daniele Dell’Angelo Custode – Riflessioni
Quella di Daniele Dell’ Angelo Custode e’ la prima mostra nata dalla collaborazione di Fusion Art Gallery di Torino con la galleria Interno 52 di Berlino.
Comunicato stampa
Daniele Dell’Angelo Custode vive e lavora a Nardo’, nel Salento.
E’ un artista in cui l’atto creativo e l’approccio intellettuale si accompagnano ad una “straripante” capacità manuale che gli permette di trasformare un materiale quale il ferro, rigido in natura, in “infinite “e diverse forme e texture.
“Il ferro, lo convinci… ma non del tutto. Le regole sono e rimarranno le sue” dice D.D.A.C. anche se osservando i suoi lavori intravediamo la mano ferma dell’artista che con rispetto e talora con dolcezza ma sempre con fermezza modifica e forgia a sua misura il materiale.
L’artista, attraverso un lavoro di ricerca quotidiano, in simbiosi con il metallo svela ,quasi “libera” le forme e le texture nascoste ma già presenti nel materiale dando origine di volta in volta a lavori diversi come sempre è diverso il materiale in natura.
D.D.A.C. a volte crea grandi superfici specchianti che giocano con la luce e con i riflessi , creando un mondo di fantastiche deformazioni. Altre volte dà origine ad un elegante “bosco“ di slanciate verticalità che ci obbligano ad alzare lo sguardo e confrontarci con l’alto.
“Le origini dell’interessante e complesso modo/metodo artistico, nell’approcciare la materia, hanno alla base una ricerca e sono traducibili dalle commistioni grafiche o materiche di un Mathieu, di Burri o di un Capogrossi, ma anche di Wols, Consagra, Hartung, e di quell’arte informale, inclusiva e spazialmente attraversata dalle avanguardie. Il lavoro di Daniele Dell’Angelo Custode segue un’originale strada compositiva e progettuale; è capace di interpretare quel ‘consumo della materia’, che corrode gli elementi, e tradurlo in una serie di varianti, ricercandone contemporaneamente le rinnovate, essenziali e colte espressività.” (Paolo Marzano)
Ma sempre, in tutti i suoi lavori si percepisce la ricerca e la sfida di portare alle estreme conseguenze le potenzialità del “suo” materiale, il ferro.