Nino Migliori – Lumen. Cristo velato
Alla Cappella Palatina del Castel Nuovo di Napoli, aprirà la mostra fotografica di Nino Migliori “Lumen | Cristo velato” dedicata al capolavoro settecentesco di Giuseppe Sanmartino.
Comunicato stampa
Sabato 3 marzo 2018, alla Cappella Palatina del Castel Nuovo di Napoli, aprirà la mostra fotografica di Nino Migliori “Lumen | Cristo velato” dedicata al capolavoro settecentesco di Giuseppe Sanmartino. L’esposizione, promossa dal Museo Cappella Sansevero in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e con la Fondazione Nino Migliori, sarà aperta al pubblico fino al 2 maggio 2018 (ingresso gratuito).
Il fotografo bolognese, autore per oltre mezzo secolo di sperimentazioni su materiali e linguaggi fotografici, arriva a Napoli con il suo progetto “Lumen”, che porta avanti da più di dieci anni: una importante ricerca sulla visione, che consiste nel fotografare opere scultoree uti¬lizzando come unica fonte luminosa la luce delle candele.
Dal suo primo lavoro “a lume di candela” della serie “Lumen” attorno alle formelle dello Zooforo del Battistero di Parma, il progetto è proseguito con i Leoni e le Metope del Duomo di Modena, con il Compianto di Niccolò dell’Arca a Bologna, per poi prediligere in Toscana il Monumento per Ilaria del Carretto nel Duomo di Lucca e, a fine 2017, dedicare una mostra ai rilievi della Cappella dei Pianeti e dello Zodiaco nel Tempio Malatestiano di Rimini.
Oggi, il viaggio dell’artista bolognese ha scelto come tappa dell’originale e riservato Grand Tour a lume di candela la capitale partenopea e in particolare l’opera voluta dal principe Raimondo di Sangro per il suo monumento barocco: il Cristo velato della Cappella Sansevero, consacrato dalla critica tra i capolavori dell’arte mondiale e ammirato ogni anno da centinaia di migliaia di visitatori.
Accompagna la mostra un catalogo pubblicato dalle Edizioni Museo Cappella Sansevero (2018, pagine 80), dedicato interamente al progetto napoletano. La pubblicazione raccoglie le 21 fotografie (in bianco e nero) esposte nella mostra e include i testi di Giovanni Fiorentino e del direttore del Museo Cappella Sansevero, Fabrizio Masucci, nonché le presentazioni di Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, e Carmine Masucci, Amministratore del complesso monumentale Cappella Sansevero.
“Migliori accede alla Wunderkammer della Cappella Sansevero immergendosi, ancora una volta, e implicitamente, nella meraviglia a un tempo scientifica ed estetica della camera obscura, affonda gli occhi in una tempesta barocca di luce e ombra, infine sprofonda nel cuore dei misteri e delle meraviglie di una città velata.
Il fotografo apre un confronto con il velo impalpabile che riveste il corpo di Cristo, ma che è in fondo l’artificio e la natura stessa del produrre visioni: il diaframma concettuale dell’immagine riproducibile tecnicamente. Migliori ripensa fotograficamente il Cristo velato, scompone in dettagli e ricompone in una narrazione circolare – parte dal volto e ritorna a chiudere sul volto – il capolavoro del maestro del Settecento napoletano contestualizzato al centro della modernità europea e mediterranea” (dal testo critico per il catalogo di Giovanni Fiorentino).
“…è straordinario come in alcune delle foto di Migliori, infatti, si avverta l’impossibile fluidità di ‘quel velo d’acqua madreperlacea’ (Héctor Bianciotti) che scorre sul Cristo, come nell’immagine del volto prestata alla copertina del catalogo o nelle onde di tessuto che s’inseguono sul centro del corpo. Ma il vivace guizzare del fuoco e l’interpretazione del fotografo conferiscono diverse matericità al soggetto rappresentato, come nella potente immagine dell’intera figura ripresa dall’alto, in cui il marmo disorienta trasformandosi quasi in metallo fuso. Disorientare, meravigliare, ingannare i sensi: a questo ambiva Raimondo di Sangro con le sue invenzioni, con le opere di cui impreziosì la cappella gentilizia e, soprattutto, con il Cristo velato. Tale intento trovò nell’ispirato scalpello di Sanmartino un impareggiabile strumento per compiersi, e l’arte di Migliori esalta la miracolosa alchimia che si creò tra il committente e lo scultore, stupendoci e confondendoci tra le pieghe del velo” (dal testo di Fabrizio Masucci per il catalogo).