L’opera illuminata. Shay Frisch a Palermo

ZAC, Palermo ‒ fino al 18 febbraio 2018. Con l’installazione dell’artista israeliano ispirata alle geometrie del Castello della Zisa, lo Zac inaugura il fitto calendario di eventi in programma per Palermo Capitale della Cultura 2018.

La lunghissima navata dello ZAC ‒ sfida per ogni artista chiamato a realizzarvi un intervento site specific – è attraversata dalla installazione di Shay Frisch (Tel Aviv, 1963).  L’artista israeliano, tramite l’assemblaggio di componenti elettrici, ha forgiato nell’ex hangar, oggi spazio espositivo a respiro internazionale, un’opera che dà vita a estesi campi magnetici che si diffondono nello spazio circostante. Centinaio di migliaia di adattatori interconnessi ‒ sempre dello stesso tipo e solo bianchi o neri – costituiscono peculiari forme monocrome.
Moduli costruttivi ma anche unità di misura, fungono da conduttori per dare “forma” all’energia e alla luce, per rivelare l’invisibile coinvolgendo lo spettatore in un’esperienza partecipata sul piano emozionale, ma anche su quello percettivo e psicologico. Si viene a creare, lungo il percorso, una sorta di canale energetico che assume qui straordinaria assonanza estetico-concettuale con il sistema idrico utilizzato nel vicino castello della Zisa (Al Aziz), antica dimora degli Emiri. La costruzione arabo-normanna che nel XII secolo assecondò a Palermo la fusione di popoli e culture.

Shay Frisch. campo 121745_B_N. Installation view at ZAC, Palermo 2018

Shay Frisch. campo 121745_B_N. Installation view at ZAC, Palermo 2018

ARTE E FILOSOFIA

La pianta geometrica dell’Iwan, dove l’acqua sgorgava e fuoriusciva a fecondare il simbolico paradiso terrestre Gennat alard, interseca idealmente la traiettoria dell’opera di Frisch. Che, utilizzando dispositivi tecnologici, traspone in un linguaggio contemporaneo, dalle suggestioni tra minimalismo e arte cinetica optical, anche ispirazioni filosofiche della mistica ebraica. Nell’installazione, un luminoso raggio rosso corre fino al centro della possente struttura circolare, evidenziando uno spazio dinamico pregno di potenziale creativo. Sono cerchi concentrici pulsanti di luce primordiale come l’Ein Sof (emanatore di energia attraverso le dieci Sephirot) della Cabala, dove ognuno è congiunto al divino in un costante processo di elevazione e ri-definizione di se stesso. Si tratta in sostanza di un’opera “illuminata”, come la definisce il curatore della mostra Achille Bonito Oliva, che scrive: “Shay Frisch sotto lo sguardo dello spettatore acquista una forza liquida e invasiva. La geometria del buio apre le sue feritoie e consegna alla nostra vista tracce e giacimenti di luce”.

Lori Adragna

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Lori Adragna

Lori Adragna

Lori Adragna nata a Palermo, vive e lavora a Roma. Storico dell’arte con perfezionamento in simbologia (Arte e simboli nella psicologia junghiana). Critico e curatore indipendente, dal 1996 organizza mostre ed eventi culturali per spazi privati e pubblici tra cui:…

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