Raccontare l’artigianato. L’esempio della Sardegna
La tradizione artigiana è un patrimonio di grande valore. Lo sa bene la Sardegna, che offre un ricco programma di appuntamenti a tema.
Mogoro è un piccolo paese dell’Alta Marmilla, con una popolazione di circa 4000 abitanti, una importante cantina, un complesso nuragico di medio interesse e soprattutto una grande tradizione artigianale, nella tessitura. Da più di cinquant’anni organizza ogni estate la Fiera dell’artigianato artistico della Sardegna, che si svolge dall’ultimo fine settimana di luglio fino al primo fine settimana di settembre, per circa un mese e mezzo. Si tratta di una fiera vera e propria, allestita in un luogo dedicato, uno spazio espositivo e culturale, in cui tutti gli oggetti esposti sono in vendita. Si tratta di una fiera molto ampia, in cui sono presenti tutti i materiali ‒ la ceramica, il legno, i tessuti, i metalli, il vetro, la pelletteria ‒ e le lavorazioni artigianali: innanzitutto la tessitura – tra cui i lavori delle cooperative Su Trobasciu di Mogoro e di Su Màrmuri di Ulassai ‒ l’oreficeria – con interessanti lavori in filigrana ‒ la coltelleria, la cestineria, il ricamo. L’edizione di quest’anno, la 56esima, ha avuto 9mila visitatori, nonostante ci fosse un biglietto di ingresso – contenuto ‒ da pagare. Il dato interessante è che la fiera ha ottenuto un discreto fatturato dalle vendite, di cui circa l’80% derivanti dalla vendita dei prodotti artigianali e il resto dalle attività legate al cibo, alla libreria, ai laboratori per bambini. È un buon risultato, raggiunto sicuramente grazie all’organizzazione, a una comunicazione più articolata e al nuovo progetto di allestimento curato quest’anno dall’architetto Francesca Picciau.
TESSINGIU
Più o meno nello stesso periodo, e a poca distanza, a Samugheo ‒ paese nel Mandrolisai, noto per il Carnevale e la tessitura artigianale di tappeti, arazzi e abiti tradizionali ‒ ogni estate si apre una seconda manifestazione legata all’artigianato, la mostra Tessingiu, quest’anno alla 50esima edizione. Samugheo ha una particolarità: è l’unico centro della Sardegna ad avere un museo dedicato alla tessitura, il MURATS (Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda), collocato in un luogo progettato ad hoc appena fuori dalla parte centrale del paese. Si tratta di uno spazio interamente dedicato all’arte manifatturiera tradizionale, e in particolare della tessitura. Al primo piano del MURATS è in mostra una opera multimediale, il Tappeto Corale, progettata, per quanto riguarda i contenuti grafici, da Stefano Asili e realizzata dal CRS4, che racconta, secondo modalità contemporanee – si tratta di una parte touch ‒ la storia del tappeto attraverso il lavoro di dodici artigiane.
Poco distante dal MURATS, si è aperta, a metà luglio, Tessingiu, fortemente voluta dal sindaco di Samugheo, dalla Pro Loco e dal museo stesso. Il sindaco Antonello De Melas si è molto speso per trovare un luogo adatto a ospitare la mostra, e alla fine la scelta è caduta su un buon esempio di archeologia industriale, l’ex cantina sociale, molto ben conservata e sistemata e messa in sicurezza per l’occasione. Qui l’art director, l’architetto Roberto Virdis, ha creato un allestimento basato su forma, materia e colore in cui prodotti e oggetti esposti dialogano con il contesto architettonico, ottenendo un ottimo ed efficace risultato, in termini architettonici, cromatici e funzionali.
Tessingiu non è una vera e propria fiera, ma, come recita il titolo, una esposizione, in cui è possibile anche l’acquisto; l’art director ha dichiarato di aver ricevuto un lungo elenco di artigiani di vari ambiti, non solo tessili, e un elenco di prodotti, e l’indicazione di trovare spazio per tutti gli artigiani e per tutti i prodotti.
Samugheo ha proposto quest’anno anche un calendario di convegni, laboratori esperienziali con gli artigiani, e soprattutto alcune manifestazioni enogastronomiche, ben organizzate dalla competente Alessandra Guigoni, antropologa del cibo: quattro serate chiamate cook4design, appuntamenti a tema per parlare e degustare pietanze e vini della Sardegna attraverso il magistrale lavoro di alcuni dei suoi più talentuosi interpreti, proponendo un dialogo tra storia, design, sapori e saperi: la cucina e il vino da una parte e l’artigianato dall’altra, come forme d’arte chiamate a interfacciarsi in un continuo rimando di citazioni nei piatti preparati dagli chef.
LIMITI E PUNTI DI FORZA
Mogoro e Samugheo sono a un’ora di distanza l’una dall’altra. Cosa accomuna le due manifestazioni? Molti aspetti: l’appartenenza allo stesso territorio comunale, quello di Oristano, il tema, il periodo dell’anno, molti fra gli artigiani e le aziende partecipanti, gli allestimenti raffinati, curati ed efficaci, lo sforzo organizzativo e nella comunicazione. Tuttavia almeno un paio di quesiti sono leciti: il primo: perché queste due iniziative non sono strettamente collegate, non vengono organizzate in maniera coordinata, e con una tempistica in cui una segue l’altra, in modo tale da favorire un unico e più ampio flusso di turisti e visitator? Il secondo: perché entrambe sono prive di un curatore – che non può coincidere con l’art director o il progettista dell’allestimento, che ha altri compiti, e che in questi due casi ha portato alla scelta di due ottimi professionisti che hanno svolto egregiamente il loro compito –e mancano di una persona competente che, condividendo questa scelta con i Comuni e con le organizzazioni degli artigiani, scelga un tema conduttore, progetti una mostra anche di piccole dimensioni per raccontare che cosa è oggi l’artigianato sardo, sia quello tradizionale che quello contemporaneo, incuriosendo il turista e anche l’habitué, e che proponga in questo ambito una contenuta selezione di prodotti in base al tema generale, rimandando poi ai singoli laboratori e negozi la vendita di tutta la produzione?
Un lavoro congiunto dei due Comuni, magari con un super coordinamento dell’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Sarda, potrebbe essere più efficace e portare a fatturati diversi e a numeri di visitatori di altro genere: con un unico calendario, un’unica comunicazione e curatori e temi differenti per garantire la valorizzazione delle specificità.
Queste due manifestazioni, insieme a una ripresa e a un completamento della iniziativa DOMO – l’ultimo, prezioso miglio che alla fine è mancato – e altre iniziative sul territorio nazionale e internazionale possono contribuire a raccontare e a far amare la Sardegna a chi non la conosce e ad aprire la mente a chi pensa che l’unica isola italiana sia quella, anch’essa bellissima, più grande.
‒ Monica A.G. Scanu
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