Playground
Prendendo esempio dai bambini, che interagiscono con gli oggetti per comprenderne il funzionamento, il progetto Playground nasce sotto l’astro di una curiosità che istiga alla creatività e alla partecipazione.
Comunicato stampa
Goethe affermava che nella sua collezione non c'era un solo oggetto che non gli avesse insegnato qualcosa. Assodato che l'individuo curioso è attratto da tutto, allo stesso modo il gioco viene assunto in questo particolare frangente come stimolo all'apprendimento, oltre che come forma di arricchimento estetico e culturale.
Prendendo esempio dai bambini, che interagiscono con gli oggetti per comprenderne il funzionamento, il progetto Playground nasce sotto l'astro di una curiosità che istiga alla creatività e alla partecipazione. "Perché?" chiedono (e si chiedono) con una certa frequenta i fanciulli, "Perché no?" sembrano rispondere gli artisti e i designer della mostra. È con questo spirito che ai più piccoli è permesso di rifugiarsi nel Posto dei giochi di Enzo Mari o in mezzo allo zoo di carta di Martí Guixé, dove sono invitati a lasciare traccia del loro passaggio. Ispirandosi ai tradizionali cavalli a dondolo, al mitico Far West e ai moderni centauri, Giovanni Levanti, Marc Newson , CTRLZAK e Davide Mancini Zanchi inanellano degli oggetti - quasi fossero una ipotetica evoluzione della specie - su cui è possibile stare a cavalcioni. Oltre a svaghi individuali, è altresì concesso ingaggiare sfide con amici o rivali occasionali; una parte del museo è infatti convertita in un campo da calcio delimitato dalle sedie-porte e dai fari-lampade di Emanuele Magini, ma per "fare gol" è necessario costruire un pallone utilizzando il nastro adesivo ideato da Guixé. Se gli estimatori del basket possono cestinare dei fogli accartocciati, il ping-pong di Giovanni Termini mette invece a dura prova la resistenza e la pazienza dei duellanti. Competizioni agonistiche a parte, i costumi di Nicolò Maggioni e Adriano Persiani richiamo alla memoria l'immaginario connesso ai luna park, e lo stesso dicasi delle piccole teste di Filippo La Vaccara, autore anche della scultura gonfiabile che durante l'inaugurazione migrerà in giro per il museo, in balia del pubblico.
Specchiandosi in alcune ambrotipie del secolo scorso, i visitatori sono indotti a riscoprire quell'Homo curiosus/ludens che la società tende a reprimere con troppa facilità; questa volta, però, sarà lecito abbandonarsi a svaghi e capricci.